Non so cosa sarebbe successo se il diadema di Venere tirrenica non si fosse rotto e le perle non si fossero disseminate in mare per trasformarsi nelle sette isole dell’Arcipelago Toscano. Probabilmente oggi l’Elba sarebbe un prolungamento di piazza Bovio oppure terra sommersa dalle acque abitata solo dalla fauna marina. Ma le cose sono andate in altro modo e la preistoria, più prosaicamente, ci racconta che ciò che siamo oggi altro non è che la frantumazione della precedente penisola, avvenuta alcune migliaia di anni fa.
Una parte di Toscana, dunque, ma divisa dal mare. E diversa, per questo, da tutto il resto del territorio continentale.
Una diversità che altri difficilmente percepiscono o che sono disposti a comprendere, anche perché sostanzialmente diversi sono stati i processi sociali, economici e politici che nel tempo l’hanno differenziata rispetto ad altre zone della Toscana e perché diversa, soprattutto, è la collocazione territoriale.
Questa diversità ha un nome: insularità.
Ed è rispetto a questa condizione di essere isola che occorre misurare il grado di soddisfacimento dei diritti costituzionali per le persone che la abitano.
Il diritto alla salute, alla istruzione, alla mobilità devono essere garantiti agli elbani in misura non minore di altri o comunque non tale da apparire come una vera e propria condizione d’inferiorità sociale. E fra i diritti al cittadino, previsti dalla Carta Costituzionale, per gli elbani vi è anche quello della giustizia, quello cioè di usufruire di uffici e personale in grado di svolgere la funzione giurisdizionale sull’isola, al fine di evitare costosi e disagiati trasferimenti in continente. La presenza di un tribunale a Portoferraio ha fino ad oggi assolto in larga parte a questa funzione ed è inaccettabile e mortificante che a causa di un provvedimento governativo che penalizza le piccole comunità, venga chiuso definitivamente, senza considerare quanto possano essere gravi le ricadute in termini non solo di legalità ma anche di sicurezza per le popolazioni locali.
Il governo Gentiloni faccia un passo indietro, finché è in tempo. Gli elbani non possono accettare questo ulteriore sopruso.
Danilo Alessi