La Costituzione e l’insularità
La Costituzione del 1948 contemplava al terzo comma dell’art. 119 un puntuale riferimento all’insularità. Le isole venivano considerate realtà svantaggiate dal punto di vista geografico, economico e sociale, da valorizzare ed alle quali destinare incentivi. Tutto ciò fu oggetto di un importante dibattito nei lavori dell’Assemblea costituente. Il legislatore costituzionale del 2001 ha, sprovvedutamente, eliminato dall’art. 119 ogni riferimento all’insularità, senza ridisciplinare la distintiva condizione delle zone insulari, dimenticando la loro evidente condizione di disequilibrio, dovuta alla collocazione nello spazio; situazione che incide sul trasporto, sul commercio, sul diritto alla salute e sull’istruzione.
Le iniziative all’Isola d’Elba
L’ iniziativa popolare per la modifica dell’ art. 119, promossa dall’ANCIM – Associazione Nazionale Comuni Isole Minori, verrà presentata anche all’Isola d’Elba, con l’avvio della raccolta delle firme, sabato 7 aprile, alle ore 15,00, presso la sala Consiliare del Comune di Marciana Marina. Gli argomenti trattati saranno: pari diritti e pari opportunità per tutti i cittadini italiani, scuola, infrastrutture, continuità territoriale, fiscalità di vantaggio, sanità, energia.
Ne parleranno il Sindaco di Marciana Marina, Gabriella Allori e il Consigliere Comunale con delega alla Sanità ed al Sociale del Comune di Marciana Marina, dr. Vincenzo Tagliaferro nell'assemblea popolare che si terrà presso la Sala Consiliare del Comune marinese, sabato 7 aprile, alle ore 15. Saranno presenti rappresentanti della ANSPI e dell’ANCIM. Sono stati invitati tutti i Sindaci e gli Amministratori dei Comuni dell’Isola d’Elba.
L’Europa
Una delle conseguenze della riforma dell’art. 119 è che le Isole non hanno avuto un trattamento specifico che tenesse conto della loro peculiarità e fragilità. Per di più, nonostante i trattati comunitari e internazionali, che riconoscono il principio di insularità, gli abitanti delle isole continuano ad avere uno svantaggio infrastrutturale e strutturale che impedisce di avere pari opportunità con il resto dei connazionali e dei cittadini europei. Ciò accade in considerazione della disciplina della concorrenza, elemento essenziale dell’integrazione europea, articolata su due aspetti principali: “il controllo sul comportamento delle imprese in materia d’intese e concentrazioni; la limitazione degli aiuti di Stato ai produttori nazionali. Dunque, per l’Europa, la disciplina degli aiuti di Stato è prevalente rispetto a qualsiasi altro diritto.
In ambito europeo, anche se non è stato ancora emanato un provvedimento comune, alcune realtà sono riuscite a ottenere benefìci. La questione dell'insularità è stata affrontata più volte nel Parlamento europeo che, infatti, nel 1997 adottò una risoluzione per avviare «una politica integrata adeguata alla specificità delle regioni insulari dell'Unione europea» e poi, nel 1998, con il Trattato di Amsterdam, con il quale l'Europa riconobbe il principio «che è necessario ridurre il divario esistente tra i livelli di sviluppo dei vari territori e colmare il ritardo delle regioni meno favorite, come le isole». Oltre non si è andati, nell'arco di più di dieci anni. L'Europa tiene conto delle variabili nel prevedere politiche destinate ad aiutare le isole, proprio seguendo il principio del Trattato di Amsterdam, ma ciò non basta, e non è bastato agli Stati membri, quando gli stessi hanno deciso di soccorrere con aiuti e provvedimenti specifici i territori isolani svantaggiati, a non cadere nelle maglie dei veti in materia di aiuti di Stato.
Come superare il problema
Quale è l’unico modo per abbattere l’ineludibilità degli aiuti di Stato, e colmare, finalmente, i predetti svantaggi? La risposta è inserire il principio di insularità nella Carta Costituzionale, facendolo diventare parte di quell’identità costituzionale/nazionale sovraordinata ai trattati, e conseguentemente alla disciplina della concorrenza. In virtù di quale ragionamento? In breve: il trattato di Maastricht introduce un breve passaggio in cui si afferma che "L'Unione rispetta l'identità nazionale dei suoi Stati membri". Il richiamo all'identità nazionale deve essere letto come riferito prevalentemente alla costituzione nazionale. Quel riferimento implicito alle costituzioni è esplicitato nel Trattato di Lisbona all’art. 174. Secondo l'interpretazione delle corti costituzionali nazionali, in particolare quella tedesca, il nuovo articolo sul rispetto dell'identità degli Stati membri indica implicitamente che la preminenza del diritto europeo viene meno ogni qualvolta tale diritto incide sulle strutture fondamentali delle costituzioni nazionali.
La proposta di Legge di iniziativa popolare
La proposta di legge di iniziativa popolare per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione, ha l’ obiettivo di portare al centro del dibattito nazionale il tema dell’insularità e delle pari opportunità dei cittadini residenti nelle isole. Il risultato che si intende raggiungere non riguarda solo eventuali regimi di vantaggio che compensino il grave e permanente svantaggio rappresentato dalla condizione di insularità, ma anche il superamento dei limiti rigorosi imposti dall’Unione europea, soprattutto nel regime degli aiuti di Stato, che ha sinora inciso pesantemente anche nella individuazione di un modello di continuità territoriale adeguato alle esigenze degli abitanti delle Piccole Isole. La legge sarà estesa anche gli abitanti delle due isole più grandi, Sardegna e Sicilia.
La modifica dell’art. 119 della Costituzione può concorrere a definire l’identità nazionale italiana e, in quanto tale, consentire anche deroghe al regime degli aiuti di Stato, quindi favorire misure che possano efficacemente agire per il rilancio dell’economia delle Isole italiane. Gli svantaggi strutturali delle Isole sono evidenti, basti pensare alla dipendenza dai trasporti marittimi e aerei con i sovraccosti del tempo perso anche durante i processi produttivi. L'economia insulare risente sempre della ristrettezza del mercato locale e di una scarsa diversificazione economica, che rendono queste regioni vulnerabili alle fluttuazioni dei mercati. La proposta di legge prevede che dopo il quinto comma dell'articolo 119 della Costituzione sia inserito il seguente: «Lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie e garantire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili”- L’obiettivo è quello di favorire il riequilibrio economico e sociale attraverso risorse e interventi anche fiscali, primariamente nei settori dei trasporti e dell'energia.
La raccolta delle firme
Saranno necessarie cinquantamila firme per l’insularità in Costituzione che saranno chieste agli italiani, con tavolini di raccolta previsti nelle principali città italiane. Ogni parte d’Italia ha il peso e la responsabilità di avviare a soluzione un problema di svantaggi strutturali che frena la crescita e lo sviluppo del pezzo di territorio che è separato dalla terraferma, il pezzo d’Italia in cui vivono gli abitanti delle isole.
La raccolta ufficiale delle firme avrà inizio il 7 aprile con iniziative e banchetti che saranno allestiti in contemporanea in tutte le regioni, compresa la Sardegna e la Sicilia e nelle 36 isole minori italiane.
Tutti i cittadini ebani sono invitati a partecipare.