Parafrasando un noto detto latino, evidentemente "HYACINTHUM VEXILLUM NON OLET", e, cioè, l'agognata “Bandiera Blu” evidentemente sta bene a tutti ed il suo utilizzo è del tutto trasversale, in termini politici. Guai a chi molla.
Che, poi, lo "hyacinthum vexillum" sia sinonimo di "pecunia" credo che ciò sia tutto da dimostrare, soprattutto quando, semplicemente prendendo conoscenza dei 33 prerequisiti dettati dalla FEE (l'ente certificatore che rilascia le “bandiere”) per le spiagge ed i n. 38 requisiti dettati per gli approdi turistici, ci si rende conto di quanto la realtà sia, molto spesso, ben diversa.
Certo, combinando la spensieratezza o la “prudenza” degli amministratori con la non conoscenza delle regole da parte dei cittadini e dei turisti (e, forse, anche degli amministratori stessi), tutto può passare apparentemente con tranquillità e sotto silenzio.
Qui casca l'asino, perché sarebbe sciocco pensare che il turista molto-pagante, ad esempio, si lasci abbindolare dallo sventolio della bandiera e passi sopra la constatabile assenza dei necessari e numerosi servizi a terra ed in mare (nel senso di spiagge ed approdi, ovviamente), l'inefficienza dei trasporti e della assistenza sanitaria, l'assenza di depuratori e la connessa presenza di sversamenti fognari in mare.
Per sua intrinseca fortuna l'Isola d'Elba è incredibilmente bella e molto viene perdonato, ma perché mettere tutto irresponsabilmente a rischio?
Dovrebbe essere noto che, da tempo, i principali Tour Operators, quelli del turismo “ricco” intendo, elaborano un proprio “rating” qualitativo delle località turistiche basato su numerose caratteristiche “reali”, guarda caso nominalmente, ma solo nominalmente, simili a quelle della succitata FEE: i riscontri, come si può facilmente immaginare e nei fatti, sono molto diversi.
E' un vero peccato perché le caratteristiche naturali principali l'Elba le avrebbe tutte, in abbondanza, e, da questo punto di vista sarebbe assolutamente auspicabile che la stessa FEE, anche a fronte dei lauti compensi percepiti (tra i 20.000 ed i 30.000 euro annui, annui ripeto) svolgesse con maggiore criticità costruttiva il proprio utile compito di controllo e certificazione.
Certo, sarebbe anche auspicabile che le amministrazioni comunali, lasciandosi guidare dalle famose liste di prerequisiti FEE, senza contare su irreali bacchette magiche, realizzassero, un passetto alla volta, uno alla volta, tutti gli interventi necessari, con grande beneficio reale dei turisti e dei Tour Operators: ciò varrebbe molto più dei bluastri sventolii vessilliferi. Esattamente quello che, per tanti anni, non è stato fatto, così costituendo un grande elemento di novità ed iniziativa.
Del resto, si potrebbe anche pensare che, con circa 25.000 mila euro mediamente disponibili ogni anno (i costi della certificazione, intendo) molti interventi (depuratore escluso, purtroppo) potrebbero essere realizzati e concorrere così allo sventolio blu di una qualità reale e riscontrabile.
Paolo Di Pirro