Il Regolamento comunale che disciplina le alienazioni di immobili comunali, all’art.6, prevede che si possa procedere alla vendita, dopo due aste andate deserte, a trattativa privata, ma non nel modo in cui l’ha inteso il Dirigente. L’art.6 dice una cosa ben diversa. Che l’Amministrazione, mediante avviso al pubblico deve dare la massima pubblicità alla decisione presa di procedere alla vendita mediante trattativa privata e che la trattativa deve essere “condotta in modo che tutti i potenziali interessati siano messi al corrente…”. Le offerte poi vanno presentate in “busta chiusa entro il termine e con le modalità predeterminate nell’avviso pubblico”.
In sostanza l’art.6 stabilisce, a chiare lettere, che anche con la trattativa privata non si può alienare un immobile in assoluta libertà. E’ stata rispettata la procedura indicata dall’art.6 per i piani primo, secondo e terzo dell’edificio ex Poste? Sembra proprio di no. Nel testo della determina n°109 del 19/04/2018 non se ne dà atto. Si comprende solo che, dopo la seconda asta pubblica andata deserta, è stata presentata un’offerta in nome e per conto “di Società o persona da nominare”.
E la cosa grave è che tale irregolare sistema di condurre la trattativa è stato seguito anche per altri immobili: un appartamento in Via Porta Nuova, una parte degli scantinati di Via Carducci ed una stanza in Via dell’Oro. Per gli scantinati poi l’irregolarità è stata doppia perché non solo non si è provveduto ad informare i cittadini “potenziali interessati“, ma non ostante che l’asta, anzi le due aste andate deserte prevedessero soltanto la vendita in blocco di tutti gli scantinati, è stata invece accettata una proposta di acquisto limitata ad una sola parte.
Per l’edificio ex Poste, infine, sono stati fissati prezzi di vendita a base d’asta, sia per i tre piani sia per il piano terra, inserito per la prima volta quest’anno nel programma annuale delle alienazioni, senza acquisire l’attestazione di congruità del prezzo da parte dell’’Agenzia del Territorio competente, come prevede l’art.4 del decreto legislativo n° 85 del 2010 che ha introdotto norme per l’attuazione del “federalismo demaniale”. Di tale acquisizione non si fa menzione in nessun atto dirigenziale o della Giunta.
Per quanto sopra esposto si chiede, per prima cosa, la revoca di tutte le determine con cui sono state accettate offerte per la vendita a trattativa privata degli immobili sopra indicati per la loro evidente violazione dell’art.6 del Regolamento comunale. Per la determina n°109 del 19/04/2018, inoltre, si rileva anche la violazione dell’art.4 del D.Lgs. n°85/2010.
Si chiede infine, con la presente mozione, di rivedere il piano delle alienazioni almeno per gli immobili ubicati nel centro storico ( abitazioni, ex Poste, piano secondo del vecchio ospedale) perché in evidente contrasto con il programma per la valorizzazione del patrimonio comunale approvato dalla Giunta con la delibera n°31 del 18 febbraio 2016 dove si afferma:
- Che tutti gli immobili comunali inseriti nel tessuto urbano del centro storico possono garantire “un mix di funzioni (abitative, ricreative, culturali e di pubblica utilità) capace di creare condizioni di animazione sociale ed economica ……”.
- Che “il centro storico sconta una scarsa densità residenziale permanente, un significativo utilizzo del patrimonio edilizio esistente …per l’affitto turistico, potremmo dire speculativo (sic!) …..”. Come si fa allora a mettere in vendita ben cinque appartamneti ubicati proprio nel centro!
- Che sarebbe opportuno destinare l’intero edificio ex Poste a funzioni ricreative e culturali ( l’Assessore Del Mastro propose un Museo del Mare !) o a sede di servizi pubblici ( Uffici dei Vigili urbani, dell’Asl …….).
Di quel programma di valorizzazione la Giunta non ha più memoria? La invitiamo a rileggerlo con attenzione e chiediamo che la presente mozione sia inserita e votata nel prossimo consiglio comunale.
I Consiglieri Comunali Gruppo PD
Pellegrini Cosetta
Giuzio Antonella
Andreoli Paolo
Mazzei Alessandro