Caro Lambardi,
non si può non essere d’accordo con quello che scrivi, come non si può restare indifferenti al richiamo di padre Zanotelli sull’Africa e le sue guerre terribili: e infatti l’“Espresso” in edicola questa settimana dedica due lunghi articoli d’apertura proprio a questo argomento, con un puntuale esame delle diverse situazioni, e un pur rapido tentativo di individuare cause e dinamiche di quel vulcano.
Per questo non mi stupisco che una persona sensibile e attenta come te abbia voluto aprire ai lettori della nostra Elba più ampi orizzonti di lettura dei problemi con contributi di discussione su un argomento importante e stravolto nel dibattito odierno. E ti ho seguito fino a quando hai ricordato le nostre responsabilità nazionali e “occidentali” nel neocolonialismo, moderna evoluzione del colonialismo che da sempre ha sacrificato per intero quel Continente.
Ho però l’impressione che questo dramma stia su un piano diverso da quello della Politica, e poco anche della piccola politica di piccoli interessi che ci stordisce nei tempi presenti, e ci ha comunque occupato negli ultimi tre decenni. La solidarietà è un nobile impegno che costituisce il paradigma della civiltà di un popolo. La negazione della solidarietà, o la solidarietà delle distinzioni e delle precedenze (prima questi, poi quelli) misura invece il grado di barbarie che si va affermando. Apprezzo iniziative come quella delle “magliette rosse”, e l’azione di Libera e le altre ugualmente provvidenziali.
Ma la politica è un’altra cosa, e credo che questo sia stato dimenticato per troppo tempo con responsabilità diretta della Sinistra, che ha finito per veder dissolvere il ragionamento politico in una lamentosa difesa dei buoni sentimenti contrapposti ai cattivi sentimenti. Fino a scatenare il penoso moralismo dei 5Stelle e dei loro provvedimenti anti privilegi; o lo sfruttamento pericoloso delle mille paure da parte della Lega di Salvini, nel vuoto di progetti risolutivi dei problemi davvero urgenti della nazione che ‘riempie’ il loro governo.
“Quello che è stato fino a pochi mesi fa il Partito di governo” declinava sul versante dei buoni sentimenti lo stesso atteggiamento accattivante che i partiti del governo attuale declinano su quello dei cattivi: certo i buoni sentimenti, sono sempre assai meglio dei cattivi sentimenti; ma restano pur sempre qualcosa che con la politica non c’entra nulla. E in alcuni pesanti casi i sentimenti del governo di Centrosinistra non erano per niente buoni, e non sono riusciti a blandire i destinatari, malgrado i gadget che li accompagnavano e che dovevano in qualche modo oscurare le trappole che si stavano tendendo: Jobs Act, Buona scuola, fiancheggiamento della grande industria e della finanza, depauperamento della Ricerca, acquiescenza totale ai modelli esteri che hanno ben poco da insegnare a chicchessia. La pioggia di bonus di tutti i tipi ha sostituito la dialettica dei contrapposti interessi fra datori di lavoro e lavoratori, con la cantilena della inattualità delle categorie di Destra e Sinistra –e l’improvvida citazione di Gaber, senza aver capito il senso di quello che diceva-. Così la Sinistra è scomparsa davvero, non è più presente nell’orizzonte mentale della gente, non è più luogo dell’impegno dei lavoratori e degli emarginati, non è più riferimento per coloro che sarebbero stati i naturali destinatari del suo progetto politico.
L’Assemblea Nazionale del PD è stato davvero l’atto di morte del partito. Non solo, come tu dici, per “i ragionamenti assurdi sulle ‘colpe della sconfitta’ che spaziano da Facebook e le fake news, alla litigiosità interna, al poco carisma del presidente del consiglio Gentiloni”, o per la citazione di Blair. Ma per l’atmosfera di impotenza che ha consentito a Renzi di continuare essere presente e parlare, che non ha trovato il coraggio di cacciare l’ultimo sicuro responsabile dello sfacelo presente.
La politica è la capacità di avere un disegno per oggi, e domani, e domani l’altro e via di seguito; un disegna da costruire investendo il patrimonio di idee e di lotte di quasi due secoli di socialismo, di decenni di conquiste sociali strappate una a una a chi conosce solo la logica del profitto.
Il problema cruciale del nostro tempo resta il dominio del Capitalismo, nella sua forma evoluta del neoliberismo ‘mondiale’. Bene i diritti civili, l’integrazione, la solidarietà: ma non sono programmi politici, sono impegni di civiltà. La politica deve studiare i modi di redistribuire le risorse; di rendere giustizia a chi lavora e produce la ricchezza che chi gli dà lavoro accumula (e esporta); di realizzare politiche di impiego potente di manodopera nella messa in sicurezza e nella grande ristrutturazione del territorio; di creare infrastrutture e servizi efficienti.
Renzi si è lamentato che il richiamo del suo Partito negli ultimi mesi non faceva sognare nessuno, e in questo aveva davvero ragione. Ma non si tratta di far sognare chi è schiacciato dalla propria realtà. Si tratta di richiamarlo all’unica prospettiva che non perde di significato perché sta nella carne viva di un numero ogni giorno più grande di uomini del nostro tempo: “Sfruttati di tutto il mondo unitevi”.
Luigi Totaro