Purtroppo leggendo la replica della LAV sui mufloni mi rendo conto che c’è ancora molto da fare per comunicare le problematiche relative alle specie aliene. La colpa ovviamente è nostra, di noi addetti ai lavori, che non riusciamo a comunicare al grande pubblico norme e contributi scientifici sull’azione negativa che svolgono le specie aliene sulla conservazione della biodiversità. Anche io evidentemente sono stato poco chiaro nella mia prima risposta e quindi ci riprovo.
Non esiste una “lista unionale delle specie aliene”. Va chiarito che una specie non può essere aliena a prescindere, visto che si parla di specie introdotte dall’uomo al di fuori del proprio areale originario. Per cui il procione e lo scoiattolo grigio sono aliene in Italia ed in Europa, ma non lo sono in Nord America. Esiste, invece, nel regolamento dell’Unione Europea 1143/2014 “l’Elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale”.
Il primo presupposto che le specie devono avere per stare in quest’elenco è che siano “estranee al territorio dell’Unione”. Per le specie inserite nell’elenco c’è l’obbligo di eradicazione rapida da parte degli Stati membri, (non la facoltà). Questo non significa che le specie che non sono nell’elenco non siano aliene in qualche parte d’Europa e non siano pericolose per la biodiversità. Basti pensare che non c’è il ratto cioè la specie aliena che nel mondo ha causato il maggior numero di estinzioni, soprattutto nelle piccole isole. Anche il Muflone, ovviamente, non può essere nell’elenco perché ci sono alcune zone in Europa dove la specie non è considerata aliena, anzi, ce ne sono anche in Italia, come la Sardegna. La specie invece è aliena all’isola d’Elba. Per capirsi il Cervo, lo Stambecco o l’Orso non sono alieni in Italia, ma se uno li immettesse all’Elba sull’isola lo sarebbero.
Il citato regolamento dell’Unione Europea e la sua attuazione italiana (Decreto Legislativo 230/2017) prevedono la gestione di tutte le specie aliene, non solo di quelle di rilevanza unionale. Spero stavolta di essere stato più chiaro.
Giampiero Sammuri
Presidente PNAT