I continui ritardi e gli slittamenti nei tempi dei lavori di messa in galleggiamento e rimozione della Concordia, necessitano di spiegazioni precise. I rallentamenti dovuti anche alle trivellazioni e alle fessurazioni del granito rendono la tempistica sempre meno chiara.
Ancora notizie allarmanti quelle date dal sindaco nell ultimo consiglio comunale del 1 febbraio. Il sindaco ha parlato di palificazioni in netto ritardo, prevedendo anche una prossima negativa stagione turistica proprio a causa della prolungata presenza della nave.
A chiarire in dettaglio lo stato dei lavori, ci pare opportuno allegare un articolo apparso su IL TIRRENO, che sottolinea bene come stanno i fatti, fino all'ipotesi di compromettere l'estate 2014.
Tutte cose ovvie, che avevamo purtroppo , non solo noi ma molti cittadini e, senza neanche troppa fantasia previste fin dall' inizio, consigliando al sindaco una posizione molto guardinga verso tutti gli altri soggetti coinvolti in questa storia.
Ci siamo sentiti rispondere di essere i soliti disfattisti, ma nella realtà dei fatti iniziamo a stufarci di sentire il sindaco dire cose giuste nei tempi sbagliati e cose sbagliate nei tempi giusti. Riteniamo che a questo punto, i responsabili, debbano, responsabilmente, fare un passo indietro.
Ci siamo sentiti rispondere sempre e solo le solite frasi fatte circa la grandezza dei soggetti coinvolti, del bene che tutto il mondo vuole al giglio, dei riflettori e di tutto il circo che fino ad ora ci ha circondato. Per ultimo ci e' stata anche fatta l accusa, bieca e meschina, di sperare che qualcosa andasse storto.
Purtroppo questo atteggiamento tenuto dal sindaco si è rivelato dannoso per la Comunità.
Troppa attenzione all'immagine e poca alla sostanza.
Che tutto andasse poco bene era sensazione di molti, ma non si e' persa occasione per ritirare premi dappertutto, apparire sempre e comunque invece di assumere una posizione molto più critica fino anche alla protesta. Si è pensato che l economia apportata dalla presenza della nave potesse supplire alle assenze turistiche, ma come era ovvio abbiamo visto che questo poteva essere parzialmente vero per qualche mese, ma che alla lunga quella nave stroncherà il nostro lavoro e la nostra vita.
Allora viene lecito domandarsi e domandare :
- Chi ha garantito che la nave poteva essere rimossa entro il 2012?
- Chi ha sbagliato le previsioni e per quale motivo?
- Se sapevamo fin dall inizio che ci sarebbe voluto tutto questo tempo, sarebbe stato scelto lo stesso progetto?
- C'è il rischio che i soldi finiscano prima che la nave venga rimossa?
- Siamo sicuri che il Comune di Isola del giglio si sia dotato di tutti gli strumenti utili in grado di valutare lo stato di avanzamento dei lavori in modo indipendente?
- Quale e' lo stato dell'arte per quello che riguarda la situazione legale del comune?
- Se non si ritiene di doversi dotare, nell' Osservatorio, di un soggetto altamente qualificato e competente che rappresenti il Comune di Isola del Giglio?
- Quali altri interrogativi degni di pubblica risposta ci sono?
Se questa è la situazione, chiediamo e con noi la cittadinanza, maggiore chiarezza, trasparenza ed informazione sui problemi riscontrati, sullo stato dell'arte che si sta delineando e sulla necessità di approntare da subito un serio piano d’emergenza, soprattutto alla luce dell'ennesimo ritardo annunciato che farà slittare il galleggiamento dopo settembre 2013 e chissà, forse , a settembre 2015, con il grave rischio di danni all'ecosistema marino e all'immagine e ai flussi turistici dell'Isola del Giglio, nonchè evidenziate e individuate le responsabilità di questi ritardi e che vengano chiariti tutti gli aspetti ignoti.
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Fonte IL TIRRENO (di Antonio Valentini del 4.2.2013)
GIGLIO. Concordia, ancora ritardi la sabbia ferma la trivella Nervosismo all’Isola del Giglio: «Così si compromette anche l’estate 2014» Finora nessuna soluzione all’ennesimo problema tecnico per le perforazioni # di Antonio Valentini ISOLA DEL GIGLIO Le trivellazioni lato mare vanno a rilento. Anzi, si sono proprio fermate, a giudicare dal numero delle giornate effettivamente lavorate davanti alla chiglia della Concordia. Il conteggio è impietoso: solo tre giorni di lavoro in un mese abbondante. La piattaforma operativa Micoperi 30 resta a distanza del relitto, sempre più afflosciato su se stesso, scrostato e corroso dalla ruggine. Le ragioni dell’impasse non vanno cercate nelle condizioni meteo-marine, ma nelle impreviste difficoltà incontrate nelle perforazioni del fondale. L’ostacolo-sabbia. Architrave del progetto di Titan-Micoperi, che Loc (London offshore consultants) ha ritenuto il migliore fra i tre finalisti in quanto prevede la rimozione del relitto senza farlo a pezzi e con un sostenibile impatto ambientale, è la costruzione del falso fondale lato mare su cui il relitto si poserà una volta rimesso in asse. La struttura dovrà essere solida e comunque capace di sostenere una nave da 115mila tonnellate di stazza che, con l’acqua incorporata dopo il naufragio, di tonnellate ne peserà seicentomila. In ordine cronologico le prime difficoltà sono state riscontrate nel corretto posizionamento del “casing”, l’involucro in cui gira la trivella: la Concordia è adagiata su una sorta di scalino, ma il fondale dove si lavora è obliquo e scosceso. La precisione dello scavo è fondamentale per la tenuta del falso fondale, che sarà sorretto da piloni di due metri di diametro. A questi ostacoli se ne sono aggiunti altri, che dal 31 dicembre a oggi hanno determinato un brusco rallentamento dei lavori fino a farli avanzare a passo di lumaca. Il granito del fondale davanti a Punta Gabbianara, dove la nave è adagiata, è coperto da uno strato superficiale di sabbia. Quando la trivella gira vorticosamente, si vengono a creare delle pressioni e degli spessori all’interno dell’involucro. A quel punto ogni cosa si blocca. È un problema tecnico di non poco conto, visto che per ora nessuno ha trovato una soluzione adeguata. Dapprima si è provato con un gel, in teoria capace di amalgamarsi con la sabbia per impedirle di penetrare nell’involucro. Ma il tentativo è fallito. Ora si fanno i test con il calcestruzzo, da iniettare con lo stesso supporto della trivella in modo da solidificare il fondale e garantire la piena operatività. La verifica è in corso e i primi risultati in fase di valutazione. Manca il piano B. L’unica certezza è che non ci voleva. Sull’Isola serpeggia un certo malumore: se in un mese si lavora solo per tre giorni, di quanto potrebbero slittare i tempi per la rimozione del relitto? È una domanda alla quale nessuno sa rispondere. E in effetti i nodi da sciogliere sono tanti. Troppi, vista l’assoluta mancanza di precedenti: mai prima d’ora si è tentato di rimuovere una nave di quelle dimensioni (lunga 290 metri e larga 35) senza prima farla a pezzi. Di volta in volta gli ingegneri trovano soluzioni a imprevisti e difficoltà, ma questa della sabbia che ostacola la trivella sta rivelandosi qualcosa di più di un contrattempo. È un autentico ostacolo, che svela l’assenza di un piano B: quale rimedio se neppure l’escamotage del calcestruzzo andrà a buon fine? E a quale ritmo procederanno i lavori visto che a oggi sono state completate 8-9 trivellazioni lato mare sulle 21 previste? Ecco perché l’aria che si respira al Giglio è densa di salmastro e nervosismo. I gigliesi si ritengono autentiche vittime del disastro, beninteso dopo i morti, i feriti e le loro famiglie. Il timore è che i tempi di rimozione si allunghino oltre misura, aggiungendo altri danni a un’economia turistica già provata. E se viene dato per scontato che la prossima stagione si consumerà tra lavori in corso e Punta Gabbianara trasformata in un cantiere navale dove si costruiscono gabbie e basamenti per poi demolire il relitto, il timore vero è che alla prova dei fatti persino l’estate 2014 risulti compromessa. Insomma visto che a vincere è stato il progetto migliore, tutti si aspettano una soluzione adeguata ai problemi che si affestallano l’uno sugli altri. Senza dimenticare che a oggi non è ancora stato sciolto il nodo del porto in cui sarà demolita la Concordia: Piombino resta in pole position, ma Costa Crociere (a cui spetta la decisione) nicchia, di fatto bloccando la realizzazione del bacino off-shore indispensabile per smantellare la nave. Per il 15 febbraio è in programma un incontro al ministero, ma già nei prossimi giorni il prefetto Franco Gabrielli, commissario fresco di conferma, farà il punto con il sindaco Sergio Ortelli per focalizzare meglio i problemi a oggi insoluti.