Dopo i tanti silenzi dell’inizio della campagna elettorale, sui temi dell’ambiente qualche voce in più la stiamo registrando. Merito soprattutto di quei movimenti, associazioni, giornalisti che con appelli, proposte, denunce sono riusciti a rimuovere qualche sordità di troppo. Certo, ci siamo sentiti persino riproporre condoni tombali, piani casa e simili , come se quelli del recente passato non avessero già fatto abbastanza danni e incoraggiato e premiato il businnes della criminalità.
Anche il nostro Gruppo di San Rossore, nel suo piccolo, è stato e continuerà ad essere presente per contribuire a rendere più chiari i pericoli e soprattutto cosa si dovrà fare subito dopo il voto da parte del Parlamento e del governo, oltre naturalmente delle regioni e degli enti locali. Sappiamo che molto ci si aspetta da un rilancio della green economy, ma tutta una serie di nodi ambientali dal paesaggio, al suolo, alla natura avranno bisogno finalmente di risposte politico-istituzionali che riguardano il ruolo complessivo delle nostre istituzioni, il loro assetto, il governo del territorio e dei beni comuni. Una partita che va molto al di la dell’economia, per riguardare valori e ruoli costituzionali decisivi proprio per uscire dalla crisi economico-finanziaria ma anche sociale e etica. Tra questi problemi, come risulta chiaro anche dal dibattito delle ultime settimane, una questione delicata riguarda il futuro dei nostri parchi e aree protette. Per qualcuno il nuovo parlamento dovrebbe semplicemente riprendere il brutto testo licenziato frettolosamente e confusamente dal senato, per modificare alla svelta la legge quadro del 91 che ha ben funzionato, salvo per le conseguenze derivanti dalle tante inadempienze dei governi e non dai impedimenti della legge. Ecco perché non è da lì che governo e parlamento dovranno ripartire, ma mettendo finalmente in chiaro quale è la situazione visto che da anni il ministero manco presenta quella relazione annuale sullo stato dell’ambiente, pur prevista dalle legge che ora si vorrebbe stravolgere. Partire da lì con regioni ed enti locali, per mettere una buona volta mano alla costruzione di quel sistema nazionale di aree protette -a partire dalla integrazione terra-mare- a cui il testo del senato dà un colpo micidiale ‘unanimemente’ il che lo rende appunto più pericoloso. Non è la legge che manca e difetta è la politica che negli ultimi anni ha rifiutato e rinunciato a partire da una terza conferenza nazionale dei parchi per fare un bilancio non truccato della situazione e trarne senza scuse e pretesti le indispensabili conseguenze politiche e istituzionali. Come gruppo di San Rossore ne discuteremo a Pisa il 5 marzo subito dopo il voto e faremo al riguardo anche precise proposte. Invitiamo e inviteremo soprattutto chi ha responsabilità nella gestione dei parchi e nel governo delle istituzioni che questa volta non possono cavarsela con nuovi condoni politici dopo quelli tombali.
Negli errori è bene non perseverare.