Legambiente e Parco hanno - giustamente – sottolineato con durezza alla Regione che l’ampliamento dell’EURIT, comporterà «un’incidenza negativa significativa sugli obiettivi di conservazione della Zona umida di Mola.
La Regione, “vera madre premurosa verso i figli elbani”, così definita del Sindaco di Capoliveri, ha concesso l’ampliamento della cava di eurite, perché mancherebbero «alternative possibili» e il progetto di un’impresa privata deve essere realizzato perché esisterebbero «motivi imperativi di rilevante interesse pubblico».
Ci piacerebbe che qualcuno ci spiegasse perché l’interesse di una impresa estrattiva sia più importante degli interessi di altre imprese agricole, agrituristiche, vitivinicole e di allevamento.
L’interesse di una impresa privata non potrà mai sovrapporsi all’interesse pubblico; e l’interesse pubblico in questo ambito è quello ambientale.
Il comportamento della Regione appare ancora più incomprensibile alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato in materia di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) ribadisce che la procedura di V.Inc.A. deve essere applicata sia per tutti i piani o progetti che ricadano all’interno delle aree naturali protette, sia ricadano all’esterno, ma possano avere effetti significativi su di esse.
L’art. 6 della direttiva n. 43/92 CEE indica che in caso di rischio di effetti negativi sugli ecosistemi protetti, dev’essere applicato il principio di precauzione, e non le mitigazioni quando il danno spesso irreversibile è stato fatto.
Il comportamento della Regione criticabilissimo, ma almeno coerente. La stessa indifferenza all’ambiente elbano l’ha dimostrato sia nei riguardi dell’ampliamento della cava, sia per il dissalatore di Mola. Nonostante la maggior vicinanza al sito protetto, non ha avuto problemi ad escludere il progetto del dissalatore dalla valutazione di incidenza ambientale, considerandolo un progetto “poco significativo”. Quello che ci meraviglia invece è l’atteggiamento del Parco. La Cava e il dissalatore sono entrambi fuori dal Parco.
Per la Cava, Parere negativo. Per il dissalatore invece pur ammettendo che la zona umida di Mola è contigua al sito di realizzazione del dissalatore, e rientra nell’“area vasta” dell’intervento, così si esprime:
“… vista la documentazione progettuale, per quanto di competenza, questo Ente ritiene che possa essere esclusa la presenza di effetti negativi significativi sull’ambiente..”
E la cosa ancora più grave, che non si faccia alcun cenno all’inquinamento a mare dello scarico della salamoia. Il Parco ci risponderà che il mare non è di sua competenza, non essendo mai state perimetrate le zone di tutela. Ma proprio perché non esistono ancora le zone di tutela, TUTTO il mare deve essere protetto e tutelato! L’atteggiamento a senso unico del Parco non è il solo, anche Lega Ambiente ci lascia perplessi. Non una parola sull’inquinamento acustico, sul danno all’avifauna, né una parola sul rischio della salamoia a mare. Eppure sono anni che si parlava dei danni della salamoia scaricata a mare.
E finalmente qualche giorno fa è stato pubblicato uno studio effettuato dall’ONU sulla tossicità della salamoia scaricata dai dissalatori nel mondo. Per gli autori dello studio i maggiori rischi posti dalla salamoia agli ecosistemi marini non sono solo un innalzamento notevole della salinità dell’acqua di mare, ma anche l’inquinamento con le sostanze chimiche tossiche usate come anti-incrostanti e anti-floccanti nel processo di lavaggio delle membrane. A preoccupare di più sono rame e cloro.
Il principale autore dello studio, Edward Jones, che ha lavorato all’UNU Institute for water, environment and health (UNU-Inweah) spiega che «L’acqua salata esaurisce l’ossigeno disciolto nelle acque riceventi. L’alta salinità e la riduzione dei livelli di ossigeno disciolto possono avere un profondo impatto sugli organismi bentonici, che possono tradursi in effetti ecologici osservabili lungo tutta la catena alimentare».
Nel Golfo Stella esiste una corrente a vortice in senso antiorario. L’ipersalinità inizialmente tenderà a spostarsi verso le spiagge di Felciaio, Norsi, Acquarilli e Margidore per poi raggiungere l’Innamorata, Morcone, Pareti, Barabarca e Zuccale e continuare a girare intorno, secondo le correnti dominanti, aumentando sempre di più la concentrazione salina, come si vede dalla foto allegata. In rosso la condotta progettata dello scarico della salamoia e in giallo la corrente che tende a formare il vortice.
Da uno studio presentato da Francesco Aliberti, Professore di Igiene generale e applicata del dipartimento di Biologia dell'Università Federico II, sull'impatto ambientale dello scarico del dissalatore di Lipari in mare, è emersa un'alterazione dell'ecosistema. In particolare, nelle aree dove le concentrazioni saline superano la soglia di tossicità, è stata evidenziata una regressione della Posidonia marina, fondamentale per analizzare la stabilità dell'ambiente marino.
Come si vede dalla foto la condotta progettata riverserà la salamoia nel mezzo di una prateria di Posidonia esistente al largo tra la spiaggia di Lido e la spiaggia di Zuccale.
Il comitato per la difesa di Lido e Mola
Italo Sapere