Il caso di Mara Verri 44 anni, che ha finito di vivere probabilmente per arresto cardiaco, mi porta a rilanciare la mia reiterata protesta, inascoltata da quasi tutte le autorità isolane, con la quale da alcuni anni mi impegno per chiedere il potenziamento del reparto di cardiologia dell'ospedale isolano che, come ho più volte detto, ha solo due cardiologi e uno di essi ha un orario parziale e non esiste alcuna possibilità di installare nei pazienti un pacemaker che può salvare chi avesse una attacco per aritmia ipocinetica.
In parole povere in quei casi in cui il cuore batte sempre più debolmente fino ad arrestarsi.
Qui sull'isola c'è una grave carenza, ribadisco e lo posso ben dire essendo stato cardiologo e primario in un ospedale della Liguria dove praticavamo 250 istallazioni di pacemaker all'anno e si disponeva di una unità coronarica adeguata.
Qua, nel nostro nosocomio, il trattamento adeguato e precoce per arresti cardiaci, deve fare i conti con il ricovero e il trasferimento nella Unità Coronarica dí Livorno o altrove, e si deve aspettare l'elicottero che arriva addirittura da Grosseto e nel caso di aritmia ipocinetica qui non si è mai applicato un elettro stimolatore esterno, se non quello in dotazione nell'ospedale, che pone due placche sulla parte anteriore e posteriore del torace. Ma tale metodo può risolvere una situazione di arresto cardiaco solo momentaneamente, per breve durata, non è quindi possibile fare una stimolazione per lunghi periodi di tempo come quelli necessari per il trasporto a Livorno con elicottero; è un metodo che di solito non è tollerato a lungo dal paziente.
Allora il malcapitato può morire durante il trasporto o quando arriva a Livorno, come potrebbe essere accaduto nel caso della povera Verri.
Ritengo quindi che il vivere nella nostra isola sia preoccupante per chi ha problemi cardiaci gravi che possono insorgere, visto che per le cardiopatie non abbiamo la possibilità di un pronto intervento terapeutico a 360 gradi.
La cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia e pertanto è molto importante che si possa predisporre una terapia giusta per questa patologia.
All'isola in estate, grazie al turismo, vivono circa 300.000 persone compresi i residenti, per cui il rischio di arresti cardiaci deve essere considerato più elevato. Per fronteggiare queste emergenze occorre avere quindi un reparto con almeno 5 cardiologi.
Oltre all'infarto, come dico da tempo, bisogna prendere in considerazione anche altre patologie che riguardano il cuore, come le aritmie ipercinetiche e ipocinetiche. Per le prime non abbiamo problemi perché nel nostro ospedale il reparto medicina assicura un pronto e valido intervento con terapia antiaritmica, defibrillatore e simili azioni. Invece per le aritmie ipocinetiche, come il blocco atrio-ventricolare e l'arresto cardiaco, non esiste un'unità coronarica con medici preparati per questa situazione.
Ma pare che nessun sindaco e nessuno della sanità si stia impiegando su ciò.
Nella Unità Coronarica dove ero primario, come detto, impiantavamo circa 250 pacemakers ogni anno, e di questi il 10% erano casi urgenti nei quali bisognava intervenire subito, con uno stimolatore cardiaco temporaneo, non quello delle placche che è doloroso, ma con un metodo che evita l'arresto cardiaco e la morte e si installa nella vena in 15 minuti. Si salvano così diverse vite. Non solo, se ciò fosse possibile, applicare all'ospedale i pacemakers, si ridurrebbero i voli dell'elisoccorso, perché certi arresti cardiaci si risolverebbero qui sull'isola.
In base alle mie segnalazioni devo dire che solo lo Spi Cgil isolano si è interessato al problema e mesi addietro gestì un incontro pubblico sulla tematica a Portoferraio e tale sindacato ha inserito nei propri obiettivi di rivendicazione tale argomento di grande importanza, ribadendo il bisogno del potenziamento della cardiologia elbana, visto che nell'ospedale di Piombino sono presenti 7 cardiologi e a Ischia agisce una specifica unità coronarica. La Cgil quindi, con anche il coordinatore dell'isola Manuel Anselmi, sta portando avanti tali problematica e mi coinvolge su tale argomento.
Dr. Mario Mellini