Il medico di base dovrà lasciare la sede di Rione de Gasperi. E’ questa la decisione adottata dall’amministrazione comunale di Capoliveri guidata dal sindaco Ruggero Barbetti che intende tornare nella disponibilità dei locali posti in Rione De Gasperi e concessi in comodato all’Azienda Usl Toscana Nord Ovest con delibera di G.C. n. 101 del 2005 affinchè fossero destinati, non per attività di medicina generale, bensì al servizio di guardia medica turistica, pediatrico, vaccinazioni, prelievi e ogni altra destinazione previamente concordata con l’Ente locale.
Già con la comunicazione del 30 ottobre scorso, rimasta senza riscontro, l’amministrazione comunale di Capoliveri aveva comunicato all’Azienda Sanitaria Locale di provvedere in merito, ritenendo opportuno che l’attività di medico di base dovesse essere svolta in altra idonea sede, autonomamente reperita dal medico di famiglia a propria cura e spese. Ciò – si spiegava nella missiva di ottobre – allo scopo di evitare differenziazioni tra medici di famiglia operanti nel medesimo territorio e per separare i servizi erogati all’interno del centro socio sanitario da quelli di competenza del medico di base.
Oggi l’amministrazione comunale capoliverese con una nuova comunicazione scritta, ha intimato all’Azienda Sanitaria Locale e al medico operante in Rione De Gasperi, di provvedere affinchè i locali di proprietà comunale vengano liberati entro due settimane, poiché tale occupazione risulterebbe illegittima e sine titulo, comportando altresì una disparità di trattamento tra medici operanti sul medesimo territorio comunale.
“Le funzioni all’interno dei locali di Rione De Gasperi come concordate con la Asl – spiegano dal Comune di Capoliveri – non prevedono lo svolgimento della attività di medicina di base. Il medico di famiglia è libero professionista convenzionato con l’Azienda Usl Toscana Nord Ovest, in ragione di ciò, ed anche al fine di separare i sevizi erogati nel centro socio sanitario da quelli di competenza del medico di base, riteniamo che chi esercita tale attività, debba trovare una diversa sede in luogo più idoneo allo svolgimento della professione. Si tratta chiaramente di una questione di equità”.