E' stato eletto nei giorni scorsi il Consiglio dei ragazzi del comune di Marciana Marina. Ne avevamo parlato in precedenza, mettendo in luce la caparbietà dei più giovani che aspirano al protagonismo sociale. Il primo sindaco junior è Pietro Gentili, 14 anni, frequentante la prima liceo classico all'Isis Foresi di Portoferraio. Lo affiancano: Lorenzo Mazzei (vice sindaco), Lavinia Lucchesi (assessore), Rose Gwen Del Mundo, Francesco Bondi, Chiara Vai, Lara Anselmi, Luca Marzocchini e Marco Martini (consiglieri). I nove eletti rappresenteranno tutti i ragazzi dagli undici ai sedici anni.
In occasione dell'appuntamento elettorale, Gabriella Allori, sindaco di Marciana Marina, ha indirizzato loro una lettera aperta. <<Cari ragazzi, (...) per la prima volta voterete; per la prima volta eserciterete questo diritto che deriva dal privilegio di vivere in un Paese libero; per la prima volta, probabilmente, capirete fino in fondo cosa significa questa parola che tante volte avete trovato nei libri di scuola: democrazia>>. Allori si dichiara orgogliosa di questa nuova istituzione, che ha avuto sull'Elba due precedenti che risalgono alla seconda metà degli anni Novanta (consiglio comunale dei ragazzi di Campo nell'Elba) e all'inizio del nuovo secolo (consiglio comunale dei ragazzi di Portoferraio). Due esperienze interrotte più o meno precocemente (a Portoferraio non è più stata rinnovato dal 2015). Da parte degli adulti si guarda con favore a questi ragazzi che potrebbero, cresciuti, occuparsi della cosa pubblica o comunque sviluppare le proprie competenze di cittadinanza. <<Sono sicura – scrive il sindaco Allori - che l’esperienza che state per vivere sarà fondamentale per la vostra formazione e vi fornirà una coscienza civica e valori che vi faranno diventare uomini e donne più responsabili e migliori>>.
Pietro, la scuola e l'impegno
La grande passione per lo studio si percepisce nella scelta delle parole e nell'ampiezza degli argomenti. Ricorre la parola <democrazia>>.
E' Pietro Gentili che parla: <<Diciamo spesso che la Democrazia ateniese era un falso mito, perché dalla vita politica rimanevano escluse ampie categorie sociali, che alla fin fine rappresentavano più della metà della popolazione complessiva. Se però è questo il criterio per decidere chi è e chi non è Democrazia, allora, forse, dovremmo guardare anche tra le mura della nostra stessa casa. Può davvero chiamarsi Democrazia un sistema sociale che educa i giovani al disprezzo e al disinteresse nei confronti della politica? Eppure questo oggi è>>. Parole forti di critica. Che approfondisce così: <<C'è una società, una morale, a volte anche una scuola, che sembra voler allontanare i giovani, gli studenti da ciò che è e che deve tornare ad essere anche loro, e non solo degli adulti, accusando e offendendo chi si impegna a cambiare le cose. Che lo si voglia vedere o no, questo è quello che succede. E negli ultimi tempi la situazione sembra peggiorare ancora di più>>.
Come reagire? Che fare? <<La risposta a questa criminalizzazione collettiva della politica, non è star fermi aspettando che tutto passi, ma l' esatto opposto. Fare il contrario del ruolo a cui molti vorrebbero relegare gli studenti: fare politica. E farla nel migliore dei modi senza interessi o velleità per dimostrare che la politica, quando nasce dalle idee e dal volere dei giovani, non è qualcosa di nefasto ma qualcosa di meraviglioso>>.
Quindi, la scuola cosa dovrebbe fare? Pietro risponde con sicurezza: <<La scuola può' fare davvero molto, se lo vuole. Gli strumenti che può mettere a disposizione sono praticamente infiniti: non c'è bisogno di grandi fondi o locali, ma semplicemente della volontà di far ragionare e non solo imparare nozioni a memoria. La scuola e il mondo dell' istruzione sono la prima realtà collettiva con cui i ragazzi si trovano a doversi confrontare. Una realtà che sicuramente cercheranno di replicare, volendolo o meno, nella vita di tutti i giorni e quindi anche nell'approccio che molti hanno verso la politica. La scuola in un certo senso è quella che da allo studente imprinting morale che poi si porterà' dietro negli anni. Quindi, se è vero che la politica è cosa buona e che gli studenti hanno pieni diritti, allora mi chiedo per quale motivo l' universo della scuola continui, troppo spesso, a non fare abbastanza la propria parte nell'educare i giovani alla partecipazione>>. Partecipazione, una parola di altri tempi. Cioè? <<Non voglio in nessun modo dire che debbano entrare tra le mura scolastiche i colori politici o peggio le tessere di partito. Questo sarebbe, sì, criminale e ingiustificabile. Voglio dire che ci dovrebbe essere un approccio di stimolo al libero pensiero. La cultura in questo caso è il mezzo per far maturare al ragazzo delle opinioni, delle convinzioni sue e solo sue, che nessuno potrà mai piegare con menzogne e falsità. La grande differenza tra l'invito alla politica delle democrazie e l' indottrinamento dei regimi è che il secondo vuole distruggere il pensiero, vuole omologare lo studente, la persona, a tutte le altre. La scuola della Costituzione invece vuole che ognuno scelga la propria strada, ma sta attenta a dare a ognuno i mezzi per farlo consapevolmente>>.
La partecipazione consapevole alla vita sociale rappresenta una spina nel fianco per quanti non vogliono essere disturbati nell'esercizio decisionale. <<Il terrore che ha una certa parte di società – sottolinea il sindaco junior -, che i giovani possano tornare a pensare, a capire, e quindi a farsi sentire, e' reale e minaccioso e quindi va combattuto con ogni mezzo. Nonostante tutti questi ostacoli oggi i ragazzi che si interessano e che decidono di impegnarsi sono sempre di più e sempre più determinati>>.
E, infatti, oltre all'esperienza marinese, Pietro e i suoi compagni, di vari paesi, stanno portando avanti l'istituzione della Consulta giovanile elbana. Hanno contattato i diversi comuni dell'isola, ricevendo apprezzamento e adesione. Probabilmente ad ottobre ci sarà una mega-unica votazione dei ragazzi e giovani dell'Elba. Per dar vita ad un organismo che intende dare voce a questa parte della popolazione sempre trascurata tranne che per la capacità di spesa. <<Progetti come questi, dovrebbero esistere in ogni città d' Italia. Eppure sono ancora troppo rari e spesso sconosciuti. E non può essere solo compito dei giovani scoprirli o costruirli da zero: dovrebbe essere interesse di chi governa, se ha a cuore il futuro della sua comunità, impegnarsi per dare ai giovani la possibilità di essere protagonisti, dentro e fuori le mura di scuola>>.
Guardo Pietro che sogna ma si impegna. Mi vengono in mente i sogni dei giovani che spesso muoiono sul nascere perché non c'è qualcuno con cui condividerli per tentare di farli diventare realtà. Chissà se qualcosa di nuovo nascerà su questa strada. In ogni caso, a Pietro e ai suoi compagni, resterà la ricchezza di un sogno per il quale hanno vissuto pezzi di esistenza ed impegno. A qualche adulto, memore delle esperienze politico-istituzionali dell'isola, tornerà in mente il sogno di un territorio più unito anche nella semplificazione delle sue istituzioni e nell'ottimizzazione dei servizi e delle risorse umane. Ma il pensiero corre veloce anche alla diffusa miopia – e indifferenza – di fronte a quelle realtà planetarie che minacciano presente e, soprattutto, futuro: i cambiamenti climatici, il rischio degli armamenti nucleari, il depotenziamento della qualità delle democrazie occidentali. Non è che per necessità ci si deve affidare-fidare dei desideri che questi giovani coltivano?
(n.m.)