Era da molto tempo che avrei voluto esprimere il pensiero sul periodo politico che stiamo vivendo, ma, un po’ i continui “retromarcia” del Governo su tantissimi temi e le difficoltà personali ad ottenere un quadro d’insieme, mi hanno portato ad oggi per esprimere tale desiderio.
Ciò che mi preoccupa particolarmente nella presente compagine governativa non è tanto la componente “leghista”, oggettivamente abituata al potere da oltre 25 anni (con alti e bassi), bensì quella “penta stellata”, in assoluto, il problema maggiore per questa Nazione.
Dico questo funzionalmente a diversi episodi e al pressapochismo (dichiarato e/o mascherato) che traspare da questo sodalizio dopo i primi mesi di responsabilità governativa e comunque all’essere camaleontici e piroettanti fino all’estremo.
Ecco alcuni esempi:
Mai alleanze con i partiti con esplicita menzione alla Lega….
Faremo tutto in streaming in nome della trasparenza dovuta agli elettori….
Candidati scelti dalla base (vedere che fine ha fatto la candidata a sindaco di Genova)….
Rotazione dei capi gruppi in Parlamento…..
Mai piu’ Presidenti del Consiglio non eletti……
Mai piu’ indagati…..
Massimo due mandati……
Uno vale uno…..
La casta politica deve fare i processi e non scappare da essi (immunità)……
Chiuderemo l’ILVA a Taranto…..
Se già questo dovrebbe allarmare su chi è al timone della nostra nave, ciò che avverrà a breve (non oltre settembre 2019) ha già i presupposti del panico; infatti, le clausole di salvaguardia (IVA) del Governo sono la scommessa sul pagherò piu’ grande di sempre!
- storia delle clausole di salvaguardia comincia nel 2011 (Governo Lega-FI), da allora ogni anno il governo in carica ha dovuto fare i conti con la loro sterilizzazione per evitare l’aumento dell’Iva.
Sotto i colpi dei mercati e con lo spread alle stelle, nell’estate del 2011, l’ultimo governo Berlusconi, che sarebbe poi caduto a novembre, vara la cosiddetta manovra di ferragosto che stabilì l’aumento dell’aliquota Iva standard dal 20 al 21%, per un maggiore gettito di 4,9 miliardi nel biennio 2011-2012.
Nella manovra ferragostana venne inserita, per la prima volta, la dicitura “clausola di salvaguardia”.
Nel momento in cui il governo entro il 30 settembre 2012 non avesse reperito 20 miliardi, tramite la razionalizzazione delle spese per il Welfare, quei soldi sarebbero stati trovati o tagliando le agevolazioni fiscali o aumentando le imposte indirette, come l’Iva e le accise sui carburanti.
Tutti i Governi che si sono succeduti sono riusciti a disinnescare tali clausole e, alcuni, a ridurne gli importi.
Il Governo Conte, ha stabilito che per sterilizzare l’aumento dell’Iva servirebbero secondo gli ultimi calcoli circa 23 miliardi entro il 2020 e quasi 29 miliardi nel 2021, a causa della quota restante delle clausole precedenti e in base ai giganteschi costi del “Reddito di Cittadinanza” e “quota 100”, con l’aliquota ordinaria Iva che se scattassero gli aumenti potrebbe arrivare addirittura al 26,5%.!
In tutto fanno più di 50 miliardi nel periodo 2019-2021.
Ecco perché a conti fatti la clausola di salvaguardia del governo Conte rischia di essere la scommessa sul pagherò più grande di sempre da quando le clausole esistono, cioè dal 2011.
L’illusione che gente senza esperienza e senza capacità politica (all’estero siamo sostanzialmente isolati) avrebbe potuto governare, ha suggestionato molti il 4 marzo 2018, ma ha bloccato una Nazione nei successivi 12 mesi.
Talune sortite e taluni personaggi fanno a pugni con l’intelligenza e la concretezza, tipo gli obblighi di chiusura domenicali degli esercizi, il blocco delle grandi opere, la situazione di Roma, e per apoteosi, la presenza di Onorevoli e Senatori che non credono al valore dei vaccini, oppure allo sbarco sulla luna oppure al fatto che la terra possa essere piatta, cioè gli oramai famosi “terrapiattisti”.
In tutto questo prende particolare dispregio lo scambio avvenuto, pochi giorni orsono, tra Salvini e Di Maio, il primo si salva da una condanna certa (con l’immunità della casta), l’altro ottiene il blocco alla TAV.
Mi vengono in mente le parole di un nostro Padre della Patria, che in questa campagna elettorale continua ed infinita, sembra un buon modo di chiudere; egli ebbe a dire: “Un politico guarda alle prossime
elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Alcide De Gasperi.
Michele MAZZARRI