Il 22 febbraio scorso, una volontaria della nostra Associazione, dopo alcune segnalazioni sulla nostra pagina Facebook, è intervenuta in tarda sera per recuperare con una gabbia trappola un gattino nero che si aggirava nel retro delle scuole a Porto Azzurro e che sembrava in difficoltà. Il giorno successivo infatti è stato necessario portare il gatto dal veterinario per una visita urgente all’esito della quale è stata riscontrata una grave forma respiratoria con prescrizione di terapia antibiotica e raccomandazione che se le condizioni non fossero migliorate e il gatto non avesse ricominciato a mangiare, sarebbero stati necessari ulteriori esami. Contestualmente, sono stati contattati gli Uffici della Polizia Municipale per comunicare quanto effettuato. Il gatto è stato tenuto in stallo e curato dalla nostra volontaria.
Il successivo 24 febbraio abbiamo provveduto ad inviare PEC al Comune di Porto Azzurro comunicando formalmente quanto già anticipato per le vie brevi e chiedendo il pagamento delle spese veterinarie e dei farmaci, in virtù degli obblighi stabiliti dalla normativa regionale sulla tutela degli animali di affezione (art. 34 Legge regionale toscana n.59/2009).
Il 28 febbraio arriva alla nostra PEC la risposta del Comune della quale abbiamo preso visione solo qualche giorno dopo. Superata l’iniziale soddisfazione per la prima risposta ottenuta dopo anni e anni di PEC in sola uscita dalla nostra casella, leggiamo la nota, passando dallo stupore alla vera e propria incredulità.
Ebbene, il Sindaco e la Responsabile Area Vigilanza, richiamando l’articolo 34 della Legge Regionale Toscana 59/2009, ci notificano quanto segue:
1. la comunicazione telefonica agli uffici della Polizia Municipale è stata effettuata solo dopo che l'Associazione aveva già prelevato il gatto dal territorio del Comune;
2. la nostra Associazione, per poter prelevare un gatto dal territorio del Comune doveva ricevere specifica richiesta da parte del Sindaco;
3. la nostra Associazione non può autonomamente procedere al prelievo e alla cura del gatto per poi richiedere al Comune il rimborso dei costi sostenuti (che nel caso specifico non verranno rimborsati).
Il Comune chiude la comunicazione come segue: “si invita/diffida codesta Associazione dall'assumere iniziative unilaterali al di fuori di qualsiasi preventivo atto autorizzatorio di questo Ente”.
Premesso che riteniamo assolutamente legittime e conformi alla normativa le indicazioni dell’Amministrazione Comunale, alle quali d’ora in avanti ci atterremo scrupolosamente, così come suggeriremo di fare anche ai cittadini che si rivolgono a noi per avere aiuto concreto per il soccorso agli animali in difficoltà, ci preme però fare presente che la legge che vincola così rigorosamente la nostra Associazione, obbliga anche l’Amministrazione comunale ad adottare certi comportamenti:
Ai sensi dell’art. 34 LRT 59/2009, infatti, i Comuni DEVONO mappare le colonie feline presenti sul territorio e segnalare le zone abitualmente frequentate da colonie feline ed individuare, nelle aree pubbliche o aperte al pubblico, i punti idonei per lo svolgimento delle attività necessarie alla tutela delle colonie, oltre che provvedere al controllo della crescita della popolazione felina con interventi chirurgici di sterilizzazione effettuati dalle aziende USL, con oneri a carico delle aziende stesse. Inoltre, POSSONO affidare la tutela e la cura delle colonie posso essere affidate ad associazioni o a “gattare” sulla base di accordi che individuino il territorio abitualmente frequentato dalla colonia, le modalità per la tutela delle condizioni igieniche del territorio, le modalità per la cura e il sostentamento dei gatti, con riferimento anche all’eventuale utilizzazione dei residui e delle eccedenze derivanti dal consumo dei pasti nelle mense presenti sul territorio.
Ebbene, da anni la nostra Associazione lotta perché le Amministrazioni comunali elbane attuino la normativa sulla tutela degli animali d’affezione, perché si adoperino per garantire un servizio pubblico di sterilizzazione adeguato ed efficace, perché venga finalmente costruito il canile comprensoriale, avendo ottenuto finora un nulla di fatto su tutta la linea.
E’ facile trincerarsi dietro la normativa ed imporne e pretenderne il rispetto: gli obblighi valgono per i cittadini e le associazioni, ma ancora di più per un soggetto pubblico.
La risposta del Comune di Porto Azzurro crea un precedente i cui risvolti sono tutti da verificare nel prosieguo. Quel che è certo è che non smetteremo di svolgere la nostra funzione e non sarà il conto di 36 euro per una visita veterinaria o il costo di un antibiotico a farci desistere o perdere la faccia.
Animal Project Onlus