Si richiede rispettosamente all’Ufficio Tecnico del Comune di Portoferraio, sezione Edilizia Privata, e al Signor Sindaco Peria, capo dell’Amministrazione, di dare risposta scritta pubblica (poiché interessa tutti i cittadini) alla seguente domanda: la spiaggia di Cala dei Frati diventerà a tutti gli effetti una spiaggia privata?
Di fronte al numero civico 47 di viale A. De Gasperi, sotto strada, sono in corso lavori nella palazzina soprastante la suddetta spiaggia. Nel cartello esposto del cantiere si legge: "Comune di Portoferraio - Lavori di: Ristrutturazione edilizia, adeguamento igienico sanitario (etc)"
Sarebbe opportuno un controllo da parte degli uffici competenti. I lavori, di un certa importanza, sull’edificio farebbero pensare a qualcosa di diverso da una civile abitazione.
Comunque sia, è sempre meglio meglio controllare ed ove occorre intervenire, affinché non accada, come purtroppo è già successo, che private persone proprietarie di una casa o di un terreno chiudano al pubblico, strade, sentieri e spiagge.
Fino al 1964 sono stata personalmente testimone, e come me i residenti degli Altesi Nuovi e di Portoferraio in genere, di come si utilizzasse l’accesso alla spiaggia, libera a tutti, sia attraverso un sentiero all’estrema destra del terreno (posto sulla destra della casa guardando il mare) sia direttamente dalla casa raggiungendo la spiaggia tramite la scala costruita dai primi proprietari, rispettosi della cosa comune, cioè la spiaggia. Insomma, questi lavori sono eseguiti secondo la concessione? Quale destinazione avrà l’edificio? Ma più che altro, ciò che ci interessa è sapere come l’Amministrazione comunale è intervenuta presso i nuovi proprietari per il ripristino del passaggio per arrivare alla spiaggia.
Una volta tanto, è possibile avere una risposta chiara, con la trasparenza dovuta ai cittadini, alle domande poste e sapere perché una spiaggia così bella sia abbandonata e inutilizzata? Forse non rientra nel programma di sviluppo turistico, di cui tutti oggi si riempiono la bocca? La Cala dei Frati va restituita all’uso pubblico e in primis a noi elbani. Volete costruire opere discutibili come il WaterFront ma non riuscite a spendere un po’ di danaro per l’accesso a una splendida spiaggia che praticamente è la naturale continuazione della spiaggia de Le Ghiaie. Eppure, su quest’ultima, si è lasciato costruire su parte della battigia e sulla costa strutture in cemento per l’uso privato dei clienti di un albergo.
Noi elbani abbiamo il diritto naturale di godere delle spiagge dell’isola. Le amministrazioni hanno il dovere di rispondere con parole chiare a tutto ciò che riguarda la nostra vivibilità sul nostro territorio.
In attesa di risposta chiarificatrice, saluto.
Luciana Gelli
Cari Lettori e Caro Sindaco di Portoferraio
Vorrei, a supporto di quanto scrive Luciana, poiché quella della Cala dei Frati chiusa è stata sempre anche una mia "fissa" (si vede che essere cresciuti in via di "Porta a Terra" aiuta a fissarsi), vorrei integrare la narrazione con alcuni ricordi, personali e non, in ordine cronologico sparso, ma, per non farvi perdere troppo tempo tempo, stilati per punti. Ricordo quindi:
- di aver personalmente denunciato negli ultimi 30 (trenta) anni la vicenda dell'assurdo "esproprio proprietario" della Cala dei Frati un mare di volte scrivendone o parlandone su Emittenti Locali, Tirreno, Unità, Mattina, Joinelba, Elbareport ...;
- di avere visto per ben due volte la nostra Cala dei Frati aprire il Dossier NAZIONALE del "mare in gabbia" di Legambiente (complimenti!) in cui si elencavano le più belle spiagge italiane negate alla pubblica fruizione;
- di avere visto compiere all'Equipaggio di Goletta Verde uno dei suoi blitz-denuncia della serie GIU' LE MANI DALLA COSTA su quella spiaggia;
- di essere stato intervistato o comunque sentito sulla vicenda da mezzi di informazione nazionali (aricomplimenti!) sulla insolubile questione (cito a braccio e a memoria Repubblica, Corriere della Sera, RAI varie, La7);
- di essere stato sentito (devo desumere senza costrutto) anni fa sulla vicenda pure dalle forze dell'ordine;
- di essere stato amabilmente preso per il culo da quasi tutti gli amministratori portoferraiesi succedutisi negli ultimi anni, che tutti convennero con me sulla vergogna di quella deprivazione del diritto di ferajesi ed ospiti, per terminare tutti i loro mandati senza aver concluso un beato piffero;
- di riconoscere però a Giovanni Fratini di essersi discostato dai suoi colleghi: lui dicendomi pari pari che era meglio che la Cala dei Frati restasse inaccessibile da terra, così si preservava (!), e che era comunque bello arrivarci a piedi dalle Ghiaie (!) trascurando però il carattere anfibio e favollesco (per i foresti: in guisa di granchio) della "passeggiata" proposta, effettuabile comunque solo in mutande (ergo d'estate), poggiando i piedi sullo scivoloso "erbino" subacqueo, solo con il mare fermo, dopo essere passati su quella orrenda porcheria cementizia gradonata a cui fa riferimento Luciana, con cui si distrusse negli anni 70 l'antico "Bagno delle Donne" e che, sia detto "passando", in qualsiasi paese civile sarebbe stata già rimossa lasciando al mare il compito di "rinaturalizzare" la costa.
A Luciana ed ai lettori la cui sensibilità ambientale e sociale è stata offesa da questa somma di inerzie, tenuto anche conto della emblematicità della vicenda, avanzo una modesta ma concreta proposta: quella di impegnarsi pubblicamente a NON VOTARE per qualsiasi futuro candidato Sindaco che non inserisca nel suo programma di governo il recupero alla pubblica fruizione della Cala dei Frati e non si impegni solennemente ad attuarlo.
Al Sindaco di Portoferraio faccio notare che ha ancora un anno di tempo per sorprenderci, e che chiudere la sua esperienza restituendoci (e restituendosi) La Cala dei Frati, servirebbe ad addolcire almeno il non proprio entusiasmante giudizio urbanistico sui suoi mandati.
Certo, non riuscirebbe a fare "poggio e buca" con la New-Gattaia che sta emergendo in tutta la sua schifezza, né a farci digerire, dopo che altri ci servirono la brianzola Nocentinia delle Saline, la incolta e barbara demolizione del penultimo "capannone siderurgico", la Pardosalescafieropoli di Via Carducci-Via Manganaro (dalla quale forse ci salverà la miseria diffusa ed un mercato immobiliare saturato all'aver bruciato territorio e costruito già troppo), ma sarebbe comunque un bel colpo.
sergio rossi