Cari lettori
Facciamo capo, come buona regola vuole, dalla notizia, anche se è modesta cosa e non freschissima.
Il giorno 8 Febbraio scorso, con sentenza depositata il 4 Marzo la Corte di Appello di Roma, in relazione alla pubblicazione dell’articolo: “Elba: il lungo scandalo al sole della destra” apparso sull’Unità il 7 Giugno 2004, ha respinto l’appello proposto dai legali dell’ex-Ministro Altero Matteoli, condannandolo, così come già accaduto in primo grado, alla rifusione delle spese processuali sostenute dall’Unità, da Furio Colombo, Marco Bucciantini e Sergio Rossi chiamati in causa dall’esponente del PdL quali responsabili di una sua presunta diffamazione.
E con questa fanno otto, sono otto volte che chi firma questo giornale si ritrova, in ragione dell’esercizio del giornalismo, nelle aule giudiziarie o nei loro pressi, a difendere il suo operato, e sono otto volte che in un modo o in un altro si sancisce che non vi fu diffamazione alcuna o altro reato.
Pensiamo che qualcuno nei nostri panni si sarebbe già abbastanza incazzato, perché all’evidenza dei fatti non basta lavorare correttamente per essere lasciati in pace.
Noi no, l’abbiamo messo nel conto, pestare i calli ai potenti o anche semplicemente a non risultare riverenti verso chi può buttare soldi dalla finestra, anche solo per il puro gusto di crearti problemi, comporta il rischio di essere trascinati ingiustamente in una lite giudiziaria. Per fortuna, infatti, almeno sul fronte della Magistratura questo è ancora un paese serio e credibile.
Intendiamoci, chiunque può sbagliare e neanche i Magistrati sono infallibili, ma il nostro è un sistema tanto garantista (qualcuno pensa perfino troppo) che c’è sempre una via per ovviare alle errate valutazioni di un giudice. In quest’Italia che va a puttane è proprio la Magistratura uno dei pochi punti fermi che ci resta.
Per questo ci ha particolarmente indignato la niente affatto onorevole gazzarra inscenata a Milano dagli eletti berlusconiani, infuriati perché il loro leader e padrone veniva chiamato senza tanti complimenti a rispondere di ciò che si presumeva avesse combinato.
Nessuno è oltre la legge e chi intende negarlo, protetto o meno dall’immunità parlamentare, è un eversore, un mortale nemico della legalità e della democrazia, non merita comprensione, merita solo e soltanto disprezzo.