La Chiesa Cattolica può essere considerata forse l'unica (o fra le poche) realtà glocal. Essa, infatti, è globale (cattolico vuol dire universale) e al contempo locale, radicata nei territori, anche quando si trova in condizione di forte minoranza (fra parentesi, penso che il cristianesimo sia oggi in minoranza - anche nei Paesi a tradizione cristiana come il nostro -, ma questo non vuol dire che sia moribondo o insignificante; comunque se ne potrà parlare in altre occasioni).
Per questa sua condizione glocal, credo che sia utile osservare alcuni processi tipicamente ecclesiali. Essi, infatti, al di là dell'opinione che ciascuno ha della Chiesa, possono aiutare a capire le trasformazioni planetarie: in poche parole, possono contribuire a farci comprendere dove va il mondo.
Nel momento in cui deve assumere la decisione di nominare nuovi cardinali, il Papa si chiede quali siano le urgenze-emergenze del mondo. Come per esempio, domenica scorsa, con la nomina dei tredici porporati da parte di Francesco.
Scorrendo i nomi e le biografie, si comprendono alcune cose:
1) Si rafforza l'idea di una Chiesa missionaria, in uscita, non arroccata o autoreferenziale. La Chiesa compie la sua missione evangelizzatrice nel servizio all'umanità di cui condivide speranze e sofferenze.
2) L'importanza attribuita al dialogo, sia quello interreligioso che interculturale, all'interno di un mondo pluriculturale.
3) La decisa centralità dei temi dell'enciclica sociale Laudato si', che si può sintetizzare nella ricerca di un nuovo umanesimo capace di rispondere sia al grido della terra che al grido, strettamente collegato, dei poveri.
A questa direzione culturale, si aggiunge una considerazione sulla composizione del Collegio dei Cardinali che è chiamato a collaborare strettamente con il Papa e ad eleggere (in conclave) il nuovo vescovo di Roma in caso di vacanza della Sede Apostolica.
Da domani, i cardinali saranno 228 di cui 128 con diritto di voto in un eventuale conclave (quelli cioè che non hanno compiuto 80 anni). I 128 elettori sono così distribuiti geograficamente: 54 Europa (di cui 23 italiani), 23 Sudamerica, 18 Africa, 16 Asia, 13 Nordamerica e 4 Oceania. Notiamo che i tre continenti tradizionalmente considerati terre di missione (Sudamerica, Asia e Africa) contano 57 cardinali, cioè il 44% del totale. E l'Europa non ha più la maggioranza (42%), al contrario del passato in cui è sempre stata maggioranza assoluta (anche nel 2013 che ha eletto Bergoglio). Ma già alla fine dell'anno, per il superamento dell'età di alcuni porporati, si registrerà la seguente situazione su un totale di 120: 50 europei (di cui 20 italiani), 23 sudamericani, 17 africani, 14 asiatici, 12 nordamericani, 4 dall’Oceania.
Si tratta di elementi da considerare quando parliamo di società aperte o chiuse, di dialogo, di conoscenza reciproca, di rispetto.
Un'annotazione "elbana" a margine. In questi giorni, due sacerdoti indiani si sono stabiliti all'Elba per svolgere il servizio pastorale a Portoferraio e a Procchio, in sostituzione dei due parroci morti recentemente (don Giorgio Mattera e don Gianni Mariani). Un'opportunità da cogliere per aprirsi ulteriormente alla conoscenza e al dialogo.
Nunzio Marotti