Già da qualche settimana in Toscana circolano proposte anche strambe di candidati –presidenza inclusa- per le prossime elezioni regionali.
Prima però di parlare di candidati è necessario ricordare –in troppi sembrano averlo dimenticato-che il Referendum clamorosamente e meritatamente perso, proprio sulle Regioni e in particolare quella Toscana avevano lasciato una impronta negativa incancellabile. Quella di Renzi e della Boschi entrambi toscani che ripeterono fino alla noia che le regioni andavano punite.
Il referendum fece le fine che fece ma sulle regioni e gli enti locali è restato egualmente un segno negativo che ha incoraggiato e incoraggia anche le discutibili richieste del regionalismo differenziato.
Basta guardare alla Toscana per capire che invece di rafforzare le competenze legislative, condizione indispensabile per quel federalismo di cui si sono perse le tracce, si sono accresciute quelle amministrative e burocratiche tolte agli enti locali, province in particolare, ingarbugliando ulteriormente le cose. A risentirne sono soprattutto le politiche ambientali uno dei punti di forza della tradizione toscana.
Ecco perché anche le candidature alla regione –presidenza in testa- assumono un rilievo politico- istituzionale che non può essere gestito a bischero sciolto come è avvenuto fino a questo momento, e non solo sul presidente. La proposta Giani che come ha detto lui ha cento idee per la regione nel CASSETTO, appare ancor più singolare quando si accompagna all’invito di Renzi per cene al Ciocco e alla prossima Leopolda. Poi ci sono le sortite di Nardella sul ruolo dei sindaci che gestisce lui da Firenze. Cosa faccia e decida il Pd in Toscana appare sempre più confuso perché sembra ci siano PIU’ Pd di cui non abbiamo assolutamente bisogno. Dopo cene, comitati civici e altro non sarebbe il caso e l’ora di passare a una discussione del partito e nel partito ossia nei circoli?
Renzo Moschini