Avevamo salutato fiduciosi la ripresa –finalmente- della discussione sul piano paesistico regionale e la revisione del PIT specialmente in riferimento a questioni di cui si parla senza risultati da anni.
Intendiamoci, la partenza aveva registrato subito difficoltà e timori in particolare dei comuni che nella legge regionale hanno intravisto tentazioni neocentraliste peraltro non nuove. Ma soprattutto era apparso subito chiaro che l’orizzonte della nuova legge non teneva conto correttamente che nuove politiche regionali di programmazione e di governo del territorio non potevano riguardare solo di striscio -o peggio ignorare- quella rete istituzionale non riducibile e riconducibile unicamente al rapporto regione –comuni e solo all’urbanistica.
Sulla cronaca fiorentina di Repubblica la questione è stata riproposta in tutta la sua portata con interventi di Enrico Rossi e Anna Marson per dire che per la prima volta dopo tanta frammentazione normativa disporremo di un'unica mappa che riguarderà il 60% del territorio regionale. Così si armonizzerà sviluppo e sostenibilità e i tantissimi vincoli saranno ricondotti a 20 ambiti ( il PIT prevedeva invece oltre 30 schede sul paesaggio).
Si metterà così fine alle troppe costruzioni in luoghi pregiati e a villettopoli da tempo denunciate anche da molti comitati.
I comuni come hanno dichiarato anche a Repubblica alcuni assessori contestano questa ‘pretesa’ regionale di mettere in riga amministrazioni ‘autonome’.
Anche sorvolando sulla questione dei vincoli che da anni non hanno solo implicazioni ‘urbanistiche’ vuoi nei bacini fluviali che nei parchi e nelle aree protette, resta il fatto che essi in ogni caso erano volti appunto a immettere nel territorio piani e progetti attivi di tutela paesaggistica e della natura. Che è quello che è mancato tanto è vero che da anni si sta discutendo inutilmente della nuova legge sui parchi.
I 20 ambiti regionali concordati con il ministero dei beni culturali curiosamente non accennano,ad esempio, ai territori dove operano o dovrebbero operare piani e progetti anche paesaggistici che non riguardano solo i comuni e la regione. Tanto è vero,come sa bene l’ass. Marson, Pisa che sta discutendo il suo piano strutturale deve tener conto –eccome- del piano del parco regionale di San Rossore. Come a Monticchiello si sarebbe dovuto tener conto dell’area protetta più strana del mondo; quella della Val d’Orcia . Si tratta di una questione estremamente delicata specie dopo che con il nuovo codice dei beni culturali inopinatamente si è tolto il paesaggio alla competenza dei piani dei parchi peraltro positivamente sperimentati non soltanto in San Rossore.
Come Gruppo di San Rossore, ad esempio, abbiamo formalmente avanzato alla regione Toscana precise osservazioni e proposte sulla Val di Cornia dove da tempo si doveva istituire il quarto parco regionale per sottoporre quel complesso e frammentato territorio non già a nuovi vincoli urbanistici ma ad una nuova gestione pianificata e non soltanto urbanistica tra regione e comuni.
Non ci sembra una proposta irragionevole di cui la nuova legge come il nuovo piano energetico dovrebbero finalmente tener conto.