Ci tornano con un libro che uscirà presto e di cui discuteremo in un incontro nazionale nella nostra città.
In un momento in cui non è facile coinvolgere non solo i cittadini ma anche gli addetti ai lavori in un impegnata riflessione istituzionale, culturale e politica sui guai e le esigenze dei parchi e più in generale dell’ ambiente di cui le aree protette fin dall’inizio con la legge quadro del 1991 sono state tra i protagonisti più attivi e qualificati sarà questa una importante occasione per riprenderci la scena.
E faremo tornando finalmente a discutere di politica nazionale che proprio per questa connotazione aveva incontrato fin dall’inizio critiche e riserve perché questo ruolo appariva e rischiava e rischia di essere gestito unicamente o quasi unicamente e malamente dallo Stato e non coinvolgendo regioni ed enti locali.
D’altronde non poche conferme erano già avvenute nella Commissione Bicamerale per le questioni regionali dove discutendo lungamente il ruolo del ministero dell’agricoltura fu sempre puntualmente ribadito che ne sarebbe derivato anche e sempre e indiscutibilmente solo quello ministeriale nella gestione anche del personale distaccato e assegnato ai parchi. Insomma cosa fare presso il parco lo decideva il ministero e non anche il parco. Non fu naturalmente il solo caso perché non meglio sono andate le per le aree protette marine dove sono state addirittura violate apertamente e provocatoriamente le norme delle legge quadro dal ministro Ronchi che per averlo contestato voleva denunciarmi, e non è stato il solo.
Sono queste solo alcune delle ragioni anche se tra le più significative che hanno messo in crisi una politica nazionale di cui è sempre stato e resta difficile individuare le cause effettive. E qui anche il Parlamento -bisogna dirlo- non ha saputo o voluto farlo come gli competeva e gli compete preferendo buttare la palla in fallo. Scaricando cioè le responsabilità provocatoriamente sulla legge quadro e i suoi presunti limiti.
Limiti che sono e restano politico-istituzionali come confermano anche le lunghe e travagliate vicende del Titolo V.
Vicende che hanno liquidato il tentativo di di affidare a regione ed enti locali competenze proprie o delegate su un piano di pari dignità, così la loro gestione per una qualche ragione non è mai decollata. Il risultato è stato inevitabilmente quello di mettere in crisi passaggi cruciali di una politica nazionale nella pianificazione e programmazione dei parchi e delle aree protette anche nei confronti dell’Europa. Sono via via cresciuti i parchi senza piano, senza adeguate risorse, senza presidente o direttore.Le aree protette marine e restano. . E se non bastasse non è neppure mancato un ministro dell’ambiente che ha negato ai parchi –tutti- il diritto ad essere finanziati dallo Stato le cui risorse devono servire ad altro. I parchi insomma devono arrangiarsi da soli avvalendosi del proprio patrimonio territoriale e ambientale senza preoccuparsi più di tanto del rispetto della legge sia che si tratti di paesaggio, montagna, mare, fiumi e così via. Lo stato può questo e altro e regioni enti locali che concordino o meno chi se ne frega.
Ecco queste sono alcune tra le cose di cui discuteremo a Pisa avvalendoci di un libro che raccoglie una serie di importanti e qualificati contributi sulle vicende dei nostri parchi e territori di tutto il nostro paese.
Ne discuteremo per predisporre idee e programmi da avanzare al ministero dell’ambiente e alle nostre istituzioni regionali e locali.
Renzo Moschini