Come si può leggere in una lapide posta nella Cappella del cimitero, duecento anni fa, a Marciana Marina, veniva fondata la V. Confraternita delle Anime Purganti: un anniversario importante, dunque, ma di cui nessuno si ricorda e che non viene festeggiato dalla chiesa locale con la dovuta solennità.
Questo passare sotto silenzio un momento così significativo della storia religiosa del nostro paese mi porta a fare delle considerazioni.
Per duecento anni gli abitanti di Marciana Marina sono stati sepolti in terra consacrata, potendo contare sui posti della Confraternita; sono stati abituati a ricevere il sacramento dell'Estrema Unzione e ad essere assistiti dal loro Pastore nel momento supremo del trapasso; la sera prima del funerale, in casa del defunto, si recitava il Santo Rosario in suffragio della sua anima.
Di tutto questo oggi non c'è più traccia: le tradizioni, anche quelle più care e radicate, ormai non vengono rispettate: mi riferisco, ad esempio, alla funzione del mese mariano che non si celebra più dopo cena, come si faceva da sempre.
Ma ciò che mi stupisce maggiormente è che la Santa Chiesa “mater et magistra gentium” trascuri i suoi fedeli nel momento di essere accompagnati all'ultimo riposo.
I loculi della Confraternita da secoli erano diventati come dei sacrari familiari, ed era piuttosto comune l'abitudine di seppellire i morti nello stesso loculo dove da tempo giacevano genitori, nonni, zii. È stato così anche per mia madre: questa era la sua volontà e io l'ho fatta rispettare.
Ma ormai anche questo non è più possibile e me ne sfugge il motivo, essendo, a mio parere, una pratica che andrebbe incoraggiata, anche a difesa della fede. Tra l'altro, come tutti sanno, nel nostro cimitero i posti scarseggiano e poterne risparmiare qualcuno sarebbe stato utile.
Sembra anche che, per mera “pecunia”, qualche anno fa siano state avviate le trattative per la cessione dei posti cimiteriali ad un ente laico. Ci vendiamo anche i morti?
Noi, che siamo stati battezzati da don Nicola Onetto, restauratore del nuovo cimitero parrocchiale, che siamo stati educati da don Zeni, che abbiamo conosciuto e apprezzato don Seby, don Luciano, don Salvatore, don Mirko, che eravamo sicuri di essere sepolti in terra consacrata, per ritrovarci tutti un giorno nella valle di Josafat, dove aspetteremo la Resurrezione?
Tutto quello che ci è stato insegnato ora non vale più. Purtroppo, altre culture dominano e una cultura straniera sembra prevalere sulla nostra.
Strano il silenzio delle Autorità preposte.
Il Cardinale Vichinsky, glorioso Primate di Polonia, diceva che, prima di rilasciare dichiarazioni, era bene pensarci 48 ore e, meglio ancora, non rilasciarle affatto.
Non è il mio caso, evidentemente.
Ma sono molto preoccupato dalle novità che piano piano si stanno introducendo nella nostra comunità parrocchiale, cancellando e sostituendo quelli che per tanto tempo sono stati i punti di riferimento di tutti i fedeli. Anche lo spostamento della festa di Santa Chiara dal 12 (data cara anche a Mons. Vivaldo) all'11 agosto, per sottomissione al rum Bacardi, in paese non è stato ben accettato e continua a essere oggetto di polemiche e discussioni. Tra l'altro, risulta che ad Arenzano, in Liguria, e in un comune sardo, San Gavino Monreale,, continuano a festeggiare Santa Chiara il 12 agosto, con tanto di messe solenni, processioni e luminarie. Perché per queste parrocchie è possibile e per noi no? È inaccettabile che si usino due pesi e due misure. In questo modo si sconcertano i fedeli.
Temo che questo mancato rispetto delle nostre tradizioni e dei nostri defunti porti i cittadini di Marciana Marina a un distacco da tutte le pratiche religiose e la conseguenza di ciò è sotto gli occhi di tutti.
Qualcuno rifletta su quello che sta accadendo.
Pasquale Berti