Questa piccola frase dedicata alle sardine in tempi non sospetti, ossia prima che migliaia di persone si radunassero nelle piazze italiane per manifestare i loro ideali, mi sembra molto bella, perché esprime in fondo quello a cui molti di noi aspirano, ossia la luce argentata della luna e degli ulivi. Fuor di metafora: il sogno (la luna) e la concretezza (gli ulivi). Siamo stanchi di parole violente, di frasi o atti d’odio, di opposizione, di emarginazione, di intolleranza o menefreghismo; siamo stanchi del clima che si è venuto a creare in Italia negli ultimi anni e che si autoalimenta o è alimentato ad arte senza che le minacce paventate (l’invasione degli immigrati, la sicurezza) ci incalzino davvero. Non possiamo continuare ad assistere inerti agli odiosi rigurgiti di antisemitismo che pensavamo morti e seppelliti da decenni, e alla mancanza di rispetto verso una coraggiosa signora ebrea di quasi novant’anni, Liliana Segre, che avverte, malgrado l’età, la necessità di testimoniare tutti i giorni la sua tremenda esperienza ad Auschswitz, perché quello che è stato non riaccada mai più. Abbiamo bisogno non di demolire, ma di costruire, perché i pericoli veri sono altri e quelli sì ci minacciano davvero: il dissesto idrogeologico che è quotidianamente sotto i nostri occhi e non regge alla pressione del cambiamento climatico già in atto, rivela un’Italia fragilissima, che necessita di interventi immediati per non soccombere; le mafie, di cui si parla sempre troppo poco, imperversano (la ‘ndrangheta è ormai in tutti e cinque i continenti) e oltre a sconvolgere il tessuto produttivo sano con la concorrenza sleale, inondano le nostre città e paesi di una quantità impressionante di droga che rovina tanti giovani e ragazzi; la corruzione, esercitata nelle forme più varie e sofisticate, sottrae alla comunità somme spropositate che potrebbero essere utilizzate per la scuola, la sanità, i servizi, gli investimenti. Di fronte a sfide tali da “far tremar le vene e i polsi”, ciascun cittadino è chiamato a fare la propria parte, che vuol dire adoperarsi per rafforzare la democrazia, le sue istituzioni e la sua Carta Costituzionale, dove troviamo già tracciata la strada da percorrere: l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisemitismo, l’uguaglianza di genere e quella fra le diverse etnie, la libertà religiosa, di parola, di associazione, di espressione, il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, la ricerca della pace, l’affermazione dei diritti umani, sociali e individuali, e la diffusione della conoscenza e della cultura non solo per il pieno dispiegamento delle potenzialità di ciascuno, ma anche come mezzi per il raggiungimento degli obiettivi preposti. Dire che la Costituzione deve essere il faro della democrazia non è un’esagerazione: a scriverla hanno contribuito quei padri costituenti che erano il meglio della società e cultura laica e cristiana del tempo; che avevano vissuto sulla loro carne gli scempi del fascismo e della guerra opponendovisi con la lotta partigiana o con l’impegno personale e che per questo hanno cercato di tracciare la via di un futuro di pace e di democrazia a chi sarebbe venuto dopo di loro.
A noi sta il compito di non rinnegare quei valori, quel patrimonio di civiltà che a sua volta deriva da secoli e secoli di rivoluzioni culturali, religiose e politiche: dalla fratellanza evangelica ai principi illuministici; dall’indipendenza americana all’abolizione francese dei privilegi di casta, fino al nostro risorgimento e alla resistenza. Da tutto questo è nata l’Italia di oggi, ma anche l’Europa che conosciamo, e all’interno della quale il nostro Paese deve vivere e convivere in armonia con gli altri stati, contribuendo a migliorare la casa comune, certo, non a rinnegarla, perché anche l’Europa unita è stata il sogno di tanti grandi e il nostro deve essere un “work in progress” costante per renderla sempre più accogliente.
Le “sardine” che domani si ritroveranno anche a Portoferraio, dopo tante piazze italiane, manifesteranno dunque la loro volontà di contribuire a costruire una società migliore, dove non abbiano posto parole “contro” ma parole “per”, dove all’erezione dei muri si preferisca la costruzione di ponti, dove le lezioni della storia passata divengano monito e lievito per il futuro e dove anche i sogni (la “luna” di cui parlavamo all’inizio) abbiano diritto di cittadinanza e si trasformino in opere concrete, belle e utili, come gli ulivi argentati.
Maria Gisella Catuogno