Decine di selfie con i sostenitori sul palco a fine comizio, con indosso l'immancabile felpa col nome del luogo, hanno concluso le tre ore elbane del capo della Lega una volta Nord, in terra elbana.
Toccata e fuga (in elicottero) per inaugurare la sede del partito e per ripetere dal vivo gli slogan che ripete da ogni canale radiotelevisivo: orgoglio italiano, meno tasse e burocrazia, attacco ai diritti civili travestiti da buon senso, la droga fa male (l'alcol no, quindi dagli di tranne di mojto al Papete), i fascisti non ci sono più (tranne quelli che arrestano con gli arsenali ), la metafora popolare del monolocale che non ci puoi invitare a cena troppa gente per spiegare che non possiamo accogliere troppi immigrati (lasciando intendere un'invasione che non c'è) e, soprattutto, la certezza che la Lega governerà presto la Toscana, con le promesse facenti leva sulle difficoltà dell'insularità: sanità, trasporti ecc.
Ad ascoltarlo, in una Portoferraio blindata e interdetta al traffico, alcune centinaia di persone (in parte provenienti da oltre canale), tra le quali molte Forze dell'Ordine in divisa e in borghese, diversi curiosi confusi tra elettori gaudenti e in parte tripudianti. Notati, nei pressi della nuova sede, i Sindaci di Rio e Porto Azzurro, Corsini e Papi, e l'ex di Capoliveri, Barbetti.
Nessun riferimento, nel sommario programma politico enunciato da Salvini, ai centomila giovani italiani emigrati per lavorare all'estero (anche negli anni in cui la Lega era forza di governo) o all'emergenza climatica che oggi si presentava nella subdola veste di 18°C dopo settimane di pioggia desueta o ad un modesto obolo ai supericchi per poter rilanciare investimenti e occupazione (l'ISTAT ci dice che 600mila italiani detengono 2.500 miliardi, un quarto della ricchezza nazionale).
Un discorso insomma fatto soprattutto alla pancia dei presenti, da un pifferaio magico che, in assenza di suonatori più intonati agli argomenti di cui sopra, si porta ancora dietro la maggioranza relativa degli italiani, come prima Renzi e poi Di Maio.
La novità è però che, per la prima volta da anni, questa narrazione semplificata ha prodotto una reazione popolare pacifica e giovanile, quella cominciata a Bologna con le Sardine che, nelle stesse ore della visita di Salvini all' Elba, ha portato in Piazza Marinai d'Italia (non a caso già Piazza del Popolo) un'energia colorata e festosa, pacifica, ecologista e femminista, riflessiva e dotata di memoria storica.
Le Sardine insommma anche all'Elba ci sono, ed hanno dimostrato di saper rispondere alla contemporanea piazza dell'uomo solo al comando, con una sorta di assemblea a leadership diffusa, disciplinatamente priva di bandiere di parte, ma parlante con quattro ore filate dense di interveti trasversali generazionalmente, tematicamente, ma mai noiosi, interventi parlati o cantati, indirizzati dalle parole d'ordine scandite da tantissimi striscioni "miracolosamente" approntati da un fulmineo "atelier" che li ha confezionati in una manciata di giorni.
E' vero, la Piazza delle Sardine hà espresso una presenza che reclama una rappresentanza politica che purtroppo al momento non si vede ancora. Ma intanto giovanotti/e e pantere grigie hanno dimostrato che il potenziale per contrastare l'ondata oscurantista legaiola c'è, e che che c'è un popolo che ha voglia di fondersi, di unirsi e trovare un'efficienza operativa sui basilari fronti indicati dallre sardine primigenie.
Un'opportunità di dialogo offerta alle diverse tradizionali forze politiche antifasciste, antirazziste etc, ma anche la rischiesta alle stesse di cambiare registro, uscire dai clubbinni che sono diventate, e confrontarsi con la gente reale, come quella della piazza delle Sardine anche ferajesi, pena il perdere definitivamente contatto dalle persone che aspettano di essere rappresentate anche da diversi soggetti pollitici
cr - sr
(nb altre immagini delle due manifestazioni sarabnno pubblicate nelle prossime edizioni)