In questi giorni il Gruppo di San Rossore, ha proposto una Conferenza nazionale sull'ambiente. Naturalmente da farsi quando saremo tornati alla normalità e potremo riunirci senza rischi virali.
Abbiamo già raccolto apprezzamenti e adesioni incoraggianti, chi ci sollecitano a mettere a fuoco fin da ora su siti e internet i temi che in tanti casi avremmo dovuto discutere e definire già tanto tempo fa, quando della conferenza nazionale, già allora proposta ce ne infischiammo.
Va premesso che è stato già deciso che a metà giugno a Marsiglia dovrebbe svolgersi il Congresso internazionale dellUICN su parchi e ambiente, che però è in attesa di conferma.
Se tarderà ancora potremmo pensare alla nostra, altrimenti dovremo farla dopo.
Comunque cominciare a discutere dei problemi sul tappeto, va bene in entrambi i casi.
Di questi problemi voglio qui ricordarne solo qualcuno. Sicuramente un nodo decisivo è se riusciremo a superare la separatezza tra le vicende ambientali —a partire dai territori protetti dal parchi e da altri organismi e le altre politiche a partire da quelle economico-sociali. Politiche risultate sempre più condizionanti —e dannose- per lambiente.
La Conferenza nazionale dovrà coinvolgere e impegnare entrambe le rappresentanze.
Laltro aspetto, di non minore importanza e urgenza, riguarda i ruoli istituzionali. A partire proprio dal Parlamento e dal Governo. Il primo —lo so per esperienza anche personale nella Commissione affari costituzionali e Commissione bicamerale per le questioni regionali- nella fase di avvio delle politiche ambientali ha faticato molto fare arrivare in porto nuove leggi innovative. Ma in questi ultimi anni le cose sono decisamente peggiorate, come non era mai accaduto.
Una delle poche cose positive è il ministro dellambiente, che rispetto a non pochi suoi predecessori, rincuora.
Se passiamo alle regioni, il quadro non migliora e non solo per il difficile rapporto centro —periferia, ma anche qui nel merito -ambiente in testa-. Se a lungo una delle difficoltà maggiore è stata il rapporto, ad esempio, tra Parchi nazionali e regionali, ora in troppi casi è una ripresa di interventi —anche in regioni come la Toscana-che da un lato sbrindellano aree costiere interregionali già esposte a gestioni fasulle. Con assessorati ancor più strambi. E questo alla vigilia di elezioni regionali, dove programmi e candidati dovranno essere seri e convincenti.
Che i rimedi e le correzioni passino poi dalla abrogazione delle regioni, come sostiene qualcuno in territori dove i bischeri evidentemente non mancano, è tutto dire.
E se non bastasse, ci cono anche quelli che voglio abrogare le province come se non fossero già state brutalmente penalizzate.
Di fronte ad una quadro del genere cosa si può e si deve fare? Innanzi tutto la Conferenza nazionale dobbiamo riuscire a farla precedere da riflessioni regionali, tanto più se le elezioni saranno spostate.
Insomma abbiamo bisogno di uno stato-costituzionale, dove stato, regioni, enti locali devono riuscire, insieme, a governare e non a litigare e a fare danni di cui vergognarsi.
Chiaro?
Renzo Moschini