Giorni fa leggevo una chat su facebook di un signore che poneva, polemicamente, questa domanda: "Come mai la sinistra non critica l'Unione Europea?"
Ho pensato per prima cosa che questo signore non doveva essere un lettore assiduo di giornali o che, comunque, leggeva solo quelli che gli davano ragione.
Al di là di tutto resta il fatto che le critiche all'UE da parte della destra sono sostanzialmente diverse da quelle della sinistra. Nel primo caso si pone come soluzione alla crisi esistente una sempre maggiore incisività del sovranismo degli Stati membri accettando decisioni unitarie solo di tipo economico sempre nel caso in cui possono essere utili al singolo Stato. Dalla sinistra, anche se in modo molto "timido", si propone di dare alla politica, e non più prioritariamente all'economia, il ruolo sovrannazionale delle decisioni da prendere soprattutto ora che la pandemia fa paventare una regressione globale.
In questi giorni Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, (che alcuni giorni fa con alcune sue dichiarazioni avventate ha fatto crollare la Borsa italiana a -27) propone di utilizzare il fondo europeo per sostenere gli Stati in difficoltà, affiancando i desiderata degli Stati del Nord Europa, (più noto col termine MES) pari a circa 540 miliardi che, goccia nel deserto, non farebbe che aumentare la crisi degli Stati già fortemente indebitati (vedi Italia).
Dall'altra gli Stati del Sud Europa (con la Francia che fa l'occhiolino all'Italia e sorride però alla Germania) propongono gli eurobond che servirebbero a garantire la solvibilità del debito riducendo il rischio di inadempienza se tutti e 17 i Paesi con moneta unica garantissero la solvibilità: gli eurobond restano comunque una scelta politico-economica a medio respiro.
Cosa sostengono intanto gli economisti italiani "neo-liberali"?
"E' necessaria una maggiore spesa pubblica e contemporaneamente una minore pressione fiscale" (vedi un articolo di ieri del "Il Corriere della Sera").
Ma dove prende i soldi lo Stato se ne arrivano di meno dalle tasse, soprattutto in Italia dove gli evasori fiscali sono una realtà cospicua? Con una situazione tale che vede l'Europa spezzata in due ci si permette poi una "riflessione di 15 giorni" mentre il resto delle potenze economiche mondiali ha già deciso sul proprio futuro.
Le due posizioni contrapposte hanno portato ad una crescente paralisi nel prendere decisioni realmente comuni e a lungo respiro da parte dell'UE che può preludere alla sua stessa disgregazione. I movimenti di estrema destra si stanno sempre di più rafforzando tanto che il presidente dell'Ungheria Orban si è fatto dare dal suo governo pieni poteri con la scusa della pandemia e il Parlamento di Bruxelles non ha mosso un dito per sanzionarlo.
Come si può immaginare un piano economico serio senza la partecipazione dell'UE?Altiero Spinelli, ritenuto uno dei principali teorici del pensiero europeista, durante il periodo di confino presso l'isola di Ventotene in quanto oppositore del regime fascista, sosteneva la necessità di creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali che doveva avere il compito di mobilitare tutte le forze popolari attive nei vari Paesi al fine di far nascere uno Stato Federale con una propria forza armata e con organi e mezzi sufficienti a far eseguire nei singoli Stati federati le sue deliberazioni pur lasciando ad essi l'autonomia di una loro vita politica peculiare ad ogni singolo Stato con lo scopo ultimo dell'emancipazione delle classi lavoratrici e della realizzazione per esse di condizioni di vita più umane.
Va ricordato, a tale proposito, anche il contenuto dell'art.11 della nostra Costituzione: "L'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Di fronte all'attuale problema di un possibile crollo dell'occupazione più che mai realistico viste viste anche le caratteristiche peculiari dell'Italia (vedi fra tutte l'industria del turismo), mi torna alla mente uno slogan lanciato nel '68 dal gruppo di "Lotta Continua" che diceva più o meno così "Lavorare tutti lavorando di meno" che "tradotto" significa: lavoro più esteso possibile in un ambiente umano ed anche l'inizio di una canzone di "lotta" sempre di quei tempi: "Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorar e capirete la differenza fra il lavorare e il comandar". Ma, al di là dei miei ricordi giovanili, è comunque necessario rivedere le regole (a patto che ci siano) dell'economia globalizzata almeno su un punto: no allo sfruttamento disumano delle persone e allora almeno la metà dei prodotti che importiamo dall'estero sarebbero bloccati alla "frontiera".
Riccardo Osano