Sono parecchie settimane che si discute sulla stampa nazionale ed internazionale della cosidetta ‘fase due’. Se ne sentono di tutti i colori, ma a breve una linea precisa dovrebbe essere fornita e dovrebbe essere chiarificatrice. Ce lo auguriamo. Ogni realtà economica e sociale, nonché territoriale va da sé che abbia esigenze del tutto diverse e sebbene le linee guida debbano essere comuni, le stesse vanno adattate e cucite su misura con quelle del microcosmo sociale ed economico ove si andranno ad applicare.
I commenti sulla stampa nazionale non sono molto rassicuranti quando leggiamo ad esempio: (…) Ad inizio settimana, il Presidente del Consiglio aveva annunciato che avrebbe parlato agli italiani per comunicare quello che ha lui stesso ha definito un piano “articolato e complesso” per la ripresa, in vista della scadenza del prossimo DPCM, il prossimo 4 maggio che corrisponderà con l’allentamento delle misure. In tanti avevano ipotizzato un intervento nella serata di ieri che non c’è stato. Altrettanto difficile che parli oggi, 25 aprile, una ricorrenza che dovrebbe essere lasciata fuori da un dibattito che ha comunque implicazioni politiche. Ecco che la data giusta potrebbe essere quella di domani, domenica 26 o al più tardi lunedì 27 aprile. Sempre che si riesca a trovare la quadra. (…)
Nello specifico della nostra realtà elbana non ci sono neppure di grande aiuto i vari servizi televisivi, come quello di Piazza Pulita dello scorso giovedì da Positano, dove illustri Colleghi sono pronti, ma in attesa che arrivino dal Governo e dalle Autorià, più in senso lato, le indicazioni su come e quando ripartire. E nel frattempo si spostano tavoli nei ristoranti, si inquadrano cucine chiedendosi in quanti potranno lavorarci e si continuano a fare interviste a gestori di stabilimenti balneari, che spostano lettini e ombrelloni, come se l’economia turistica italiana si basasse solo o soltanto sul metro in più o in meno da stabilire sui lidi pubblici e privati.
Intanto il tempo passa e se è pur vero che i mesi di lavoro effettivamente reddituali sono di là da venire, ossia luglio agosto e una parte di settembre, poiché, diciamocelo, fino ad allora in genere si coprono solo i costi, ‘si sta come d’autunno sugli alberi le foglie’ citando un magnifico passo ungarettiano. Prima che le foglie cadano del tutto va forse chiarito un punto fondamentale che ci riguarda come ‘sistema turistico elbano’.
A differenza di molte altre realtà geografiche e pandemiche italiane, dove la ‘protezione’ deve essere reciproca nella domanda e nell’offerta di beni e servizi, qui sullo Scoglio essa dovrà essere per lo più unidirezionale, ossia rivolta ad evitare che l’infezione arrivi dall’esterno e ci porti al collasso.
Una pandemia elbana sarebbe, malgrado le giuste e doverose misure prese dalle autorità sanitarie locali e regionali, difatti ingestibile in estate, anche con mille elicotteri in servizio: partiamo quindi da questo assunto. Quindi il nostro problema deve essere inquadrato in una ottica di ‘protezione dall’esterno’. Ne consegue ciò che ripetiamo da settimane e che stiamo praparandoci a mettere al servizio delle autorità e della cittadinanza, oltre che ovviamente dell’impresa elbana: dobbiamo prepararci. Non va immaginato alcunchè, né dobbiamo pensare a come faremo: basterà avere quelle ‘dieci cose’ definite dalle auorità sanitarie ‘da fare’, imparare a farle bene ed infine con diligenza e sacrifico applicarle. Negli hotel, nei ristoranti, nei bar, sulle spiaggie e nei negozi al dettaglio. Ovviamente, detta così, si potrebbe obbiettare che si stia semplificando troppo: tuttavia meglio avere poche idee, ma molto chiare.
Ho avuto a tal propossito una conversazione molto interessante tempo fa con un medico e amministratore di rilievo locale, persona stimabile, con il quale abbiamo cercato di trovare la quadra tra l’esigenza di semplificare il da farsi con quelle che sono le giustissime misure prudenziali da prendere, per impedire che l’incubo che abbiamo evitato fino ad ora non si concretizzi poi in estate per troppa superficialità. Alla fine ci siamo chiariti e bene. La preannunciata fase due, dal 4 maggio, dovrà essere la giusta occasione per provare a dare una risposta pratica e rapida a chi si chiede cosa possiamo fare. Non dobbiamo, come vediamo spesso in televisione attendere, ma dobbiamo essere noi in primis a rimboccarci le maniche: studiare le direttive e metterle in pratica dopo che le avremo studiate. In questo senso vanno intese le proposte che, in punta di piedi e con rispetto verso le Autorità preposte, stiamo portando avanti come privati. Ben vengano ovviamente le suddette indicazioni, che osserveremo rigorosamente, pur tuttavia certi che i primi che debbano aiutarci in un momento coì drammatico siamo noi stessi.
Leggiamo ancora sulla stampa: (…) Nelle prossime riunioni affronteremo meglio anche il tema dei ristoranti, dei bar e tutto il comparto del turismo che è uno dei più importanti. Così il premier Giuseppe Conte, riferiscono all'AGI alcuni partecipanti alla riunione che si è tenuta in video conferenza, ha concluso l'incontro della cabina di regia alla quale hanno preso parte le regioni e i comuni. Il motto del governo sarà andate in vacanza in Italia, ha spiegato il premier secondo le stesse fonti. (…)
Ecco: ci accodiamo alle direttive del nostro Premier. Quando avremo indicazioni certe la nostra parte siamo pronti a farla, bene ed in fretta.
Jacopo Bononi