Il 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della Libertà di stampa, per ricordare che in molte parti del mondo i giornalisti sono perseguitati e percepiti come nemici del popolo e della democrazia.
L'emergenza covid-19 costringe ad iniziative digitali, fra queste il tweet storm, dalle 11 alle 12, per ribadire #NoBavaglioUngherese.
"L'iniziativa - spiega la Federazione nazionale della stampa italia (FNSI) - è volta a sostenere i giornalisti ungheresi, che si trovano a vivere e lavorare in un paese dove il presidente Viktor Orban ha chiesto e ottenuto dal Parlamento pieni poteri sine die. Una situazione denunciata con forza dalla Federazione Europea dei giornalisti".
Colgo l'occasione per richiamare la situazione problematica in cui si trova l'Ungheria.
Siamo di fronte ad un modello di democrazia illiberale. Il pericolo è che possa espandersi in Europa. Il nazionalismo identitario costituisce uno dei principali presupporti della guerra, come il Novecento ci ha (?) insegnato.
L'Europa deve vigilare sull'emergere di questa realtà, soprattutto in questi giorni in cui è necessaria la collaborazione per dare risposte adeguate ed "europeiste" all'attuale situazione.
Il modello-Orban, quindi, è una minaccia per l'Europa. Ma lo è anche per la Chiesa.
Perché Orban ha presente un'idea di cristianesimo che considera incompatibile con al democrazia liberale. Un cristianesimo, slegato dal Vangelo e dall'insegnamento ecclesiale, che si basa sulla contrapposizione fra la propria verità e la falsità di tutte le altre visioni e culture, una realtà caratterizzata dalla chiusura e dall'odio xenofobo. Una sorta di religione civile, capace di essere polo di aggregazione e consenso, in un Paese nel quale la stragrande maggioranza della popolazione si dichiara non credente.
Insomma, tempi complessi. Questi ci sono dati, questi dobbiamo vivere e in questi scegliere la direzione da intraprendere. Come europei ed eredi del fecondo incontro fra cristianesimo, democrazia e libertà.
Nunzio Marotti