Ruggero Barbetti, vicesindaco di Capoliveri, informa i concittadini elbani di un suo manifesto programmatico 2020-2025 chiamato “Elba isola autonoma” in cui sono elencate 5 azioni per cambiare.
Come concittadino elbano lo ringrazio.
Come concittadino elbano conosco l’azione amministrativa che Barbetti ha svolto in tanti anni di amministratore pubblico e mi fa piacere conoscere quella che intende svolgere nel prossimo futuro.
La propone a tutti, questa sua azione amministrativa futura, perché secondo lui potrà servire al miglioramento della qualità della vita: una visione strategica per un “Nuovo Rinascimento dell’Elba” parole
testuali nella prefazione alle 5 azioni per cambiare.
Ho letto con attenzione.
Alla fine, una prima domanda è sorta spontanea: perché questo manifesto rivolto ai concittadini.
L’attività di pensiero è sempre gradita e va rispettata.
Chi la manifesta pubblicamente sa che può essere sottoposta a critica come ad elogio.
Che dire allora?
Non ho trovato cenno ad alcuna politica del lavoro che apra alla creazione di posti di lavoro per tutto l’anno a lavoratori e lavoratrici specie giovani che oggi assai spesso sono costretti a lasciare l’Elba per mantenere una famiglia trovando altrove quel lavoro stabile annuale che purtroppo all’isola non esiste.
Tutto ruota ancora intorno al turismo balneare e ambientale.
Entrando nel merito delle “5 azioni per cambiare” vorrei soffermarmi brevemente sull’azione numero 3 chiamata “isola d’Elba zona franca urbana (insulare)“.
La zona franca non sarebbe un fatto nuovo per l’Elba, nuovo sarebbe se fosse solo urbana, solo cioè per le imprese.
Zona franca lo fu infatti, ma per tutti, ai tempi di Cosimo I, poco dopo la fondazione di Cosmopoli.
Negli anni sessanta del secolo scorso la propose Raffaello Brignetti, noto scrittore di mare.
Più recentemente agli inizi degli anni duemila, il sottoscritto riprendendo quanto Brignetti sosteneva, scriveva che una zona franca per l’Arcipelago toscano poteva essere cosa buona ed utile (vedi
Elbaoggi settimanale online, anno I numero 15 di venerdì 13 luglio 2001; Il Tirreno cronaca dell’Elba giovedì
10 maggio 2001).
A quel tempo il dibattito politico era incentrato sul federalismo amministrativo e sulla nascita del Parco nazionale.
La proposta zona franca per l’arcipelago fu “cavalcata” a destra e a sinistra dello schieramento politico.
Nel 2011 riprendendo a parlare di zona franca sostenevo quanto dieci anni prima avevo scritto: cioè una zona franca sarebbe utile non solo per le imprese ma per tutti i cittadini insulari che abitano e vivono
all’Elba cioè famiglie, pensionati e lavoratori, ricordando quanto a tale proposito è stato fatto in altri arcipelaghi europei come quelli di Madeira (Portogallo) e delle Canarie (Spagna).
Dopo tanti anni trovo ancora attuale la proposta di una zona franca non solo per l’impresa ma anche per la famiglia, i lavoratori, i pensionati residenti ed abitanti sull’Elba.
Purtroppo sono trascorsi venti anni senza che sia accaduto niente.
Però, se ben ricordo, mi pare che qualcosa di franco è nato: una associazione chiamata porto franco.
Anche lei poi è scomparsa.
Marcello Camici