Il giornalista Luigi Rizzo, sul quotidiano “La Repubblica”, nel commentare il decreto-legge “Cura Italia” del 17 marzo scorso, aveva parlato di “delirio legislativo” per la presenza di una quantità incredibile, estenuante di richiami a precedenti norme di legge, decreti ecc.. Ce ne sono la bellezza di 472! E’ stato “ripescato” anche un regio decreto del 1910. Di 110 anni fa!
Non ho letto tutti i 266 articoli del recente decreto del “Rilancio”. Ne ho letti solo due, il 119 e il 121 relativi all’ecobonus e al sisma bonus e ho contato 42 richiami! Dunque i 472 del “Cura Italia” saranno abbondantemente superati.
Eppure nel 2009 è stata approvata una legge che obbliga la Pubblica amministrazione a scrivere i testi dei propri provvedimenti in modo che possano essere facilmente compresi. Il principio della trasparenza vuol dire anche questo e non solo l’obbligo di rendere pubblico ogni atto, di facilitarne la consultazione o il rilascio di copie. Eppure, non ostante la legge del 2009, il “delirio legislativo” non è scomparso. Resta ancora difficile a chi scrive i testi liberarsi dalla brutta abitudine, per non dire dalla “civetteria”, dei richiami spesso inutili ed aprirsi ad un linguaggio meno tecnico e specialistico, più vicino alla lingua parlata dal cittadino comune.
In questi giorni ho letto anche alcune ordinanze della nostra Regione. Tutte infarcite spesso di periodi contorti, incomprensibili tipo:” Ritenuto che la LETTURA COMBINATA dell’art.1, comma 1, lettere z) ed aa), alla luce della RATIO DESUMIBILE dall’attuale CONTESTO NORMATIVO E FATTUALE, POSSA CONDURRE ALLA CONCLUSIONE........... Tutte affogate in un mare di riferimenti a leggi, decreti-legge, decreti del Presidente del Consiglio, direttive dell’Organizzazione mondiale della sanità, della Protezione civile, allo Statuto regionale e alla Costituzione. Anche quelle che si limitano a vietare di mettere a disposizione dei clienti, in locali aperti al pubblico, giornali, riviste, depliants....... o a spostare il termine del taglio dei boschi cedui dal 15 al 31 maggio!
Il “virus” della NON trasparenza, della mancanza di semplicità, infetta anche gli Enti locali (Province e Comuni). Al Comune di Portoferraio si scrivono delibere o atti dirigenziali su tre/quattro pagine di fogli A4, piene zeppe di citazioni di leggi, decreti, regolamenti, richiami a pareri, circolari ed altro anche per incarichi o acquisti di modestissima entità. Un solo esempio, per non farla troppo lunga: l’acquisto di una corona d’alloro, con fascia tricolore, da deporre al monumento ai Caduti il 4 novembre dello scorso anno, al prezzo di euro 80,00, Iva compresa!
Un tempo, quando non c’erano i computer con i loro programmi di scrittura, ma erano a disposizione degli uffici le lettere 22 o 32 della Olivetti e poi le macchine elettriche che andavano a capo da sé, si scriveva molto meno, si era più “stringati”.
Certo quando una Ammintrazione compie scelte importanti come l’approvazione di un piano urbanistico o il recupero di un immobile di valore, è necessario scrivere una buona motivazione, ma non serve usare oscuri termini tecnici o perdersi in inutili richiami. Anche perché non è detto che uno stile giuridicamente “forbito” garantisca la legittimità degli atti.
Sarebbe una gran cosa se la drammatica esperienza dell’epidemia ci facesse capire l’assoluta necessità di avere una Pubblica amministrazione capace di rapportarsi, di comunicare con i cittadini in un modo preciso e chiaro e l’assoluta urgenza di rinnovare e snellire le strutture burocratiche a livello statale, regionale e locale definendo anzi tutto, con nettezza, i confini delle rispettive competenze. E’ desolante lo spettacolo di un Paese diviso, anche di fronte ad una emergenza nazionale, da irrefrenabili smanie di protagonismo di Governatori regionali e di Sindaci.
Giovanni Fratini