Il dramma del suicidio/implosione del Partito Democratico a seguito dell'elezione del presidente della Repubblica e prima ancora del risultato elettorale, avrà come effetto un'onda d'urto che, come avviene nell'immolazione dei kamikaze, avrà ripercussioni non solo sul corpo di quel partito (che pure era il pezzo più grande di una sinistra senza vera casa) ma anche sul già frantumato resto dello schieramento progressista nel quale in Italia, per tragica mancanza di cultura ecologista a destra, si identifica la stragrande maggioranza dell'ambientalismo.
Il Pd terremotato appare come qualche antico edificio de L'Aquila dopo il terribile sisma, si potrà anche salvarne la facciata, ma l'interno appare già svuotato da una durissima rivolta della base contro una classe dirigente che si è mostrata, per l'ennesima volta, incapace di ascoltarla e, cosa ancora più drammatica, dal silenzioso esodo degli elettori, già confluiti in massa nel voto di protesta a Grillo che si è trasformato in sostegno ad un uomo limpidamente di sinistra e laico (gravissimo difetto...) come Rodotà. Quell'edificio, quella che voleva essere una casa comune di culture diverse è ora di fatto inabitabile e chi si mettesse a restaurarla probabilmente spenderebbe molto più di quanto potrebbe trarne e rischierebbe di cadere nei molti trabocchetti e tagliole disseminate dai vecchi proprietari.
Come ha detto Beppe Civati riprendendo Michele Serra: «Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono e la temono. Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi. Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd». Purtroppo questo pezzo di Pd è quello che ha chiuso a quel partito ogni prospettiva non diciamo socialista, ma socialdemocratica (non moriremo socialdemocratici come ebbe a dire il non compianto Rutelli), raccontando che la sinistra è una cosa del passato, vecchia, superata, sbeffeggiando non solo il loro elettorato che credeva di votare a sinistra, ma eleggeva un'oligarchia autoreferenziale e qualche giovane carrierista di una politica ridotta ad amministrazione tecnicistica e ad una tattica infinita senza idee, ad un galleggiamento in un mare piatto e senza orizzonte.
Chi si illude di recuperare decenni di storia con un congresso o con altre primarie, che si sono rivelate pannicelli caldi sulla crisi devastante di rappresentanza ed identità del Pd, non sembra davvero aver capito cosa sta succedendo in questo Paese disperato perché nessuno pratica più la speranza.
L'accanimento terapeutico, la sospensione di tutto, l'avvio di mesi di lunghi coltelli di un congresso di disperati fantasmi della politica, mentre Napolitano fa quel governo delle larghe intese a guida Pd ed a trazione Pdl-Monti, messo come inevitabile condizione per continuare a portare la croce, sarebbe letale e la divisione di quel che resta del Pd, come scrivevano ieri anche due ambientalisti non certo comunisti (anzi "renziani") come Ferrante e Della Seta, sembra inevitabile e probabilmente salutare.
Quello del Pd era ormai un esperimento fallito ed abortito che non ha saputo portare a termine quella fusione fredda tra ex comunisti ed ex democristiani (anche se qui l'ex forse non è proprio azzeccato) che non poteva portare alla formazione di un partito della famiglia socialista e progressista europea, ma tutt'al più ad uno strano ibrido liberal-democratico temperato dal cristianesimo sociale e da un timido ed intermittente richiamo alla sinistra, con il rosso espunto anche dalle bandiere ed il verde consegnato ad una intelligente pattuglia di Ecodem che non ha potuto contaminare fino in fondo un partito troppo preso a barcamenarsi nell'esistenze per poter solo pensare al futuro. L'impressione di questi anni era quella di un partito scollegato perfino dai suoi programmi, di un partito che blandiva l'elettorato di sinistra per poi fare altre cose, dell'unico partito progressista europeo che stava prudentemente lontano dal più grande sindacato del suo Paese (la Cgil, con solo 6 milioni di iscritti...) e criticava ad ogni piè sospinto la sua punta più avanzata: la Fiom.
Un partito nazionale più incline a frequentare le assemblee di Confindustria che a mescolarsi con il popolo sempre più impoverito e inviperito con il quale aveva quotidianamente a che fare la sua bistrattata ed ignorata base militante, ringraziata solo per aver organizzato le primarie e riscosso l'obolo di 2 euro. Un partito del quale si diventa dirigenti ed amministratori senza esserne stati militanti, che ha paura della passione ideale, che si sottrae al confronto, che aborrisce lo scontro, che evita di affrontare il nodo pesante della crisi italiana perché renderebbe necessaria la critica di un ipercapitalismo che non si è più in grado di fare perché diventata un tabù.
E' chiaro che da tutto questo non potrà che nascere qualcosa di nuovo, sperando che i morti non trascinino con sé i vivi. E' chiaro che un nuovo partito della sinistra italiana dovrà disfarsi non solo dei cascami del vecchio Pd, ma anche delle spesse ragnatele che paralizzano la residuale (e sedicente) "sinistra radicale", è chiaro che la nuova forza della sinistra italiano non potrà che partire dalla passione, dalle lacrime e dalla rabbia dei militanti e degli elettori del Pd traditi. E' chiaro che un nuovo partito della sinistra dovrà essere fortemente innovativo e che l'innovazione si chiama ambiente, economia verde, sostenibilità ambientale e sociale, scuola, ricerca, formazione, nuovi lavori. Ma è anche chiaro, come ci hanno amaramente dimostrato questi anni di sconfortante resa al pensiero unico, che il nemico di questo nuovo Partito non potrà come sempre essere il suo vicino più prossimo, è chiaro che se questa nuova sinistra nascesse per annichilire il vecchio Pd commetterebbe un errore speculare, è chiaro che se questa nuova sinistra fosse la somma di capetti e leaderini bolliti che ha dato vita alla Lista Ingroia sarebbe un nuovo disastroso arcobaleno che dura fino a che il terreno è bagnato.
L'iniziativa presa da Vendola sembra buona se si muove in questa prospettiva, se parte dall'azzeramento di quel che c'è per costruire una classe dirigente che non c'è, a partire da Sel, per creare qualcosa di generosamente migliore, anche nei simboli recuperati che dovrebbero avere il rosso del movimento operaio dal quale viene la sinistra senza vergogna, il bianco della pace ed il verde della speranza e dell'ambiente, un partito con i colori dell'Italia che guarda ad una nuova Europa e che lavora per costruirla insieme ai progressisti ed agli ambientalisti.