L’emergenza planetaria dalla quale stiamo faticosamente uscendo ha fatto riemergere la necessità improrogabile di avere una politica di tutela e di indirizzo del territorio univoca, per non dare (come purtroppo invece è avvenuto ancora una volta nelle ultime settimane) l’impressione di una entità disgregata e disomogenea, mentre dal resto del mondo questa micro realtà di poco più di 200 kmq e di poco più di 30mila abitanti è universalmente conosciuta ed identificata come ELBA.
E’ chiaro a tutti che per evitare di farsi del male da soli si debba parlare proprio a quel resto del mondo, che magari speriamo venga di nuovo a trovarci a casa nostra per alimentare la nostra unica fonte di sostentamento, con una voce unica e capace di esprimere intenti e lanciare messaggi indirizzati in una unica direzione. Ma è altrettanto chiaro che se la corsa al comune unico dell’isola d’Elba riparte nel modo in cui è ripartita si continua a farsi del male da soli.
Pur approvando ed applaudendo la sortita di un gruppo di persone che avrebbe proposto nei giorni scorsi una nuova iniziativa referendaria, non si può che prendere le distanze dal fatto che i modi per farlo sono stati clamorosamente sbagliati, andando ad inserirsi - con troppa fretta e senza una maggiore condivisione preventiva - nella campagna elettorale per le prossime elezioni regionali, dando fra l’altro improvvida ed indebita pubblicità ad un personaggio istituzionale già candidatosi per quell’appuntamento elettorale.
Modi sbagliati, dunque, ma buone intenzioni e tempi maturi per concretizzarle, come ha confermato il coro di pareri che si è levato dalla politica locale e da personaggi autorevoli in maniera assolutamente trasversale. La stessa Fondazione Elba, per bocca del suo presidente Marco Mantovani, ha ribadito questi concetti. Ma non è questo il dato più incoraggiante: a far ben sperare, stavolta, sono i riscontri che arrivano dai social media, vera piazza virtuale delle opinioni della gente isolana, con molte prese di posizione arrivate anche dai giovani, che finalmente si rendono conto della importanza di fare una scelta coraggiosa per far sentire al resto del mondo più efficacemente la voce dell’isola.
E’ chiaro che non tutti potranno essere d’accordo ma stavolta la maniera per trovare una maggioranza capace di pilotare questa svolta epocale si può trovare. Non servirà, dunque, la corsa ad un referendum improvvisato, ma una preparazione condivisa ad un cambio di passo che metta tutti d’accordo. Una costituente del Comune dell’Isola d’Elba (basta parlare di comune unico, porta male) che tenga conto di tutto e di tutti con equilibrio e rispetto di ogni singola comunità. Quindi, tutti a sedere intorno a un tavolo a portare il proprio contributo e prendiamo in maniera collegiale le decisioni giuste. Facciamo tutto presto e bene, aprendo soprattutto al contributo dei più giovani, di coloro che hanno una percezione della politica che finora li ha scoraggiati ad alzare la mano ed esprimere il proprio parere. Del resto, è tempo che anche e soprattutto da loro arrivi il contributo che servirà a tornare a fare politica, sottraendola al monopolio mediatico dei soliti noti e ricreando una piazza – prima virtuale e poi concreta – per amministrare al meglio il luogo dove viviamo e dove vorremmo che crescessero i nostri figli e i nostri nipoti. Prima possibile, per favore: prima che un’altra pandemia spazzi via tutto e ci faccia ridiventare un popolo di pescatori e di cercatori di funghi.
Claudio De Santi