Con un’interrogazione parlamentare viene invitato ora lo stesso Parlamento a promuovere nell’interesse regionale e nazionale le opportune iniziative di indagine e controllo sulle opere e sulle modifiche apportate fino adesso sull’acquedotto dell'Elba.
Interrogazione parlamentare
Sembra il resoconto di una moderna “tela di Penelope”, il racconto apparso in questi giorni sulla stampacirca l ’operato della Regione Toscana tramite l’ Azienda Servizi Ambientali (ASA) e dell’ Autorità Idrica Toscana (AIT). Queste di fatto, non riescono a risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico dell’Elba, malgrado da decenni mantengano il monopolio dei progetti e delle opere dell’ acquedotto dell’Isola.
È stata recentemente presentata dal Sen. Patrizio LaPietra un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’Industria, della Finanza e dell’ Ambiente sul tema delle altalenanti decisioni degli Enti responsabili della rete idrica dell’ Elba; interrogazione che non sembra però, essere stata ben compresa dai due Enti in quanto le loro considerazioni apparse on-line sull’ argomento, non trattano che marginalmente i contenuti dell’ atto di sindacato ispettivo proposto dal Senatore.
Si tratta di una interrogazione chiara e inequivocabile sulla complessiva gestione dell’approvvigionamento idrico dell’isola d’Elba e sulle altalenanti decisioni di concludere, ciò che l’Ente di gestione inizia a realizzare ma che poi trasforma in altro progetto.
Una notizia non rispondente
La necessità dell’intera Elba di possedere un acquedotto efficiente è una prerogativa che non può essere posta in secondo luogo, non solo per le necessità demografiche residenti, ma anche per il turismo nazionale e internazionale. L’Elba non può trovarsi infatti, di fronte ad una situazione di carenza idrica,che sarebbe catastrofica per l’unica risorsa economica di un certo spessore che l’Elba trae durante la stagione estiva.
All’interrogazione parlamentare che chiede notizie soprattutto sui progetti sovvenzionati,iniziati e poi abbandonati, maleggendo le motivazioni apparse recentemente a cura dell’ Ente di gestione su quasi tutti i quotidiani on-line, questo preferisce non rispondere, parlando invece in senso generico delle vicissitudini dell’acquedotto riferite a un passato remoto e non certo brillante, ma che comunque è estraneo al contenuto dell’ interrogazione.
Nell’atto parlamentare si chiedeva infatti per quale motivo,dopo aver progettato e iniziato a costruire nel territorio dell’Isola i 21 laghetti di deposito idrico dell’acqua piovana a supporto della portata dell’acquedotto, queste opere sono state interrotte e abbandonate.
Non si comprende, come siano usciti fuori, in risposta a quanto richiesto nella interrogazione, 30 laghetti che la società indica come se fossero questi di cui si chiede notizia. Mentre è ben chiaro per tutti che i 21 laghetti di cui viene domandata ragione dell’abbandono del progetto, sono altri. Di questi altri, il primo è stato costruito, davanti a Portoferraio in località Condotto.
A quanto è dato sapere, il manufatto è costato oltre un milione di Euro e poi abbandonato e inutilizzato unitamente alla relativa condotta di allaccio all’acquedotto, finanziata e installata precedentemente.
Il paradosso dell’insuccesso
L’interrogante chiede poi ai Ministri competenti di conoscere l’iter delle sovvenzioni ottenute per il progetto di costruzione di queste opere che ovviamente, non potevano essere avviate senza la relativa copertura finanziaria.
Sembra quindi, da come lo stesso Senatore La Pietra argomenta, che l’unico servizio prodotto dalla fallita funzionalità del progetto così concepito da parte di AIT e ASA, sia stato quello di avvalersi paradossalmente dello stesso insuccesso per ottenere dalla Regione Toscana l’approvazione e la sovvenzione di quello successivo, fino all’ultimo impianto di dissalazione “non solo senza alcun costrutto, ma a chiaro danno degli stessi presunti beneficiari”;
Il Sen. La Pietra propone di valutare l’alternativa di un progetto locale già esistente che renderebbe l’Isola d’Elba progressivamente autonoma da approvvigionamento idrico, avendo ampie possibilità di accumulo di acqua piovana dalle alture montagnose.
Infine viene chiesto aiMinistri dei dicasteri interessati per la loro competenza sull’argomento, di “conoscere nell’interesse regionale e nazionale in che modo sono state impiegate le ingenti risorse finanziarie pubbliche dedicate alle modifiche dell'acquedotto dell'Elba”.
Alberto Zei