E' tempo che anche l'Italia sottoscriva il Trattato per la messa la bando delle armi nucleari approvato dall'Onu nel 2017.
La richiesta giunge al Governo italiano da molte realtà della società, mentre ricorre, proprio oggi il 75 anniversario della bomba americana su Hiroshima.
L'Italia non ha ancora sottoscritto il Trattato anche perché condizionata dalla presenza di testate nucleari nel suo territorio (una settantina negli aeroporti di Aviano e Ghedi).
Gli armamenti nucleari sono <<immorali>>, come ha ribadito anche papa Francesco nel novembre scorso in Giappone.
Il potenziale distruttivo del nucleare è enorme e capace di distruggere l'intero pianeta.
Ma le armi uccidono anche quando non vengono usate perché sottraggono risorse economiche preziose a ciò che davvero può dare sicurezza: alimentazione, casa, lavoro, scuola, sanità.
Qualche cifra.
Ogni ora vengono spesi 12 milioni di dollari per mantenere in sicurezza gli arsenali (manutenzione continua).
13.410 sono le testate atomiche nel mondo, di cui il 90% sono russe e statunitensi.
I Paesi che producono armi sono 9: Cina, Corea del Nord, Francia, Gran Bretagna, India, Israele, Pakistan, Russia e Stati Uniti.
Sottoscrivere il Trattato Onu significa impedire l'uso e anche il possesso.
Prendendo spunto dalla pandemia, l'organizzazione cattolica internazionale Pax Christi ha sottolineato: <<Le conseguenze dannose della pandemia impallidiscono rispetto a quelle che sarebbero capitate alla famiglia umana, e alla terra stessa, in caso di guerra nucleare>>. E lo ha scritto in una lettera aperta ai Vescovi italiani per sollecitarli a chiedere al Governo di firmare il Trattato.
Ognuno può agire facendo qualcosa anche di piccolo. Infatti, lo stesso potrebbe essere chiesto dal livello locale, con interventi personali e di associazioni e ordini del giorno dei consigli comunali. Solo una pressione di base può orientare positivamente i decisori.
Nunzio Marotti