Leggo in questi giorni troppo spesso, soprattutto sui blog e sui social che parlano del versante orientale dell’isola, che si cerca di riesumare il mio corpo mortale, tentando di farlo divenire imperituro. Non me ne dolgo e ringrazio gli amici e capisco gli avversari. Tuttavia le chiacchiere stanno a zero. La verità è semplice e diretta. A seguito di mille problemi, che a giorni leggerete riassunti e rimarcati, ed in particolare di un debito consolidato di 2,4 milioni di euro a cui mi trovai di fronte come sindaco di Rio nell’Elba, avevo davanti due strade ben tracciate e ne dovevo scegliere una. La prima era portare al dissesto finanziario il comune, la seconda accompagnare alla riunificazione le due Rio. Nessuno (o quasi) di coloro che in questi giorni parlano dell’argomento mi pare abbia capito o sappia che cosa voglia dire dissesto: più nessun contributo in entrata, elevazione ulteriore delle tassazioni, nessun contributo ad associazioni, riduzione del personale, nessuna manutenzione del territorio e, per esempio ulteriore, nessuno spettacolo in piazza o qualsivoglia forma di accoglienza turistica. E tutto questo per un lungo ed imprecisato numero di anni. Ho percorso con convinzione la seconda ipotesi (e per questo ho dato le dimissioni) portando con la riunificazione - checché ne dicano i negazionisti - ben sette milioni in dieci anni al nuovo comune e salvando Rio nell’Elba da un baratro diversamente inevitabile. Se poi una amministrazione, per problemi che non seguo più con grande passione, non riesce a strutturarsi ed a gestire un territorio di fatto esiguo, con poco più di 3mila abitanti, me ne dispiace ma non è certo colpa mia. Punto.
Claudio de Santi