Le associazioni professionali della scuola, nei diversi documenti prodotti e nelle interlocuzioni con il Ministero, hanno a più ripreso sottolineato la necessità che le scelte in merito all’organizzazione della riapertura della scuola dovessero essere in grado di:
- Evitare che le ragioni sanitarie prevalessero su quelle educative
- Garantire il diritto allo studio
- Agire sulle disuguaglianze con interventi mirati soprattutto nelle aree dove maggiori sono le povertà educative
- Considerare la DaD solo per l’emergenza e garantire a tutte e tutti una scuola in presenza.
Abbiamo anche auspicato e richiesto che la riapertura non fosse un tornare al prima ma al contrario potesse introdurre elementi di qualificazione del sistema scolastico anche alla luce dei gravi problemi messi in evidenza durante il lockdown dalla didattica a distanza.
Tutto ciò avrebbe dovuto presupporre la necessità che le scelte politiche e ministeriali si muovessero in risposta all’emergenza sanitaria ma dentro una chiara cornice di senso pedagogico e in coerenza tra loro.
A distanza di mesi di interlocuzione esprimiamo invece la forte preoccupazione rispetto all’idea di scuola che appare emergere dalle scelte e dai documenti ministeriali sull’organizzazione della riapertura.
Il rischio è che vengano introdotti elementi regressivi e che si proceda con interpretazioni delle norme restauratrici di un’idea di scuola trasmissiva e conservatrice.
1) La bozza di protocollo per aprire in sicurezza l’anno scolastico e contenere la diffusione di Covid-19, sottoposta ai sindacati per la firma, ha avuto necessità di un correttivo per l’interpretazione restrittiva che veniva data nel documento al ruolo dell’insegnante di sostegno, richiamato solo in rapporto all’alunno con disabilità e non all’intera classe come prevede la norma e la didattica inclusiva.
2) Le linee guida per la didattica digitale integrata sostengono che “la lezione in videoconferenza agevola il ricorso a metodologie didattiche più centrate sul protagonismo degli allievi [..] nonché di capovolgere la struttura della lezione, da momento di semplice trasmissione dei contenuti ad agorà di confronto di rielaborazione condivisa e di costruzione collettiva della conoscenza…”. Proseguono anche indicando quali sarebbero le metodologie didattiche che meglio si adattano alla didattica digitale integrata, il tutto senza portare traccia di una pur minima evidenza scientifica dei fondamenti culturali, normativi, pedagogici e metodologici di riferimento, rendendo tale affermazione del tutto ingiustificata.
Le linee guida lasciano altresì intendere che possano essere effettuate contemporaneamente per gruppi di apprendimento le stesse attività a distanza e in presenza, senza tener conto che i contesti di apprendimento condizionano fortemente la progettazione didattica. Questo non è vero solo nel caso si adoperi per tutti la sola lezione frontale, che a questo punto viene implicitamente suggerita smentendo di fatto che si voglia sostenere la necessità di una metodologia innovativa di insegnamento/apprendimento.
3) I voti alla primaria non spariscono: è quello che dice il Capo dipartimento in chiaro contrasto con la volontà politica del Parlamento. Infatti la sua Nota sulla valutazione per la scuola primaria interpreta l’art. 1 comma 2bis della legge di conversione del Decreto Legge 22/2020 in maniera fortemente restrittiva considerando l’eliminazione dei voti e l’introduzione del giudizio descrittivo applicabile solo alla valutazione finale degli apprendimenti, mentre per la valutazione intermedia restano in vigore i voti. Una scelta ministeriale che di fatto introduce un sistema di valutazione non omogeneo, crea un’inutile e colpevole confusione negli insegnanti, nella comunicazione con studenti e famiglie, ma soprattutto restituisce l’idea che voti o giudizi descrittivi si equivalgano.
Il nostro giudizio sulla gestione della riapertura della scuola è di conseguenza fortemente critico e cresce anche la preoccupazione per i ritardi, inammissibili in particolare quest'anno, con cui procedono le nomine per il personale.
Noi riteniamo che compito del Ministero della Istruzione sia quello di orientare la politica e di interpretare le norme in funzione del mandato costituzionale assegnato alle scuole: realizzare un’idea di scuola inclusiva, giusta, democratica. Nonostante e soprattutto in tempo di Covid-19.