Ho votato Sì alla riforma complessiva ed organica della Costituzione proposta dal Governo Renzi, purtroppo naufragata perché forse troppo complessa, ma soprattutto perché troppo politicizzata dallo stesso Renzi e voterò NO alla riforma proposta dal Movimento 5Stelle figlia di una becera antipolitica che ci farà risparmiare qualche “spicciolo” ma che non servirà a semplificare e migliorare il funzionamento del Parlamento (Camera dei deputati e Senato).
Sarebbe quanto mai necessario, invece, non un semplice taglio dei parlamentari, ma superare l’attuale bicameralismo paritario, vale a dire un sistema istituzionale nel quale la Camera dei deputati e il Senato, sono l’una doppione dell’altro, svolgono le medesime funzioni: approvano le leggi e concedono o ritirano la fiducia ai Governi. E a disposizione dei deputati e dei senatori c’è una selva di Uffici e di personale impegnati a fare le medesime cose. Che senso ha? Il risultato è che se una proposta di legge approvata, ad esempio dalla Camera, viene anche minimamente modificata dal Senato deve ritornare alla Camera. E se i Deputati modificano ulteriormente il testo, si torna ancora al Senato. Questo “ping pong” per dare alla luce una legge cessa solo quando Camera e Senato approvano finalmente il medesimo testo. Tutto questo è assurdo! I Presidenti del Consiglio incaricati dal Capo dello Stato per formare un Governo devono esporre alla Camera il loro programma e dopo aver ottenuto la fiducia, nella stessa gionata, devono trasferirsi al Senato per ottenere una seconda fiducia leggendo la stessa relazione presentata ai Deputati. Un rituale inutile! E può anche succedere che un Governo debba dimettersi perché o alla Camera o al Senato non può contare più sulla maggioranza dei consensi. E dunque....... “crisi di Governo”. Che non fa certo bene al Paese.
Molti padri costituenti considerarono il Senato “una inutile copia della Camera”.
Il Segretario del PD Zingaretti promette che, se vincerà il Sì, verrà subito proposto, con un nuovo referendum, il superamento di questo bicameralismo inutile. Ma questo avverrebe con una Camera che, pur avendo la grande responsabilità di legiferare, di sostenere o di far cadere un Governo, sarebbe composta da soli 400 deputati e quindi scarsamente rappresenativa del Paese.
Dunque è auspicabile che vinca il No e che si dia il via ad una riforma che elimini i 315 Senatori, riduca quindi il numero dei parlamentari ai soli 630 deputati e affidi al Senato il compito di dare voce alle istituzioni locali, all’Italia dei Comuni e delle Regioni, così come avviene in Germania con il Bundesrat e in altri Paesi europei. Anche in questo caso si avrebbe una riduzione della spesa. Infatti i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni, godendo già di una indennità, non percepirebbero quella fino ad oggi riconosciuta ai Senatori. Inoltre buona parte degli Uffici e del personale dipendente dal Senato, potrebbe lavorare per la Camera contribuendo ad accorciare i tempi di istruttoria dei provvedimenti legislativi. In sostanza si darebbe vita ad un sistema istituzionale più snello. Una democrazia lenta nel decidere, è una democrazia debole, che non sta al passo con i tempi che richiedono, invece, rapidità di decisione.
Risponderò, dunque, No al quesito referendario. Dirò, invece, Sì alla candidatura di Giani alla Presidenza della Regione, una figura di rilievo istituzionale di tutto rispetto, che ha ricoperto cariche importanti nel Comune di Firenze e in Regione. Avrei preferito, a dire la verità, una candidatura diversa, di un uomo o, meglio ancora di una donna che avesse dato il segno di una valida novità, ma il solo pensiero che Matteo Salvini, quello che come Ministro dell’Interno non ha festeggiato il 25 aprile, che vuole chiudere i porti per salvare l’Italia dai migranti invasori,delinquenti e portatori del Covid, che è implicato da tempo in discreti scandali finanziari, conquisti la Toscana, mi fa rabbrividire. E poi quest’anno ho un motivo particolare per dire Sì alla coalizione di centrosinistra. Tra i candidati alla carica di Consigliere regionale c’è finalmente una “elbana”, Antonella Giuzio, che conosco da una vita. Che ho sempre stimato per le sue doti personali e per le sue qualità politiche. Ampiamente dimostrate nei dieci anni in cui è stata Consigliere comunale e Assessore alla cultura nel Comune di Portoferraio.
Giovanni Fratini