Sanità! Tema delicatissimo, spesso affrontato anche con poca conoscenza, dobbiamo pur riconoscerlo. Io stesso negli anni addietro mi sono più volte intrigato nel descrivere i negativi e costosi effetti che questa produce su noi utenti. Ricordo vari temi affrontati: dall’incredibile costo annuale degli elicotteri fino a chiamare in causa i Sindacati, i Partiti, i Sindaci quando sembrava proprio che nulla, di tutto ciò, interessasse loro. E poi la mancanza di una terapia intensiva, se ne parla adesso a causa del covid 19, ma già la citavo allora, come causa non soltanto della conseguente limitata attività operatoria costringendo i pazienti a continue emigrazioni verso Strutture più organizzate, ma anche alla progressiva dequalificazione della chirurgia, ad onta dell’impegno profuso e indiscutibile dell’intero Reparto. Fino alla lettera aperta all’allora Assessore alla sanità dott.sa Scaramuccia, Invitando anche il Presidente Rossi a trasferirsi all’Elba, quando affermò che con gli elicotteri avrebbe risolto tutti i problemi. Insomma, come altri, mi sono speso abbastanza nel denunciare le tante carenze subite. (anni 2010-2011)
A fronte di una politica tendente a far quadrare i conti, i tagli sui servizi alla salute sono sempre apparsi come l’unico toccasana!
Le cose da allora non sono migliorate, tutt’altro. Ma qui rimando il lettore a quanto scrive con tanta passione l’amico Semeraro. Vorrei invece segnalare qualcosa che, proprio per il mio pregresso interessamento sulla sanità, mi è stato segnalato e confermato. Mi riferisco alla medicina di base, ai medici di famiglia per chiarire. Sia pur con le dovute eccezioni, sembrerebbe che i pazienti non venissero ricevuti negli ambulatori pur nel rispetto delle normative igienico-sanitarie ma, più o meno numerosi, fatti sostare fuori della porta di accesso agli studi. Persone anche anziane obbligate a stare in piedi in estate sotto il sole, in inverno anche peggio se gli ingressi fossero nelle vie o nelle piazze. Tenuti a descrivere le loro patologie o chiedere prescrizioni mediche in presenza di altri. Mi si dice che tutto ciò risponde ad un Dispositivo Regionale che vieterebbe l’ingresso negli ambulatori proprio a tutela della diffusione del morbo. Difficile a credersi, forse i motivi sono altri, ma sconosciuti. Se così veramente fosse, sarebbe quantomeno una grossolana sottovalutazione dello stesso Dispositivo oltre alla mancanza di rispetto della persona, della dignità individuale prima ancora che una grave privazione della sfera privata.
Ripeto, se così fosse e non me lo auguro, sarebbe apprezzabile qualche lodevole iniziativa tendente a risolvere il problema.
Sergio Bicecci