A fronte della piccata risposta dell'ATC al dibattito in corso riguardo alla richiesta di eradicazione degli ungulati alloctoni, mi sento in dovere di riproporre la mia lettera di dimissioni dall'ATC seguita alla decisione regionale di inserire l'Elba nelle zone "area vocata per il cinghiale".
L’ATC tende a sminuire la portata di quel provvedimento, ma allora verrebbe da chiedersi per quale ragione l’abbia tanto caldeggiato.
Forse è bene ricordare quanto l’ATC conosce bene.
La legge prevede che nelle “aree non vocate” il prelievo di animali sia “non conservativo”, mentre le “aree vocate” sono destinate “alla gestione conservativa di una o più̀ specie di ungulati.” Nel primo caso è possibile ragionare di eradicazione, nel secondo è escluso, anzi le popolazioni di cinghiali vanno conservate, proprio quello che vogliono i cacciatori. Per altro, i cacciatori si battono per un tipo di caccia particolare che è la “braccata”, la caccia non selettiva di ampi gruppi di cacciatori con l’ausilio dei cani che, come è stato rilevato, stimola la riproduzione dei suidi oltre ad arrecare un grave disturbo alla fauna selvatica (quella "vera"). Il risultato immediato della caccia viene ampiamente compensato dal danno dovuto all’alterata dinamica di popolazione generata (estro anticipato delle giovani, parti più produttivi per rapporti multipli ecc).
Per quanto riguarda l'efficacia di prelievo del trappolamento (quando le gabbie non vengano neutralizzate da soggetti con turbe varie) chiunque abbia avuto esperienza diretta con tale metodo, e conosce i numeri, sa bene quanto funzioni.
Stenderei un pietoso velo sulla farsa della distribuzione di gabbie agli agricoltori da parte ATC: un numero ridicolo, infinite scuse per giustificare la difficoltà di ottenerne una fuori Parco: non si deve osare intralciare più di poco gli interessi privati dei cacciatori, a scapito di quelli generali di tutti.
Di seguito il testo della lettera di dimissione del venerdì 24 agosto 2018, senza elenco destinatari.
“A partire da oggi, venerdì 24 agosto 2018, rassegno le mie dimissioni dal Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia n. 10 “Arcipelago Toscano”, del quale faccio parte in rappresentanza di Coldiretti, per le motivazioni indicate a seguire.
L'ATC è una farsa, ma non più di quanto si sia confermata essere le politica della Regione Toscana in campo faunistico e venatorio.
Non ha davvero più alcun senso - per ciò che mi riguarda - partecipare a tale pantomima, se non quello di rappresentare un alibi all'immobilismo quando non alle scelte scellerate, sistematicamente eterodirette dal campo di forze venatorio in virtù di poco comprensibili accordi politici.
La decisione della Regione Toscana, fortemente sostenuta dall'assessore Marco Remaschi, di dichiarare l'Elba area vocata per il (falso) cinghiale contrasta con la scienza, la ragionevolezza, la pianificazione di tutela del territorio e della biodiversità, le residue possibilità di praticare agricoltura di pregio al di fuori di piccole aree "bunker" recintate e quasi "militarizzate".
Si è sancita così la definitiva rinuncia a esercitare una qualsivoglia volontà politica nella direzione della necessaria eradicazione degli ungulati alloctoni e degli ingenti costi del loro velleitario contenimento. Costi che si vogliono continuare a scaricare sugli agricoltori, vagheggiando di fantomatiche filiere della carne selvatica, la cui organizzazione richiederebbe una presenza massiccia di ungulati sul territorio. La desertificazione agricola e dei sistemi ecologici val dunque bene una manciata di voti della lobby venatoria. Non chiedeteci oltre connivenza in cambio di vuote parole di impegno cui mai sono seguiti fatti concreti. Mai.
Ora, con quest'ultima assurda decisione pro ungulati e pro interessi venatori, il re è ormai definitivamente nudo.”
Vittorio Rigoli, imprenditore Agricolo
(già membro dell’ATC-10 in rappresentanza di Coldiretti)