Cogliamo al balzo la palla che ci alza l’ottimo Giovanni Fratini per avanzare alcune considerazioni sulle quali da tempo riflettiamo, ma che avevamo deciso di non palesare prima che fosse terminata la stagione turistica. Non fosse stato mai che, per usare un’espressione di Eschilo, gli “spettri che camminano di giorno” o meglio, parafrasandolo, “gli spettri che risiedono alla Biscotteria” avessero ad accusarci di non tenere in conto dell’emergenza Covid-19.
Tralasciando la banale osservazione che le spine di cui parla Fratini sovrastano in numero e ampiezza le rose e i fiori che, stringendo, l’ex sindaco individua in strutture che sono a disposizione del centro storico sol per il fatto che non possono essere da lì distratte (i Bastioni, la Linguella, la De Laugier e la Biscotteria sono lì dai tempi di Cosimo, i Vigilanti dai tempi di Napoleone e il Grigolo dal Mesozoico), vorremmo dedicare la nostra attenzione ad uno screening, come si usa dire oggi dei beni comunali e demaniali e della loro gestione che, lo diciamo subito, appare deficitaria per non dire fallimentare.
I beni comunali più che gestiti male, non sono gestiti affatto se si pensa che si tratta dei seguenti immobili: ex macelli, palazzo Coppedé, edificio ex Polstrada, edificio vecchia posta, enoteca, ex battaglione della GdF, Arsenale delle Galeazze nel quale, dopo la chiusura dell’unico mercato di alimentari in centro, si vuole creare un museo del mare, idea che contrariamente a Fratini troviamo costosa, inutile, inadeguata anche in considerazione del fatto che al momento l’unica cosa che sappiamo per certo è che ci verrà piazzato uno scheletro di megattera in plastica acquistato in Francia, megattera che – peraltro – non è neanche presente nelle nostre acque.
Continuando nella nostra disamina passiamo a considerare strade e marciapiedi e qui, nelle immortali parole del principe de Curtis al secolo Totò, casca l’asino. Al di là del disastrato stato che chiunque non sia cieco può verificare e verifica tutti i santi giorni, quel che ha attirato la nostra attenzione è l’assoluta irregolarità con cui sono stati distribuiti permessi di occupazioni di suolo pubblico, con grave e continuata violazione dell’articolo 20 del Codice della Strada, segnatamente del comma 3 che recita:
“Nei centri abitati, ferme restando le limitazioni e i divieti di cui agli articoli ed ai commi precedenti, l'occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 m. Le occupazioni non possono comunque ricadere all'interno dei triangoli di visibilità delle intersezioni, di cui all'art. 18, comma 2. Nelle zone di rilevanza storico-ambientale, ovvero quando sussistano particolari caratteristiche geometriche della strada, è ammessa l'occupazione dei marciapiedi a condizione che sia garantita una zona adeguata per la circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria“
Proponiamo al Sindaco di fare una passeggiata da Piazza Cavour fino alla rotonda di via Manganaro e potrà constatare che non c’è una, dicasi una, attività cui è stato concesso suolo pubblico che non violi la disposizione in parola, fino a giungere alla situazione, di recente creazione, che la infrange in tutte le sue parti, anche quella che recita “in adiacenza ai fabbricati”: come possa considerarsi la concessione del gazebo in Via Fucini ad una nota pizzeria “adiacente al fabbricato” quando per portare una pizza si deve attraversare la principale arteria del paese e poi camminare per quaranta metri per tutta la lunghezza di via Fucini ci rimane misterioso e ci sentiremmo di escluderlo. Peraltro anche poco più avanti un’altra pizzeria ha avuto la concessione, da anni, di una piattaforma posta proprio all’interno del triangolo di visibilità dell’intersezione, per non parlare dell’altra pizzeria ristorante, del bar e della gelateria che occupano tutto il marciapiede, altroché lasciando lo spazio di due metri e impedendo, di fatto, la circolazione dei pedoni e, soprattutto, delle persone con limitata o impedita capacità motoria. Tutti costoro per arrivare allo scempio della Gattaia (altro bene comunale poco e male utilizzato) sfidano il traffico veicolare e si affidano alla buona sorte che, è noto, dura finché non cessa.
Last, but not least le concessioni demaniali, in particolare quelle delle spiagge. Comprendiamo che l’esempio venga dall’alto, visto che come messo in evidenza da Sergio Rizzo in un articolo su Repubblica del 12 agosto u.s. anche dal Governo pervengono segnali di voler ignorare la normativa europea, peraltro recepita in toto nel nostro ordinamento, nota come Bolkenstein, ma si parva licet componere magnis, a Portoferraio esagerano proprio. In barba a qualsiasi sentenza del Consiglio di Stato, normativa nazionale o europea concedono ampi spazi di spiaggia senza gara, senza bando, prorogando le concessioni automaticamente (cosa stravietata e oggetto di ampia giurisprudenza in senso contrario) e sempre alle stesse persone fisiche o giuridiche.
Concludiamo. In primo luogo a nulla vale il consueto atteggiamento tenuto da questa Amministrazione (e anche dalle precedenti) che consiste nell’addossare le responsabilità ai predecessori: se una decisione non la si condivide (e anzi si è strepitato quando si era all’opposizione al proposito) la prima cosa da farsi quando si sale al potere è abrogarla. E si può fare, subito e senza por tempo in mezzo. Se non lo si fa significa che la si condivide.
In secondo luogo questo lungo intervento serve soprattutto a mettere in evidenza il fatto che questa Amministrazione non ha la minima visione strategica, non ha un piano, non ha predisposto assolutamente niente per sanare queste incresciose situazioni, molte delle quali illegali e quando non illegali comunque dannose per la collettività. Non esiste un piano urbanistico, non esiste un piano del traffico, non esiste un piano del verde e non esiste (non ne abbiamo parlato, ma tutti abbiamo visto come è andata sul porto) un piano regolatore portuale (senza il quale i folli progetti di ampliamento dell’Alto fondale sono inattuabili, per fortuna, aggiungiamo). In altre parole non esiste niente, neanche una virgola di tutto ciò che costituiva una gran parte del programma elettorale di costoro.
Ci permettiamo di dare qualche suggerimento, al di là di quello di predisporre almeno uno dei piani di cui sopra:
a) abbattere gli ex macelli, riqualificare l’area e, per esempio, predisporvi un parcheggio;
b) riportare l’Arsenale alla vecchia attività, magari incentivando mediante il sollevamento da parte dei tributi, le aziende alimentari elbane (e ce ne sono) a rimettere i banchi nella prestigiosa sede;
c) riconsiderare la possibilità di spostare tutte o comunque molte delle scuole (almeno quelle che attualmente sono in centro storico) nei palazzi ex battaglione o altra sede comunque fuori dal centro;
d) mettere in vendita il palazzo di Coppedé ad un euro con l’obbligo per l’acquirente di restaurarlo per poi farci l’attività che preferisce;
e) revocare e rivedere a termini di legge tutti i suoli pubblici che sono stati concessi in evidente infrazione delle norme stradali;
f) revocare e mettere a bando le concessioni delle spiagge, magari riducendole di numero.
g) favorire la ciclabilità urbana con istituzione di sensi unici con a destra una pista ciclabile
h) abbattere le barriere architettoniche su marciapiedi e aree pedonali
i) contrastare il degrado urbano nel centro storico favorendo l’utilizzo del bonus facciate.
E magari, e chiudiamo davvero, dar seguito alle promesse e predisporre i piani di cui abbiamo parlato e che sperabilmente potrebbero portare almeno ad una parziale rinascita di Cosmopoli.
Associazione Responsabilità in Comune