Si sono conclusi i lavori degli Stati Generali del M5S. Nella giornata del 14 e della mattinata del 15 novembre 305 fra deputati e portavoce dei comuni si sono confrontati, in stanze online precluse agli osservatori ed anche agli attivisti.
Alle 15.30 è iniziato il dibattito aperto a tutti gli interessati: una messa di interventi registrati della durata di cinque minuti dei 30 relatori scelti attraverso la votazione on line degli iscritti su Rousseau Assenti prestigiosi Casaleggio, Grillo e Morra. Il primo ha declinato l'invito, il secondo si è trincerato in un silenzio che non è da lui e l'onorevole Morra si è allineato con i grandi ...che non c'erano.
IL DIBATTITO DEI 30
Il presidente Conte ha introdotto e salutato tutti (i circa 7000 che seguivano in rete, che al termine resteranno in meno di 3000), confermando un carisma ed una lucidità di discorso inusuale nella scena politica italiana Gli perdoniamo per tutto il suo impegno governativo e per quello che ha fatto per il movimento, la sua battuta “siete tipi tosti”, che mi ha evocato il “c'eloduro legjsta”. Ha riconosciuto “le incomprensioni a livello di governo del paese” ed elogiato chi “ha il coraggio di cambiare idea” ed infine ha ringraziato i fondatori Grillo e Casaleggio
Crimi, capo in pectore del movimento, nella sua relazione introduttiva ha spento ogni invididualismo e ribadito che le “uniche intese elettorali e di governo potranno essere esclusivamente programmatiche”.
Di Maio, forte della sua esperienza di (ex)capo auspica un organo collegiale al comando, magari due e non un solo capo politico.
Di Battista vuole rientrare da titolare nella squadra e lasca intendere che si opporrà a nomine poco trasparenti.
Roberto Fico occorre «proseguire il confronto con il centrosinistra con il quale governiamo, anche a livello amministrativo».
Premesse molto importanti ma il tono autocelebrativo della maggior parte degli interventi, pur brevi, sono stati di una noia mortale. Meritocrazia, no al doppio mandato, acqua pubblica.... sono state le parole di un mantra equanime e spassionato (che qualche relatore ha voluto ravvivare con la proposta di legalizzazione della Cannabis).
Al contrario gli interventi di Matteo Brambilla e di Alessandro Caramiello, consiglieri del comune di Napoli e di Portici erano densi di passione e di verità passate e future. Hanno esternato senza mezzi toni la causa della crisi di consenso elettorale e di rappresentanza delle istanze del movimento: “il distacco creatosi tra la base degli elettori e degli attivisti territoriali con gli attuali portavoce nazionali, marca un distanziamento dal sogno iniziale ideato da Beppe e G.Roberto”.
IL DOCUMENTO DI SINTESI
Tocca al reggente Vito Crimi, con l'aiuto dei 34 facilitatori territoriali, redarre il documento di sintesi dei lavori degli Stati generali (questi facilitarori potrebbe anche concludere il loro mandato con questo esamine ultimo sforzo !)
L'analisi ed il documento di sintesi verrà sottoposto al voto degli iscritti su Rousseau e costituirà un atto di indirizzo. Speriamo che la formulazione dei quesiti possa essere meno tautologica e magari fra più di due scelte oppure nel riduzionismo digitale del SI/NO. Comunque sono tramontati definitivamente alcuni degli originari presupposti del M5S: “l'uno vale uno”, ogni possibile alleanza strutturale elettorale se non a termine e su specifico programma, il nazionalismo antieuropeo e l'atteggiamento anti-euro.
EPILOGO
Sono mancate le autocritiche per la perdita di consenso elettorale, un approfondimento sul nuovo modello organizzativo e di governo del futuro M5S.La discussione sarebbe dovuta avvenire in streaming, ma in tutto il percorso dei dibattiti degli stati generale è mancata la trasparenza. I tavoli sono stati svolti in stanze chiuse, nessuno ha potuto vedere o ascoltare nulla. Nemmeno i voti ricevuti dai partecipanti ed i documenti presentati dalle varie regioni. Non si è compreso le modalità di cooperazione della ditta Avventura Urbana, se è un concorrente o una ditta cooperante con l’Associazione Rousseau.
Gli elettori e gli attivisti in questa occasione di confronto non hanno potuto fare sentire pienamente la loro voce e non si sono sentiti e valorizzati, eclissati da un reale confronto e dal dibattito preliminare (tuttora in essere!) sulle future scelte politiche a livello nazionale e sul tema importante dei programmi regionali e delle candidature territoriali. Esita all'alba di questo primo “congresso nazionale” una crisi di identità , di credibilità e di organizzazione che dovranno essere i temi al centro del futuro del movimento.
L'Araba Fenice è nata dalle sue spoglie grilline ancora troppo giovane e poco organizzata per volare appare essere un movimento-partito di sinistra, con un'ala di governo e di tutela dei diritti costituzionali e quell'altra ambientalista e di protesta.
Questo è sicuramente l'inizio di un percorso di cambiamento, ma non basterà ad arginare la crisi di rappresentanza percepita fra attivisti del territorio e portavoce ufficiali e governativi del movimento, non sarà sufficiente a portare “in alto i cuori”.
Claudio Coscarella