Potrebbe sembrare che l’Elba subisca un po’ troppo gli effetti della Pandemia che ci ha colpiti. E’ vero, stiamo attraversando un brutto e lungo periodo che, in alcuni casi e secondo alcuni studiosi potrebbe indurre ad un pessimismo tale da compromettere la qualità stessa della vita. Tutti potremmo essene colpiti, sia i privati cittadini come coloro che gestiscono la Cosa Pubblica.
Sarà forse questo uno dei motivi per il quale tante aspettative restano perennemente eluse? Non credo proprio ma, siccome stiamo parlando di uomini, per il prossimo futuro non dovremmo trascurarne la possibilità.
Infatti, questo nefasto periodo è nato soltanto un anno fa e non era davvero necessario il Covid 19 per accorgerci di un morbo che ci affligge ormai da decenni. E questo sì che possiamo definirlo Pandemia! Si tratta della incapacità progettuale delle tante (troppe) Amministrazioni della nostra Isola. Ne scrivo al plurale perché non è pensabile, intanto, che un qualsiasi progetto infrastrutturale non debba interessare tutto il Territorio, ma solo una parte di questo.
Per chiarire meglio: viabilità, parcheggi, trasporti marittimi e terrestri, Porti, Ospedale e nel Capoluogo non dimentichiamo quel cancro nel tessuto urbano che è il vecchio cinema Pietri. Non certamente ultimo l’aeroporto di Marina di Campo, motivo di acceso dibatto sui vari social debbono necessariamente costituire un unicum. Sono tutte infrastrutture non parcellizzabili e determinanti tanto il valore sul mercato della nostra Isola quanto la migliore accessibilità e logistica interna.
Penso sia arrivato veramente il tempo, per gli Addetti ai Lavori, di cambiare atteggiamento di fronte ai tanti problemi irrisolti, di fronte ad un mondo che muterà in cerca di una futura sopravvivenza, quale che sia il modus per perseguirla. Per ciò che concerne l’Aeroporto di Marina di Campo pongo un quesito: sarà mai possibile lasciare ad una sola parte di questa Isola la decisione finale? Come si può accettare che l’idea di un suo potenziale sviluppo, che poggi su un buon progetto, magari firmato da un archistar anche per le strutture a terra, non si insinui nelle pigre menti dei Gestori della Cosa Pubblica, nessuno escluso? La mancanza di fantasia, di coraggio, impediscono una chiara visione del futuro che ci posizioni al pari di altre Isole, Procida docet (capitale europea della cultura).
Altro ancora: disponiamo, immeritatamente, di un golfo (Portoferraio) descritto come il più sicuro del Mediterraneo, dove avrebbe potuto essere realizzata una Marina capace di accogliere centinaia di imbarcazioni grandi, medie e piccole. Una opportunità questa che avrebbe sicuramente risollevato l’economia non solo del Capoluogo, ma dell’intera isola. Si pensi soltanto all’enorme movimento di proprietari, manutentori, equipaggi. Si pensi alla rivalutazione dei ristoranti, degli alberghi fino alle piccole Pensioni e affittacamere. Si pensi al commercio, al valore degli immobili e quant’altro si possa immaginare. Niente di tutto ciò.
Poi alziamo lo sguardo e vediamo ( basta guardare questo link… cliccando qui https://www.youtube.com/watch?v=81T3TcOKA9g ) cosa si progetta proprio a lato del porto di Piombino. Non sarà facile non sentirsi in difetto per quanti hanno avuto l’opportunità di dover pensare oltre la quotidianità e progettare invece il futuro. Non c’è dubbio alcuno, il Porto della Chiusa a Piombino vedrà la luce! Si rifletta sul conseguente riflesso negativo arrecato alla nostra isola! Si potrebbe eccepire quanto sia facile criticare e proporre adesso l’idea di un progetto tanto importante, visto il periodo di crisi totale politico-socio-economica. Scrissi già e non lo ripeterò qui cosa suggerii, in passato, a quel Sindaco gentiluomo che si chiamava Mario Pompei Scelza, preoccupato per la chiusura dell’allora Cementeria (anni 70/75). Cinquant’anni dopo siamo ancora fermi al palo, e questa prospettiva di dover uscire dalla crisi più grande del XXI secolo potrebbe ridarci lo sprint per far ripartire con progetti importanti e determinanti che interessino, oltre a quanto ricordato, anche la cultura, le tradizioni, la storia dai Medici (ab urbe condita), a Napoleone.
Facciamolo! andiamo nel futuro! Non è e non sarà mai troppo tardi per cominciare.
Sergio Bicecci