Scrivo da semplice cittadino, appassionato di politica, ma che non ricopre alcuna carica pubblica e neanche politica.
Da elbano sono molto preoccupato per le vicissitudini che stanno passando le aziende che fanno capo alla Famiglia Onorato e mi riferisco a Tirrenia-Cin, Moby e Toremar.
Dalle notizie di stampa è un pò complicato comprendere appieno quello che sta succedendo e se sembra che Toremar sia solo sfiorata dalla questione diverso è il caso di Tirrenia-Cin e Moby.
Per Tirrenia-Cin è stato scelto di puntare su un accordo di ristrutturazione del debito (art. 182 bis della legge fallimentare) che ha però il vincolo principale del consenso manifestato all’accordo di riduzione del valore dei propri crediti da una parte di coloro che li detengono, accordo ad oggi non raggiunto.
Invece nel piano per Moby, il concordato preventivo ha previsto la vendita di alcuni asset con di fatto una sostanziale continuità gestionale e questo piano sembra avere buone possibilità di successo.
Il problema per il Gruppo armatoriale e di conseguenza di tutti quegli elbani e isolani che vivono di turismo è che il fallimento di Tirrenia-Cin, così come richiesto dalla Procura, si trascinerebbe dietro anche la proposta di concordato Moby con gravi conseguenze su quest’ultima compagnia di navigazione e in teoria con conseguenze allo stato non quantificabili anche per Toremar.
Alla luce di tutto quanto sopra mi domando dove sia la politica, dai partiti a tutti i sindaci, dal presidente della Provincia a quello della Regione, dai parlamentari fino al Governo di unità nazionale. Ma mi domando anche dove siano tutte le componenti socio-economiche, dalle associazioni di categoria ai sindacati, pronte ad intervenire su tutto ma non su una questione così importante e fragile anche a causa del periodo storico che stiamo vivendo.
Ecco, in questo momento, intorno a me sento proprio un assordante silenzio di tutte queste persone, tra cui magari c’è anche chi è contento delle attuali vicissitudini di quello che spesso viene indicato come il “Padrone del vapore”, persone e rappresentanti di istituzioni che però non capiscono il dramma che patirebbero non solo i 6.000 dipendenti del gruppo ma anche tutte le attività economiche nazionali e locali che in Italia vivono di traffici mercantili e di turismo.
Ed è per questo che mi auguro e faccio un appello a tutte le istituzioni affinchè trovino un accordo in tempi brevissimi, accordo che sappia dare continuità ai traffici e ai servizi delle aziende coinvolte in questa vicenda.
Da parte mia, nel mio piccolo, solleciterò il mio partito, anche se non è al Governo, a prendere posizione sulla vicenda e scriverò anche al Ministro del MISE Giancarlo Giorgetti, che svolge un ruolo decisivo in questa questione e con cui ho avuto buona frequentazione ai tempi in cui ero molto vicino ad Altero Matteoli, che se oggi fosse vivo, con il suo pragmatismo, sarebbe insieme a noi elbani a difendere, come sempre, la nostra economia principale: il turismo.
Ruggero Barbetti