Parliamo del PNRR acronimo per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che verrà presentato a Bruxelles a fine aprile 2021, il piano per riparare i danni economici e sociale della crisi pandemica di Covid-19 e per contribuire ad affrontare le debolezze strutturali della nostra economia. Debolezze che possiamo elencare in: ampi e perduranti divari territoriali, un nord sviluppato, un sud che deve trovare la sua strada; un basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, serve l’affrancamento economico e maggiore indipendenza delle donne che non devono dipendere da un uomo o dalla famiglia di origine; debole crescita della produttività, in quanto terminata la spinta propulsiva; ritardi nell’adeguamento delle competenze tecniche, nell’istruzione, nella ricerca, ancora troppo alta la percentuale di abbandoni scolastici specialmente in alcune aree del Paese, ricordiamoci che la criminalità organizzata ha bisogno di gente con bassa o nulla scolarizzazione per le sue bande bassotti.
Il tutto dovrà essere realizzato entro il 2026, sorge spontanea la domanda: ce la faremo?
Le riforme e gli investimenti sono organizzati in 6 missioni, ed affrontano in modo orizzontale e strutturato tre problemi di fondo: 1) disuguaglianza di genere: 2) inclusione giovanile; 3) divari territoriali.
La prima missione riguarda la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura. L’obiettivo è quello di promuovere e sostenere la trasformazione digitale e l’innovazione del sistema produttivo. Le risorse stanziate ammontano a 42,5 mld di euro e sono destinate alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, agli incentivi per la transizione digitale e l’adozione di tecnologie innovative nel settore privato, nella banda ultralarga e connessioni veloci, al sostegno alle filiere, all’internazionalizzazione e investimenti in tecnologie satellitari, al rilancio del turismo e dei settori della cultura tramite un approccio digitale e sostenibile (garantendo migliore accesso e sfruttamento dei siti culturali e turistici).
La seconda è la rivoluzione verde e transizione ecologica. Il cui obiettivo è quello di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico assicurando una transizione equa e inclusiva. Le risorse stanziate ammontano a 57 mld di euro, e servono per investimenti e riforme nell’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per avere delle fonti di energia rinnovabili, attraverso la semplificazione delle procedure di autorizzazione, la promozione dell’agrivoltaico e del biometano, il potenziamento della capacità delle reti elettriche, della loro affidabilità, sicurezza e flessibilità, dare incentivi per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici, per fare investimenti e ridurre i rischi del dissesto idrogeologico, nell’investire nelle infrastrutture idriche, nello sviluppare l’idrogeno con il sostegno alla produzione e usi locali nell’industria e nel trasporto, con la creazione di stazioni di ricarica.
La terza riguarda la costruzione delle infrastrutture. L’obiettivo è uno sviluppo razionale di una serie di infrastrutture di trasporto moderne, sostenibili ed estese in tutte le aree del Paese. Le risorse stanziate ammontano a 25,3 mld di euro, che serviranno per lo sviluppo di trasporti ferroviari ad alta velocità e alta velocità di rete, alla modernizzazione e potenziamento delle linee ferroviarie regionali, alla creazione dello sportello unico doganale e digitalizzazione della catena logistica.
La quarta riguarda l’istruzione e la ricerca. Il cui obiettivo è quello di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Le risorse stanziate ammontano a 31,9 mld di euro, e devono servire per gli asili nido, le scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia, ad avere delle scuole moderne, cablate e orientate all’innovazione grazie ad aule didattiche di nuova concezione, alla formazione degli insegnanti, al risanamento strutturale degli edifici scolastici, allo sviluppo e rafforzamento dell’istruzione professionalizzante, alla riforma di orientamento, a programmi di dottorato e corsi di laurea, al rafforzamento della filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico, alla partecipazione alle grandi iniziative Europee.
La quinta riguarda l’inclusione e la coesione. Il cui obiettivo è quello di facilitare la partecipazione al mercato del lavoro del mondo femminile e giovanile, anche attraverso la formazione e rafforzando le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale. Le risorse stanziate ammontano a 19,1 mld di euro, e devono servire per attuare delle politiche attive del lavoro, per lo sviluppo di centri per l’impiego, per incrementare l’imprenditorialità femminile e giovanile, per un rafforzamento dei servizi sociali e interventi per le vulnerabilità, per una rigenerazione urbana per i comuni sopra i 15mila abitanti e piani urbani integrati per le periferie delle città metropolitane, investimenti nel zone economiche speciali.
Ultimo riguarda la salute. Il cui obiettivo è quello di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. Le risorse stanziate ammontano a 15,7 mld di euro, e servono per l’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e per le cure primarie e intermedie attraverso case di comunità e ospedali di comunità, le case di abitazione come primo luogo di cura con l’assistenza domiciliare e la telemedicina, serve un aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzature per diagnosi e cura e delle infrastrutture, inoltre serve investire per il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati: inclusa la diffusione ed effettivo utilizzo del fascicolo sanitario elettronico, puntare al miglioramento dei programmi di formazione per il personale medico e amministrativo, la ricerca biomedica.
Infine le riforme strutturali, come ci ha chiesto l’Europa e che riguardano la Pubblica Amministrazione, la Giustizia.
Per l’amministrazione pubblica occorrono delle riforme strutturali le cui sfide riguardano l’assenza di ricambio generazionale e di competenze, dovuto al blocco del turnover negli ultimi anni, all’invecchiamento e riduzione della forza lavoro, ai meccanismi di selezione complessi, ad uno scarso investimento sul capitale umano, con una formazione inadeguata e frammentata, le cui carriere sono basate solo su anzianità di servizio e non sul merito, poi vi è una stratificazione normativa e una bassa digitalizzazione, sia a livello centrale che locale. Le riforme devono riguardare l’accesso alla PA attraverso la digitalizzazione dei concorsi e assunzioni, una buona amministrazione con le semplificazione degli iter burocratici e con le competenze attraverso carriere e formazione. Gli investimenti devono riguardare una piattaforma unica di reclutamento, una task force per la semplificazione, digitalizzazione e monitoraggio degli iter burocratici e per il personale con corsi di formazione e comunità di pratiche, voucher formativi, la performance di risultato, il rafforzamento della capacità amministrativa e per le piccole amministrazioni con dei punti di accesso digitali singoli.
La riforma strutturale della Giustizia civile. Attualmente gravata da una bassa efficienza, dovuta all’eccessiva durata dei processi, ad un forte peso degli arretrati giudiziari. La riforma dove operare principalmente attraverso la digitalizzazione e riorganizzazione della giustizia con assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di arretrato e casi pendenti, nonché per la completa digitalizzazione degli archivi, il rafforzamento dell’ufficio del processo, la revisione del quadro normativo e procedurale, attraverso un aumento del ricorso a procedure di mediazione alternative interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo.
Altre riforme riguardano l’attuazione e il massimo impatto agli investimenti delle 6 missioni suindicate, attraverso la semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni, con interventi sul codice degli appalti. Le riforme settoriali devono essere finalizzate ad aumentare l’efficienza e rafforzare la gestione degli interventi previsti nel PNRR, con nuove regole per la produzione delle rinnovabili e interventi sul contratto di programma per le Ferrovie.
L’impatto atteso sull’economia sarà un ripresa più robusta, una dinamica sostenuta nel corso degli anni, un aumento della crescita potenziale attraverso l’innovazione, la digitalizzazione e gli investimenti in capitale umano. La Governance del PNRR riguarderà una responsabilità diretta delle strutture operative coinvolte che sono i ministeri e gli enti locali e territoriale per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro tempi concordati per una gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse, con il monitoraggio, la rendicontazione e la trasparenza, incentrate al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che avrà il compito di monitorare e controllare il progresso nell’attuazione delle riforme e degli investimenti del Recovery Plan e avrà il compito di essere l’unico punto di contatto per le comunicazioni con la Commissione europea.
Enzo Sossi