Sappiamo che è più facile non guardare, non interessarsi a quel che succede in un carcere, per evitare troppi mal di testa per persone che hanno sbagliato, e pagano giustamente pegno. Per poi scandalizzarsi per quanto avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Le parole del premier Draghi come rasoi: “non può esserci giustizia dove c’è abuso e non può esserci rieducazione dove c’è il sopruso”. La demolizione di un’idea della risorsa carcere quale luogo di sperimentazione, continua e ostinata, all’educazione del principio di responsabilità, individuale e collettiva, al rispetto delle norme costituzionali e dell’ordinamento penitenziario, avviene nel tempo, coinvolgendo le forze politiche che si sono avvicendate. Il carcere come luogo di contenimento, come dormitorio, come terra di nessuno.
Intervenire sul sistema penitenziario, rendere operativo, realizzare quel modello di giustizia ripartiva tanto caro alla ministra Cartabia. Le sue dichiarazioni: “Occorre correggere una visione del diritto penale incentrato solo sul carcere, per riservare la detenzione ai fatti più gravi. La Costituzione parla di pene al plurale. La pena non è solo carcere”. Senza rinunciare alla giusta punizione, occorre procedere sulla linea di forme diverse, come, ad esempio, i lavori di pubblica utilità.
Il carcere contenitore trasparente, praticabile con strategie comunicative. L’assioma: le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, accompagnato dalla tutela dei diritti universali, che vanno sempre protetti, in particolare in un contesto che vede limitazioni alle libertà. La detenzione come recupero, riabilitazione, gli istituti penitenziari come comunità, con la tutela dei diritti dei più giovani, delle detenute madri. Inizio di un nuovo percorso di vita, la seconda chance che si concede a tutti.
Assunzioni straordinarie: direttori, educatori, psicologi, criminologi, personale di polizia penitenziaria, mediatori culturali, amministrativi. Videocamere ovunque con il potenziamento di quelle esistenti. Body-cam per chi opera a diretto contatto con la popolazione detenuta, per garantire maggiore sicurezza e protezione. La medicina penitenziaria in ambito penitenziario e non, come ora, di competenza dei vari Servizi Sanitari Regionali, le carceri sono un Mondo difficile.
Sovraffollamento, con una nuova visione, lasciando da parte il paradigma della costruzione di grandi carceri (dove i tempi sono di 10 se non di 20 anni), rinnovo delle strutture materiali, interventi normativi, formazione e benessere del personale.
Ripartenza. Costruzione di nuovi padiglioni a Perugia, Rovigo, Ferrara, Vigevano, Viterbo, Civitavecchia, Santa Maria Capua Vetere, Reggio Calabria, già finanziati con il PNRR approvato dalla Commissione europea. Strutture concepite come case, con un numero massimo di 80 detenuti, per rieducare il reo alla vita normale, con spazi per il lavoro, lo studio, il tempo libero, sostenibili ecologicamente, cablate e digitalizzate. La cablatura per tenere corsi a distanza, per la telemedicina, la videosorveglianza. Un nuovo modello di carcere che già esiste in altri Paesi europei, in Italia a Bollate, dove i detenuti lavorano, studiano, hanno spazi per il tempo libero e rientrano in cella per la notte.
Interventi strutturali non dilazionabili. In alcune carceri ci sono ancora bagni alla turca, impianti di riscaldamento e idrici inadeguati, mancano sistemi di raffreddamento degli ambienti nei mesi estivi, le salette per i colloqui con i familiari e gli avvocati lasciate in stato di degrado, mancano le stanze per l’affettività.
Riforma del sistema penitenziario, che il premier Draghi e la ministra Cartabia hanno dichiarato di portare a termine in qualche mese, in occasione della loro visita storica (la prima volta che contemporaneamente sia il premier che il guardasigilli hanno visitato un carcere) a Santa Maria Capua Vetere. Compito impegnativo, difficile, non privo di ostacoli, per la non facile mediazione tra le forze politiche disomogenee che compongono il governo, con visioni discordanti se non opposte.
Enzo Sossi
(funzionario penitenziario)