Il movimento di opinione contro il criticato progetto del dissalatore di Mola è uscito dai confini del Comune di Capoliveri e dell’Isola d’Elba per approdare nelle sedi istituzionali. Dopo l’interrogazione presentata al Senato dalla Senatrice Corrado e alla Regione Toscana dal Consigliere Regionale Marco Landi, nei giorni scorsi l’Onorevole Cosimo Ferri ha presentato alla Camera dei Deputati la seconda interrogazione a risposta immediata soffermandosi sulle tante criticità del progetto.
Analogamente a quanto avvenuto in occasione del precedente question time, il Governo, nelle persone dei sottosegretari delegati alla risposta ha acquisito informazioni provenienti dalla Regione Toscana e dall’Autorità Idrica ribadendo i passaggi formali di una vicenda che rischia di compromettere irrimediabilmente non solo le acque e il territorio del Comune di Capoliveri, ma l’immagine stessa dell’isola d’Elba. Invero ci si sarebbe aspettati una presa di posizione autonoma e più aderente alla realtà da parte di un Esecutivo che, propugnando la tutela dell’ambiente fra i suoi fini strategici, ha affermato sin dalla nascita la centralità del Ministero della Transizione Ecologica.
Nel fornire informazioni al Governo per ribadire la bontà della scelta operata, la Regione Toscana e l’AIT sono cadute in numerose ed importanti contraddizioni a conferma delle criticità del progetto che avrebbe dovuto indurre il Governo a promuovere maggiori approfondimenti, come ha sottolineato l’Onorevole Cosimo Ferri nel corso della discussione in Parlamento e ad osservare “molta prudenza e trasparenza e a dare spiegazioni”.
Nei dibattiti seguiti alle due interrogazioni presentate, l’Onorevole Ferri ha sottolineato fra l’altro: 1) la gravità del pericolo di danno ambientale derivante dal dissalatore che costituisce un vero e proprio stabilimento industriale capace di versare ogni giorno 6.912 m/c di concentrato salino nel Golfo Stella (dato fornito dal Gestore ASA), 2) l’assurdità di prevedere l’edificazione di un grande impianto di 1600 mq per 8 metri di altezza al centro di un territorio a vocazione turistica, ricco di orti e vigneti di pregio e limitrofo ad una Zona di Protezione Speciale, 3) la discutibile scelta di non aver preso in considerazione soluzioni alternative come raccomandato dal disegno di legge cd. “Salva mare”, di prossima approvazione, che considera razionalmente il ricorso ai dissalatori come soluzione estrema per risolvere i problemi idrici dei territori, 4) il costo ingente dell’impianto che solo per la fase progettuale originaria, senza tenere conto della variante, è stato preventivato in circa 15 milioni di euro, 5) la previsione, nelle schede allegate al progetto, di sostanze chimiche altamente inquinanti per il lavaggio delle membrane dell’impianto senza approfondire adeguatamente le modalità del processo di smaltimento.
A tali importanti obiezioni sollevate dall’Onorevole Ferri, la Sottosegretaria al Ministero della Transizione Ecologica Onorevole Fontana, nella seduta del 15 settembre scorso ha precisato che: “Il costo complessivo dell’impianto nel progetto approvato è di 14,56 milioni di euro di cui 8 derivanti da finanziamenti pubblici e per la restante parte dalla tariffa del servizio idrico integrato”, affermazione da cui risulta che l’opera avrebbe una copertura finanziaria di soli 8 milioni di euro e che i restanti 6,56 milioni dovrebbero essere recuperati da incassi futuri ed incerti (!) derivanti dalla tariffazione dei servizi ed in totale difformità con quanto dichiarato pochi giorni dopo (22 settembre) dalla Regione Toscana nella risposta al Consigliere Regionale Marco Landi, secondo cui ”l’opera del dissalatore di Mola è totalmente finanziata, mentre le presunte alternative sono senza copertura economica e ambientalmente insostenibili”.
La stessa Regione Toscana, dopo aver sostenuto che l’ipotesi del dissalatore costituisce la soluzione più economica per raggiungere l’autonomia idrica dell’isola di 160 l/s, in maniera poco comprensibile aggiunge: ”L’ipotesi di una seconda condotta sottomarina è in corso di valutazione come strategia integrativa per poter completare l’approvvigionamento dell’isola ma i costi, stimati in circa 30 milioni di €, non ne consentono la finanziabilità nel Programma di Interventi del Gestore. Si rappresenta comunque che nell’ambito del finanziamento Ministeriale del Piano Acquedotti 2019 è stato finanziato, oltre al completamento del primo dissalatore di Mola, anche il progetto del secondo dissalatore che conterrà l’analisi delle ipotesi alternative alla realizzazione tra cui anche la seconda condotta sottomarina. Il progetto sarà completato nell’autunno del corrente anno”. Ma se si pensa di costruire una nuova condotta sottomarina, che convenienza ci sarebbe nel realizzare un ulteriore dissalatore (probabilmente nella medesima ubicazione)? E dove risiederebbe il risparmio economico prevedendo addirittura di realizzare un ulteriore dissalatore che porterebbe i costi complessivi fino a 30 milioni di euro e oltre? Del resto la paventata duplicazione dello stabilimento per arrivare alla produzione di 160 l/s è il fine avuto di mira dall’Autorità Idrica fin dal 2017, che sul punto ha dichiarato:” Il dissalatore previsto in località Mola risulta un primo passo funzionale di tale intervento. La strategia così delineata per l'autonomia idrica dell’Isola prevede che si raggiunga l'obiettivo dei 160 litri al secondo previsti dal piano con due lotti successivi anche in funzione degli impegni finanziari necessari”.
Un passaggio interessante delle risposte fornite dalla Sottosegretaria On. Gava il 14 ottobre u.s. in sede di discussione della seconda interrogazione dell’On. Ferri, è quello relativo alla richiesta di chiarimenti rispetto alla sorte dei prodotti chimici frutto del lavaggio delle membrane presenti nella relazione allegata al progetto del dissalatore. La Sottosegretaria Gava, nel riportare dati forniti dall’Autorità Idrica, ha dichiarato che “I reagenti chimici utilizzati sono stati considerati nel procedimento di cui al Decreto del 2017 di non assoggettabilità a VIA. Tutte le sostanze chimiche sono state valutate sulla base delle quantità e concentrazioni previste in sede di utilizzo. Queste ultime sono in parte normali agenti potabilizzanti presenti nelle acque potabili compatibili con il D.Lgs. 31/2001 e compatibili per l’uso potabile, in parte sostanze idonee al lavaggio delle membrane e relative sostanze neutralizzanti”; la risposta prosegue: ”Tali sostanze idonee al lavaggio periodico slegate dal normale processo di dissalazione e potabilizzazione, saranno gestite separatamente dalla restituzione a mare del concentrato salino e, se necessario, smaltite come rifiuto liquido, vista la minima entità in termini volumetrici “.
Nella realtà ad oggi non abbiamo sicuri dati di riferimento, se non quelli contenuti nella tabella dei reagenti che verranno usati per il lavaggio delle membrane di filtraggio dell’acqua di mare, in cui si precisa che il Piano di Manutenzione e Gestione dell’impianto (PMG) da redigere in fase di progettazione esecutiva dovrà prevedere la descrizione delle procedure di sicurezza da attivare in caso di sversamenti, secondo quanto risulta dalla documentazione fornita da ASA. E con questo passaggio, si sarebbe ritenuta sostanzialmente “ottemperata” la prescrizione relativa agli interventi di cd “mitigazione” circa la possibile contaminazione ambientale dovuta allo sversamento di reagenti. Significativo però è che, nell’ambito della conferenza di servizi che ha escluso la necessità di valutazione di impatto ambientale (2017) del progetto originario, si è al riguardo indicato genericamente che “I contro lavaggi delle membrane eseguiti con agenti chimici sono smaltiti in pubblica fognatura”. Tra l’altro non è chiaro a quale tratto di fognatura ci si riferisca: Mola, Lido? Un dato è tuttavia certo, nella variante progettuale dell'impianto di recente approvazione si è previsto di convogliare gli scarichi reflui della zona di Lido all'interno della condotta di smaltimento del concentrato salino che scarica in mare.
Alla luce delle appena accennate criticità come si può confidare in atti che riportano indicazioni a dir poco preoccupanti e come confidare nella sicurezza di un progetto non valutato compiutamente nelle implicazioni ambientali e all’interno del quale gli unici dati e studi provengono da chi quel progetto deve realizzare, avendone un interesse economico?
Personalmente, dopo aver assistito all’iter amministrativo e adesso istituzionale di questa vicenda, continuo a stupirmi della sordità e disinteresse delle amministrazioni alle quali da mesi vengono inviati comunicati, interrogazioni ed istanze che con semplicità e chiarezza evidenziano la dannosità del progetto, nefasto non solo per il territorio del Comune di Capoliveri, colpito nel cuore pulsante sia a terra che purtroppo a mare, ma per il decoro e l’immagine stessa dell’Isola d’Elba che non merita di essere trattata come un territorio senza valore.
Si parla tanto di cambio di passo, ebbene credo proprio che sia giunta l’ora di cambiarlo davvero questo passo. Io personalmente non mi do certo per vinta ed insieme all’Amministrazione del Comune di Capoliveri di cui ho l’onore di far parte, ai cittadini tutti, e soprattutto alla moltitudine di italiani e stranieri che frequentano e amano il territorio affidato alla nostra tutela, andremo avanti per contrastare questo progetto.
Avv. Laura Di Fazio
Assessore all’Ambiente del Comune di Capoliveri