Da triestino che vive all’isola d’Elba, desidero portare il mio contributo su quanto avvenuto in Piazza del Popolo a Roma, quando un cittadino italiano, triestino in questo caso, ma poteva essere palermitano, bolognese o altro, Stefano Puzzer, si è seduto su una panchina con un piccolo tavolino e 4 sedie per una protesta simbolica contro il green pass.
Premetto che sono vaccinato, che sono pronto a fare la terza dose contro il Covid-19, per tutelare me stesso e le persone con cui vengo in contatto. Ritengo che vaccinarsi sia prima di tutto un dovere morale e civile, ma difendo la libertà di chi la pensa diversamente e ha deciso di metterci la faccia scendendo in piazza a manifestare civilmente il suo dissenso. Per questo sono rimasto basito dalla risposta data dalla questura di Roma, che ha deciso un anno di confino nei confronti di Stefano Puzzer.
Ricordo che quando Greta Thunberg si sedette con un cartello di protesta per strada, nessuno venne a portarla in questura e nessuno le diede un anno di confino, come si faceva ai tempi del ventennio fascista. Ricordo che gli eversori fascisti pluripregiudicati come Castellino, benché agli arresti domiciliari e colpiti da Daspo, sono stati lasciati liberi di manifestare in piazza per mesi, accompagnati dalla polizia, lasciati a distruggere la sede nazionale della CGIL.
L’articolo 16 della Costituzione prevede che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ritengo che i motivi per cui Stefano Puzzer è stato colpito nel suo diritto fondamentale di spostamento, circolazione e soggiorno sul territorio dello Stato, non siano sanitari o di sicurezza, ma politici, che la nostra Costituzione vieta espressamente al potere esecutivo di esercitare sui cittadini.
Per questo, anche se non condivido le ragioni della protesta, difendo il suo diritto democratico a manifestare in piazza il suo dissenso. Non abbiamo bisogno di martiri.
Enzo Sossi