L’esproprio ai riesi del proprio paese continua ancora imperterrito. Non bastava consegnare ad un privato il business del’illuminazione pubblica per venti anni, al costo fisso di 250 mila euro all’anno dalle casse comunali. Adesso anche il porto di Rio viene dato ai privati (di fòri) per trent’anni.
Il porto non sarà più dei riesi, ma si dovrà sottostare anche alle pretese (legittime, ma a volte penalizzanti per gli utenti) del privato che investe. Se in questo comune c’è una possibilità di rendita e di introito valido, che nel tempo possa soddisfare le casse comunali e di conseguenza, per l’erario, non rendere inevitabile il ricorso alla sola tassazione ordinaria, il Sindaco e la Giunta fanno l’opposto: l’affare lo fanno fare al privato.
Quando i soldi della fusione saranno terminati (dopo il prossimo anno -50% circa), per le tasche dei paesani saranno dolori. Gli investimenti sull’illuminazione, potevano essere compiuti dall’A.C. assumendo un mutuo pagato annualmente coi risparmi di spesa sulla bolletta. La ricchezza del paese, i voltoni, le rendite dagli affitti dei posti barca, andranno a soddisfare introiti privati: il comune si lava le mani, si occupa d’altro e così il paese piano piano muore.
E’ un concetto che TERRA NOSTRA ha nel la denominazione che si è data, quello di valorizzare le risorse del territorio a vantaggio dei propri amministrati. Si sta vedendo come il modello liberista nel mondo stia portando sciagura e disuguaglianze, e Rio nel tempo, non farà eccezione.
Anziché darsi da fare per correggere un progetto di Adeguamento Funzionale del porto che è sbagliato, che lo insabbierà fin da subito perché esisterà una sola bocca di entrata e di uscita a mezzogiorno con conseguente afflusso di materiale sabbioso al suo interno che interromperà il naturale scorrere delle correnti marine, non trovano di meglio che disinteressarsi ancora di più del porto e della sua gestione.
Ma che ci stanno a fare? Questa Giunta si sta caratterizzando per i forti danni di medio / lungo termine che stanno provocando al paese. E’ l’ora che i cittadini se ne rendano conto come fecero i longonesi quando si trattò di concedere il “loro” porto per venti anni al privato.
Gruppo consiliare Terra Nostra