Siamo del tutto d’accordo con quanto ha detto l’Associazione per la Difesa dell’Isola di Pianosa che ha duramente criticato la richiesta del Consiglio regionale della Toscana per la realizzazione, anche finanziandoli, di murales sul "Muro Dalla Chiesa" che a Pianosa separava l'area civile da quella carceraria.
Una richiesta già abbastanza assurda, visto che si sta parlando di un’infrastruttura fatiscente in un Parco Nazionale e che dovrebbe essere in realtà non “imbellita” ma additata a simbolo insostenibile e inutile di uno spreco di denaro pubblico. Come dice efficacemente l’Associazione per la Difesa dell’Isola di Pianosa : «Una bruttura a livello estetico e paesaggistico e una pesante barriera ambientale».
Ma è strano che a richiedere di ornare questo obbrobrio architettonico e ambientale sia la stessa Regione che nel 2013 aveva deciso di abbattere quello che definiva giustamente un ecomostro.
Infatti, il 28 luglio 2013 scrivevamo in un nostro comunicato: «Legambiente a Arcipelago Toscano è molto soddisfatta dei risultati del meeting tenutosi ieri a Livorno, al quale è intervenuto anche il nostro vicepresidente nazionale Edoardo Zanchini, durante il quale il Presidente della Regione, Enrico Rossi, e l’Assessore Regionale all’Urbanistica, Anna Marson, hanno annunciato da un milione ad un milione e mezzo di finanziamenti all’anno per permettere ai Comuni di abbattere ecomostri ed ecomostriciattoli».
E aggiungevamo: «Un’altra bella notizia che arriva dal convegno livornese è l’intenzione di abbattere l’inutile muro Dalla Chiesa che taglia in due Pianosa e che sta mostrando segnali di preoccupante e progressivo degrado. Un muro nato per impedire un improbabile sbarco dei terroristi delle Brigate Rosse ai tempi del carcere di massima sicurezza. Che la Regione lo indichi come uno degli “ecomostri” da abbattere è il coronamento di un’altra nostra battaglia, iniziata con un blitz di Goletta Verde del 2002, al grido di “Abbattiamolo”, Per riconsegnare questo sito di grande importanza archeologica al suo antico splendore».
L’assessore Marson assicurò allora che anche «La direzione penitenziaria sarebbe contenta della sua demolizione». Legambiente, chiede ormai da 20 anni di abbattere quell’orrendo muro e nel 2013 si era messa a disposizione per «Trovare il modo per abbatterlo e smaltirlo al minor costo e nel miglior modo possibile, liberando Pianosa da quell’inutile bruttura».
Ma questa politica marketing non solo dimentica le promesse fatte e gli ecomostri grandi e piccoli sono rimasti in piedi, ma si dimentica di sé stessa e, come se nulla fosse, ora propone di ornare con murales (quali?) un muro che voleva abbattere e per la cui demolizione aveva già stanziato finanziamenti.
Questa politica senza memoria è il più grande ostacolo per attuare le politiche ambientali delle quali abbiamo urgente necessità e che crede di poter spacciare il greenwashing politico (magari multicolore) per il ripristino ambientale.
Forse sarebbe l’ora, finalmente, che la politica su Pianosa cominciasse a fare qualcosa di concreto e serio, basato sulle leggi dello Stato e sulle Direttive europee, non i disegnini.