Da ex elettore di Giovanni Fratini, leggo sempre con interesse quel che scrive, ma questa volta il suo intervento sul dissalatore mi è sembrato stonato e sbilanciato. Infatti, dopo aver riportato acriticamente parte di interventi di un convegno al quale non ha, per sua ammissione, partecipato, scrive: “A noi risulta che in uno studio commissionato dalla stessa Autorità idrica al Dipartimento di Scienze fisiche della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena non si fa alcun accenno ad un possibile impianto di dissalazione, ma si propone, in alternativa, di sfruttare al meglio quello che possiamo avere. Ad esempio, immagazzinare, nei periodi piovosi, le acque superficiali in più invasi”.
Avendo seguito sulle pagine di Elbareport saltuariamente la vicenda qualcosa mi risultava fuori fuoco e sono andato a vedere se riuscivo a capire cosa. E ho scoperto che, come mi sembrava, forse Fratini a citare l’università di Siena non l’ha azzeccata.
Infatti, l’8 luglio, durante il seminario “Dissalatore contro la scarsità qualitativa e quantitativa di acqua”, tenutosi nell’ambito del Forum online, “La risorsa idrica in Val di Cornia e all'Elba: gestione e criticità”, terza iniziativa del progetto di comunicazione Prima l’acqua, per il territorio in sicurezza, un focus sullo scenario generale della risorsa idrica, è stata sviluppata un’analisi approfondita sul tema della gestione idrica in Val di Cornia e all’Elba. Al convegno ha partecipato Piero Barazzuoli, docente dello stesso Dipartimento di Scienze fisiche della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena citato da Fratini.
Barazzuoli è tra i fondatori del Centro di Ricerca sull’Acqua: tutela, gestione e utilizzo delle risorse idriche, ha pubblicato più di 180 lavori scientifici su riviste nazionali, internazionali ed in atti di congresso riguardanti in particolare le tematiche idrologico–idrogeologiche e pianificatorie – territoriali ed è proprio lui che ha svolto uno studio per una valutazione approfondita sul bilancio idrico della Val di Cornia e dell’isola d’Elba.
Barazzuoli al seminario ha detto chiaramente che “Le falde elbane non sono ulteriormente sfruttabili e vanno a decrementare la risorsa in futuro. Quindi eventuali nuovi pozzi possono aiutare in caso di guasti, ma non come incremento di produzione annuale, che viceversa andrebbe diminuita per un maggiore rispetto ambientale dell’isola. La stessa situazione si ha in Val di Cornia, dove c’è il grande problema della qualità dell’acqua per cui ASA ha dovuto investire decine di milioni di euro per il trattamento ma che non andrà a migliorare la situazione in futuro. All’Elba soltanto l’acqua di ruscellamento potrebbe essere un’opportunità, tramite la realizzazione di dighe e bacini, dai costi proibitivi e con impatti ambientali non sostenibili dall’isola. Tutte le altre proposte di cui si è sentito parlare [alternative al dissalatore], sono da considerare non attendibili da un punto di vista della validità scientifica”.
E a proposito di scienziati “di chiara fama”, il 24 giugno, sempre in un’iniziativa dello stesso forum, uno dei più grandi e autorevoli esperti di dissalatori del mondo, Edo Bar-Zeev, docente della Ben Gurion University Negev di Israele aveva detto che “La desalinizzazione sia è da considerare strategica per tutti i paesi, tenuto conto dei cambiamenti climatici che rendono la risorsa idrica ancor più preziosa. In Israele sono già presenti cinque impianti, il sesto arriverà a breve. Ad oggi in Israele l’80% dell'acqua potabile arriva attraverso la desalinizzazione, si punta al 100% entro il 2025-30. Come per qualsiasi tecnologia, è necessario monitorare gli impianti ma la sostenibilità ambientale è garantita”.
Anche la Fondazione Elba si è recentemente schierata contro il dissalatore. Ed è la stessa Fondazione che il 12 novembre ha annunciato con grande evidenza la nomina del suo nuovo comitato tecnico-scientifico «al quale sono stati chiamati a far parte alcuni esperti ben conosciuti anche all’isola d’Elba e nell’Arcipelago», tra questi c’è anche Il Prof. Francesco Cinelli, che la stessa Fondazione presenta così: “Biologo marino di fama internazionale, ricercatore e professore ordinario dell’Università di Pisa, appassionato culture delle scienze del mare ha effettuato campagne, ricognizioni scientifiche e ricerche in tutto il mondo.
Ex Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Pisa e, dal 2006 al 2009, anche Presidente del Corso di Laurea in Scienze Ambientali, il Professor Cinelli è noto internazionalmente per i suoi studi sulla Posidonia oceanica. Direttore dell’ACSD ISSD (International School for Scientific Diving “Anna Proietti Zolla”), membro della AAUS (Accademia americana di scienza subacquea), ha ricevuto nel 1982 l’importante Premio “Tridente d’oro” per l’attività subacquea scientifica dell’Accademia Internazionale delle Scienze e Tecniche Subacquee, di cui diventò poi Presidente. Nella sua carriera ha pubblicato numerosi libri sulle scienze marine e migliaia di articoli scientifici e divulgativi sulle riviste specializzate. E’ inoltre istruttore tre stelle CMAS con Brevetto internazionale CMAS-ISSD per l’immersione scientifica”.
Ebbene l’esperto scientifico di chiarissima fama Cinelli – evidentemente non ascoltato dalla Fondazione che lo ha nominato – meno di un mese prima, il 22 ottobre, partecipando al forum online “Il dissalatore di Mola: sicurezza e sostenibilità” lo aveva concluso sottolineando come, secondo la sua lunga esperienza di ricerca nazionale e internazionale, “Gli impianti gestiti correttamente non causano danni per il territorio che li ospita. Il caso delle Canarie è emblematico. In tema di posidonia, per tutelarla nel caso di impianti di dissalazione è importante, ove possibile, come nel caso del progetto dell’Elba, prevedere condotte che non scarichino la salamoia direttamente nelle praterie. Inoltre, come accennato in apertura, è essenziale prevedere e affiancare alle infrastrutture la ricerca scientifica; proprio in tale ottica, ASA e Università di Pisa hanno lavorato a un progetto pilota per individuare le metodologie migliori per la sua ripopolazione, ove necessario”.
Forse la Fondazione Elba dovrebbe mettersi d’accordo con l’illustre membro del suo Comitato Scientifico di fresca nomina, o almeno avrebbe potuto chiedergli un parere...
Le dichiarazioni di Barazzuoli, Bar-Zeev e Cinelli sembrano dar torto a Fratini e alla Fondazione Elba e ragione all’Autorità Idrica Toscana quando scrive: “Da tempo docenti universitari, geologi, ingegneri idraulici ed esperti ambientali ci spiegano che l'Elba non ha risorse sufficienti per l'autonomia idrica, che il tubo sottomarino è oltre il tempo di vita tecnico, che l'acqua della Val di Cornia non è sufficiente e si sta rapidamente deteriorando dal punto di vista della qualità. Questi argomenti sono basati sulla conoscenza approfondita del territorio elbano e del progetto del dissalatore: non sono opinioni, sono dati misurati, sono informazioni certe e provate da accademici di chiara fama e seri professionisti, tutti svincolati da interessi di qualsiasi natura rispetto all’Elba. Questo non è comparabile con prese di posizione approssimative che ignorano la complessità dell’argomento. Per esempio, i pareri di professori o esperti che, nell’ambito di un recente convegno, ammettono di non conoscere il progetto del dissalatore e perciò propongono soluzioni generiche, non può essere comparato con altri pareri circostanziati di esperti o dell’Istituto Superiore di Sanità che conosce bene la questione. Così come sono tecnicamente infondate le opinioni di esponenti di poche associazioni e categorie che fanno affermazioni sul dissalatore senza conoscerne il progetto”.
Naturalmente tutti possono prendere una cantonata e io, nonostante stavolta Fratini la cantonata l’abbia presa in pieno, se si ripresentasse lo voterei.
Un ex elettore nostalgico