C’era da aspettarselo.
Dopo i no TAV, no TAP, no GAS, no VAX, no strade, no contenimento ungulati, no tutto, finalmente anche il piccolo foruncolo dei “No crociere all’Elba” ha emesso la sua sostanza oppositoria.
A partire dall’inizio della seconda metà del 1900 gli operatori portuali e turistici elbani intuirono il beneficio e lo sviluppo di cui vari settori dell’economia elbana avrebbero usufruito grazie all’attività crocierstica che stava muovendo i primi passi in tutto il mondo.
E così, la prima nave da crociera, la M/n PACE dell’armatore Messina, approdò alla fine degli anni cinquanta a Portoferraio, pilotata abilmente dall’allora comandante Salvatore Ageno, che, mancando al momento adeguate banchine per l’ormeggio, la condusse al molo Elba all’interno della Darsena Medicea.
Grazie alla perspicacia degli operatori del settore, che avevano previsto gli sviluppi del crocierismo internazionale, si ottenne la realizzazione della banchina d’Alto Fondale che, ultimata nel 1974, permise l’attracco a navi di discrete dimensioni che fino ad allora erano costrette all’ancoraggio in rada con il conseguente disagevole traghettametto dei passeggeri con le scialuppe di bordo.
Ma il progresso in quest’ambito non si è fermato; le unità crocieristiche continuano ad aumentare in numero, capacità, dimensioni, con sempre più efficienti sistemi di controllo delle emissioni e con pescaggi, grazie ad evolute tecnologie e nuovi materiali, ridotti al minimo e tali da consentire l’accesso in acque sempre meno profonde.
È apparsa evidente quindi, già da alcuni anni, la necessità di prolungare la banchina d’Alto Fondale incorporando parte della Calata Depositi, per consentire in tal modo l’agevole ormeggio di navi più grandi, che al momento sono costrette ad affiancare con solo metà dello scafo, e ottenendo altresì l’ampliamento della adiacente area di parcheggio.
Portoferraio offre ai crocieristi una opportunità molto rara fra gli approdi da essi frequentati: quella di poter scendere a terra e trovarsi immediatamente nel centro di una città ricca di storia, le cui emergenze antiche e culturali sono raggiungibili con pochi passi a piedi, a differenza dei grandi porti nei quali, solo per raggiungere i varchi d’uscita, si devono percorrere tragitti fra gru, vagoni ferroviari, stoccaggio e movimentazione di materiali, containers, ecc.
Non lasciamoci sfuggire questa opportunità. I passeggeri, ma non solo, anche i numerosi membri dell’equipaggio, che visitano la nostra Isola non si limitano all’acquisto dei prodotti offerti dal commercio locale (posso testimoniare di averli sempre visti rientrare a bordo dopo l’escursione o la passeggiata con borse recanti il logo dei più svariati esercizi), ma soprattutto divulgano la buona immagine dell’Elba nei vari ambienti dei loro paesi, costituendo così un efficace e gratuito veicolo pubblicitario.
La concorrenza dei porti vicini si fa sempre più agguerrita. L’appello che rivolgo dalla mia modestissima posizione agli elbani di buon senso è quello di non dare troppo ascolto ai “NO TUTTO”, ma di continuare ad adoperarsi per lo sviluppo della ricettività portuale del principale scalo elbano, fonte diretta di lavoro per gli operatori portuali e indiretta per tutte le altre attività.
Vittorio G. Falanca, già pilota del porto di Portoferraio